top of page

Gaza - Tomba della moralità dell'Occidente

Aggiornamento: 5 giorni fa

Roberto Roggero* - I media occidentali descrivono Gaza come uno dei luoghi più pericolosi e inospitali al mondo, ma non riescono a dare una immagine della realtà. Documentare la realtà di Gaza e Cisgiordania è difficile, anche per il muro di silenzio imposto da Israele, eppure qualche notizia riesce a filtrare, soprattutto grazie ai colleghi reporters palestinesi, che per questo rischiano la vita ogni giorno.

Assadakah News, in parallelo con la associazione internazionale italo-araba Assadakah, è uno dei pochissimi organi d’informazione che, grazie a una redazione composta da professionisti con esperienza di reportage di guerra sul campo, a una rete di corrispondenti in Italia, Europa, e nelle principali città dei Paesi arabi, e soprattutto all’azione di un corrispondente proprio a Gaza, il collega e amico Abdoul Nasser Abou Aoun, può testimoniare questa situazione.

Apartheid assurto a sistema di governo di occupazione, campo di sterminio, prigione a cielo aperto, realtà apocalittica, inferno in terra. Queste le parole di Francesca Albanese, Relatrice Speciale ONU per i Territori Palestinesi. Lo stesso compianto Papa Francesco ha più volte dichiarato che Gaza è stata il dolore più grande del suo pontificato. Si possono usare mille parole e sinonimi, ma per capire davvero che cosa sia veramente la terra di Palestina oggi, bisogna vederla con i propri occhi, perché nessun termine rende realmente l’idea.

Nessuno esce e nessuno entra, soprattutto non entrano gli aiuti umanitari, i campi profughi sono bombardati giornalmente quando non sottoposti a irruzioni con armi pesanti, carri armati e bulldozer, i palestinesi considerati non persone ma bersagli senza distinzione fra adulti, anziani, donne e bambini. Ospedali sovraffollati di malati e feriti, dove i medici non sono in condizione di fare il proprio dovere; mancano i medicinali, l’acqua, l’energia elettrica, e il peggio è che il numero maggiore di pazienti che arrivano ogni giorno nei pochi centri di soccorso rimasti sono soprattutto bambini.

Il governo sionista israeliano sta scrivendo una delle pagine più atroci della storia contemporanea, nella totale impunità legittimata dalla complicità americana e dall’atteggiamento totalmente ipocrita della comunità internazionale, ovvero un atteggiamento assolutamente complice, Italia compresa. E non solo riguardo i Territori Palestinesi, ma anche in Libano e Siria.

La Israel Defence Force (ci vuole davvero coraggio e ipocrisia a definirla “Forza Difensiva”), ha riscritto le regole della guerra, accanendosi contro i civili con il pretesto di voler distruggere Hamas. In una parola: genocidio, ovvero distruzione di un popolo o gruppo etnico in quanto tale, con l’utilizzo di armi non convenzionali quali blocco di aiuti umanitari, di erogazione di energia elettrica e acqua, fame, violenza psicologica, sgomberi forzati e deportazione, arresti e detenzioni illegali (anche di minori).

Le poche testimonianze sono semplicemente agghiaccianti. Nonostante questo nessuno interviene, e i ripetuti richiami e Risoluzioni ONU, in quanto prive di valore legale, non suscitano la minima preoccupazione. Allo stesso modo sono considerate le sentenze della Corte Penale Internazionale, perfino da alcuni dei Paesi che ne sono stati fra i fondatori, subordinata alla ragion di stato secondo il metro dei due pesi due misure, dal momento che, se quella europea è svuotata di significato, una giustizia giusta dovrebbe partire dalle Corti Penali delle singole nazioni.

Inutile considerare il fatto che si parla per ipotesi, poiché è difficile immaginare un Paese come l’Italia, che ha ospitato la fondazione della CPI (Statuto di Roma) disposta a fare giustizia, ospitando perfino il rappresentante diplomatico palestinese senza riconoscerne la sovranità nazionale, e nel contempo sede di aziende come Leonardo, che fabbrica ed esporta armamenti in Israele, o del colosso petrolchimico ENI, morbosamente attaccato ai contratti stipulati con Israele per lo sfruttamento delle riserve naturali nel mare di fronte a Gaza, oltre diversi altri marchi in partnership commerciale con Tel Aviv, comprese note case farmaceutiche, banche, industrie, fondi pensione e altro, fino allo stesso Consiglio di Sicurezza ONU, dove i cinque membri permanenti sono i primi produttori ed esportatori di armamenti del mondo. La corresponsabilità dell’Italia nel genocidio palestinese è realmente ampia quanto preoccupante.

E’ un punto estremamente dolente riconoscere che insieme agli oltre 55mila morti nei Territori Palestinesi (fra cui più di 15mila bambini) è morta l’etica e la moralità dell’Occidente…

(*Direttore responsabile Assadakah News)

Comentarios


bottom of page