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Beirut - La solidarietà si chiama "Vertigo"


Laila Khrais – Solidarietà è una parola oggi forse troppo abusata, quando non è seguita da fatti concreti, e di esempi ce ne sono a non finire. Forse non tutti sanno che il termine deriva dal francese e indica principalmente una forma di impegno che si esprime in sforzo attivo e soprattutto senza pretese di ricambio, per andare incontro alle esigenze e ai disagi di chi ha bisogno di aiuto. Esistono diverse forme di solidarietà, a partire dalla sfera sociale, in riferimenti a istituzioni come famiglia o associazioni di varia natura che, al tempo stesso, sono (o dovrebbero essere) espressione della garanzia del diritto fondamentale della persona, all'interno di un'organizzazione come può essere uno Stato, nel senso di entità composta da individui. Il singolo cittadino, che vive e opera all'interno delle istituzioni sociali deve operare non solo per i suoi interessi personali ma in nome della solidarietà, per il bene comune, con l'impegno attivo e responsabile. Oltre le definizioni da vocabolario, però, non si hanno molti esempi di solidarietà, almeno attualmente, e per questo le piccole azioni assumono dimensioni enormi.

La solidarietà, però, non si deve confondere con il solidarismo che, in massima parte, appartiene alla dimensione diplomatica e va oltre il comportamento individuale e sfocia nella cooperazione internazionale, dove più stati sovrani operano congiuntamente in progetti a favore di altri Paesi svantaggiati o in iniziative di sviluppo economico o industriale.

Al di sopra della cooperazione fra diversi Paesi, quindi, assume molto più valore il piccolo, e tutt'altro che piccolo, atto di solidarietà fra persone, e ancora maggiore importanza se questo unisce individui di Paesi differenti.

L'esempio lo offre una persona comune come mille altre. Si chiama Loretta, e ha deciso di sfidare l’egoismo imperante, in cui prevalgono competitività e sentimenti negativi, recuperando con la solidarietà quei valori che stanno scomparendo. Loretta è una di quelle persone che, come vedremo più avanti, ancora credono nella solidarietà, però temono che il loro gesto non arrivi a destinazione, e su questo hanno ragione perché esiste un vero e proprio immenso business, definito con l'espressione “aiuti internazionali”, “cooperazione”, comunque calcolata per produrre guadagno o vantaggi politici.

Quello di Loretta, parrucchiera che ha il proprio negozio “Vertigo” a Manziana, comune compreso nella città metropolitana di Roma, è un bellissimo gesto di solidarietà reale, nei confronti di Mimo, una donna libanese che fa il suo stesso lavoro, e attualmente in grave difficoltà, sia per le condizioni interne di crisi manifesta del Paese dei Cedri, sia per la pandemia di Coronavirus, che per altri diversi motivi, fra cui l'impossibilità di rinnovare dotazioni e attrezzature che in Libano sono molto costose e devono essere prevalentemente importati dall'estero. Il marito di Mimo è malato e soffre di diverse complicazioni, e purtroppo in Libano non esiste assistenza sanitaria gratuita, e la figlia deve affrontare diversi interventi chirurgici in seguito a un avvenimento drammatico per cui ha riportato gravi ustioni.

Quando ho raccontato a Loretta la storia di Mimo, lei non ha potuto nascondere la commozione e, senza dire una parola, ha provveduto ad acquistare gli strumenti di lavoro da inviare in Libano. A mia volta non ho potuto nascondere altrettanta commozione. Ho quindi contattato mia zia Laila, in partenza per Beirut, perché facesse avere a Mimo tutto il necessario, perché possa recuperare la propria attività, i clienti, e riprendere una vita normale e dignitosa, per lei e la famiglia.

Il negozio di Mimo a Beirut


Giunta a Beirut, zia Laila si è recata al negozio di Mimo, accolta fra lacrime di felicità e, in meno di un giorno, l'intero quartiere era già venuto a sapere che Mimo aveva rinnovato l'attrezzatura grazie a un'amica italiana, e che il suo lavoro può così riprendere. A sua volta Loretta, venuta a sapere che tutto è andato a posto, così si è espressa: “E' estremamente gratificante fare o fare qualcosa per qualcuno senza che ti sia stato chiesto, e vederne l’effetto. Puoi metterti nei loro panni. Come ti sentiresti se avessi veramente bisogno di qualcosa e inaspettatamente la ottieni da un amico o addirittura da uno sconosciuto?”.

Loretta non avrebbe voluto che il suo gesto diventasse un articolo di cronaca, ma certi esempi devono essere evidenziati, perché dovrebbero insegnare molto.

Se i governi di molti Paesi avessero l'umiltà di imparare da questi “piccoli” gesti, probabilmente si potrebbero evitare avvenimenti drammatici, che costano vite innocenti.

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