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Intensificati nel corso degli anni i rapporti bilaterali tra l'Italia e l'Armenia




NNA - Letizia Leonardi - La visita in Italia del presidente della Repubblica d'Armenia Armen Sarkissian ha posto sotto i riflettori i rapporti bilaterali tra i due Paesi, da sempre legati da antica amicizia. L’immagine dell’Italia nella piccola Repubblica caucasica è certamente positiva. Gli armeni hanno sempre considerato gli italiani un popolo fratello per le affinità che li legano. Dall'affinità religiosa (l'Armenia è il primo Paese cristiano del mondo) ai legami storici Gli armeni sono riconoscenti per gli aiuti, arrivati per primi, dopo la tragedia del terremoto che ha colpito il nord dell'Armenia nel 1988 e per il notevole interesse degli armeni verso la cultura italiana. Ed è stata sempre l'Italia ad appoggiare e promuovere la presenza armena nelle istituzioni europee.

È stato infatti durante la presidenza italiana, nel 2001, che l’Armenia è diventato membro del Consiglio d’Europa ed è inoltre con il CEPA,- Comprehensive and Enhanced Partnership Agreement, entrato in vigore proprio quest'anno, che si svilupperanno le relazioni tra l’Unione Europea e l’Armenia.

Le visite bilaterali tra capi di Stato, ministri o rappresentanti diplomatici, che si sono intensificate nel corso di questi anni, hanno consolidato i legami storici tra l'Italia e l'Armenia.

Facendo un passo indietro nel recente passato, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’Italia è stata di nuovo tra i primi Paesi a riconoscere l’indipendenza della Repubblica di Armenia ed è stata il primo Paese a presiedere il Gruppo OSCE di Minsk concepito per arrivare ad una soluzione pacifica del conflitto tra l'autoproclamata Repubblica d'Artsakh e l'Azerbaijan dopo la sanguinosa guerra del 1992.

Ma anche i legami commerciali e i flussi turistici hanno avuto un peso non indifferente sull'economia della Repubblica caucasica. Purtroppo la pandemia ha fatto i suoi danni anche in questi settori. Nel 2018 è stato rilevato che, nel 2017, l’interscambio commerciale con l’Armenia è stato di circa 150 milioni euro ed era cresciuto del 21% rispetto al 2016. Le esportazioni italiane avevano registrato una crescita del 24% mentre le importazioni dall’Armenia si erano attestate sul 10% con un saldo commerciale a favore dell’Italia. Ma quali sono i settori interessati all'interscambio? È soprattutto il tessile-calzaturiero, con esportazioni italiane di semi-lavorati e macchinari tessili ed importazioni del prodotto finito. L'Italia ha inoltre esportato, verso l'Armenia, caldaie e mobili. Gli investimenti italiani in Armenia sono invece principalmente concentrati nel settore infrastrutturale. La principale azienda italiana che opera in Armenia, dalla fine degli anni '90, è la Renco S.p.A. che ha contribuito allo sviluppo e alla valorizzazione della capitale Yerevan, ristrutturando hotel storici come il Grand Hotel Yerevan, l’hotel Hilton, il nuovo velodromo con parcheggio interrato, ha partecipato alla realizzazione della funivia di Tatev (che è la più lunga del mondo) ed è impegnata in progetti energetici, a partire dalla realizzazione di una centrale di co-generazione a ciclo combinato da 234 Mw nelle vicinanze di Yerevan che affiancherà un altro impianto da 242 Mw alimentato con il gas importato dall’Iran. Ma, tra le più importanti aziende, c'è anche SIAS-Gruppo Gavio che ha aperto, nel 2016, una sua sede a Yerevan, e che partecipa, con Renco SpA, a gare per la progettazione e la realizzazione di opere infrastrutturali per sistemare e la rete viaria armena. La Suardi SpA di Bergamo è un'altra azienda che opera in Armenia dal 2013 e che si occupa di coperture di asfalto, dell'ammodernamento di diverse reti viarie e del settore alimentare. Da menzionare anche la società di ingegneria Sistemi Spa – IDS che, in contatto con i Ministeri armeni delle Emergenze e della Difesa, con l’Istituto di Radiofisica ed Elettronica dell’Accademia delle Scienze e con la società “Technologies and Science Dynamics”, ha concluso un MoU per lo sviluppo di tecnologie e sistemi elettromagnetici per la sorveglianza del territorio. Infine c'è anche la Sartis (azienda tessile veneta) che è presente in Armenia dal 2009, con il primo stabilimento a Vanadzor, seguito da altre sedi e che produce capi di medio-alto livello per marchi internazionali, come Moncler, Peuterey, Prada, Versace, Marella, Dainese, Chervo. A tutto ciò, ad arricchire i rapporti bilaterali, si aggiungono le piccole e medie singole attività di italiani che si sono trasferiti in Armenia in questi ultimi anni e le visite di studio di delegazioni di esperti su temi ritenuti prioritari come la sanità.

Possiamo quindi tranquillamente dire che, negli ultimi anni, i rapporti tra Armenia e Italia sono andati consolidandosi, anche grazie a una affinità storica millenaria e a quattro passaggi fondamentali. Il primo è stato il viaggio a inizio novembre 2016 dell’allora Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in Armenia, il primo Ministro degli Esteri italiano a visitare l’Armenia dopo l'indipendenza dall’Unione Sovietica. In quella occasione è stata firmata una dichiarazione congiunta per creare un Centro Regionale per la conservazione del patrimonio storico, artistico e architettonico armeno e si sono gettate le basi per una incisiva cooperazione economica attraverso l’istituzione del primo Comitato Intergovernativo armeno-italiano in campo economico-commerciale. Il secondo passo è stato la celebrazione, il 17 marzo del 2017, dei 25 anni di relazioni diplomatiche tra l’Armenia e l’Italia. Infatti il 17 marzo 1992 è stata la data che ha segnato il passaggio dall’età moderna all’età contemporanea delle relazioni armeno-italiane, inaugurando, nel 1995, l'ambasciata armena in Italia e poi quella italiana in Armenia nel 2000. Sempre nel 2000, la Camera dei Deputati ha riconosciuto il Genocidio degli armeni, accaduto nel 1915 durante l’Impero Ottomano. Il riconoscimento però non è passato al Senato ed è stato riproposto e approvato dalla Camera dei Deputati nel 2019 ma rimane ancora da perfezionare l'iter per giungere ad una legge con il passaggio in Senato. Nel frattempo, dal 2015, anno del centenario del terribile massacro, fino ad ora sono tantissimi i Comuni, le Province e le Regioni che hanno approvato e approvano, attraverso i loro Consigli, la mozione che riconosce il genocidio armeno. A questa poi, lo scorso anno, si è aggiunta anche la mozione sul riconoscimento della Repubblica d'Artsakh, costantemente minacciata (dopo la guerra dei 44 giorni dichiarata dall'Arzerbaijan e finita con una tremenda disfatta armena) dagli storici nemici azeri e turchi. Il terzo passaggio è stato il convegno “Armenia 25 anni sfide e prospettive” svoltosi il 16 maggio 2017 al Senato, i cui lavori sono stati aperti dall'allora Sottosegretario agli Esteri Della Vedova. Infine il quanto passaggio fondamentale si è svolto il 7 giugno 2017 con tre momenti importanti: l’apertura della prima sessione del Comitato Intergovernativo Armenia-Italia alla Farnesina, alla presenza del Ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian e del Ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano. Sono stati accordi per progetti rilevanti. In quell'occasione, sempre alla Farnesina, si è tenuta la prima “Country Presentation Armenia: gateway to Eurasian and Iranian markets” alla presenza del Sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova e del Ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian. nella quale si è discusso sulla presenza delle oltre 180 aziende italiane e armene presenti le prospettive di collaborazione e di investimento nei settori delle infrastrutture, dei macchinari, dell’edilizia, dei servizi, del turismo, dell’agricoltura e dell’industria agroalimentare. Dopo queste basi, che hanno rafforzato i rapporti bilaterali tra l'Italia e l'Armenia, ne sono seguite altre, nonostante la pandemia, fino a culminare con la visita di Sergio Mattarella a Yerevan, nel 1918 e la recente visita del Presidente in carica della Repubblica d'Armenia in Italia Sarkissian espressamente invitato dal Presidente italiano Mattarella.

Ma i rapporti bilaterali non passano solo attraverso le relazioni e le visite istituzionali: c'è molta Italia in Armenia e molta Armenia in Italia. Sulle quattro mappe presenti sul muro della Basilica di Massenzio a Roma l’Armenia è presente in tre mappe su quattro. C’è una storia comune grazie a valori umani e culturali che legano i due popoli. Se andiamo indietro nella storia: l'Armenia fu proclamata alleata del popolo romano già nel 60 a.C. Il regno armeno di Cilicia e le Repubbliche Marinare hanno instaurato relazioni commerciali ed economiche tra il XII e il XIII secolo sulla base di trattati firmati tra l'Italia e l'Armenia, che oggi, utilizzando un linguaggio moderno, potremo considerare come accordi di libero scambio. Venezia è stata una seconda casa per moltissimi armeni. Ed è stato nel capoluogo veneziano che, nel 1512, è stato dato alle stampe il primo libro in lingua armena. Nel 1717 la Congregazione Mechitarista, nell'Isola di San Lazzaro, nella laguna veneziana, ha creato un centro culturale d’eccellenza per la conservazione, lo studio e la diffusione della lingua armena moderna. E l'Italia è stata tra quei Paesi che hanno ospitato per primi e in quantità i sopravvissuti al genocidio armeno del 1915. Tuttora ci sono Comunità Armene in diverse città italiane: Roma, Milano, Padova, Venezia , Bari, ecc...

Speriamo che anche i dati del turismo possano presto riprendere il trend in crescita, bloccato dall'emergenza pandemica. L'afflusso di turisti italiani in Armenia aveva raggiunto degli ottimi livelli perché l'Armenia offre moltissimo al visitatore. Dagli sport estremi, ai viaggi nella natura, dal turismo religioso a quello culturale e artistico degli splendidi e antichissimi monasteri.


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