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Europa-Nato – Diagramma piatto…

Aggiornamento: 5 set 2022


Redazione Assadakah – Prendendo a prestito una nota battuta, diversi analisti ammetterebbero “operazione riuscita, paziente morto”. Affermazione che calza a pennello per alcune situazioni di una Unione Europea e una Nato ormai in stato di morte cerebrale, con tanto di diagramma piatto.

Una diagnosi che non è dell’ultimo minuto, le cui avvisaglie si sono avute già nel 2019, quando il presidente francese stesso dichiarò il coma irreversibile dell’Alleanza Atlantica, di fronte al ritiro occidentale dalla Siria, alla aggressiva politica estera della Turchia che si è rivoltata verso la stessa Nato), e oggi confermata dalle conseguenze della politica statunitense in Afghanistan.

La verità spaventa? Può essere, ma certe verità sono state oltre modo annunciate a chiare lettere e, come reazione, le parole di Macron non furono accettate con intenzioni costruttive, anzi, con mal celata disapprovazione.

Nei fatti, l’attendismo e la dipendenza europea dalle potenze mondiali, quando l’Europa stessa potrebbe essere una potenza, ha causato un decesso clinico dal quale non si hanno segni di ripresa. Siamo nel 2021 e, nella realtà, quella coalizione chiamata Nato non esiste più, dopo essersi mostrata, come già l’ONU, una Società per Azioni in mano ai principali azionisti, che salvaguardano naturalmente i propri interessi. Insomma, una Nato rosicchiata dall’interno e una ONU ridotta a grande baraccone da circo, dato che i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza sono al tempo stesso i principali produttori ed esportatori di armamenti. Insomma, Macron aveva ragione. E poiché “piangere sul latte versato” non ha mai portato a nulla, a questo punto non rimane che salvare il salvabile, analizzare gli errori ed edificare un futuro che possa essere migliore.

Per fare questo è però necessarie doti che pochi governi possiedono, fra cui umiltà, buon senso e trasparenza. Né avrebbe più senso una Nato che, creata in piena Guerra Fredda, aveva lo scopo primo e ultimo di salvaguardare l’Europa dall’espansionismo sovietico. E dal momento che anche l’URSS e il Patto di Varsavia non esistono più, e le rivalità fra le varie potenze si regolano con altri metodi, anche la Nato ha concluso il suo ciclo, nonostante i tentativi di mantenerne la struttura senza una ragione. La prova dell’ormai avanzato stato di necrosi la si è avuta con la ex Jugoslavia e il Kosovo. Poi è arrivato l’11 settembre 2001, con la Nato che spingeva per l’intervento statunitense in Afghanistan, risolto, dopo vent’anni, in un fiasco colossale modello Vietnam. Diciamolo: le guerre non servono a niente, o meglio “la guerra e la lezione della storia che gli uomini non imparano mai abbastanza”.

A causa di interessi divergenti, la Nato ha evidenziato impotenza politica e incapacità di investire meglio le risorse economiche. Le continue divergenze interne hanno spianato la strada all’ex presidente Trump, che è riuscito a stupire perfino molti navigati capi di governo europei. Il successore, Joe Biden, si sta dimostrando, pur meno spocchiosamente e suo malgrado, stretto in una morsa e ha dovuto interrompere drasticamente l’impegno americano e della Nato in Afghanistan.

La stessa Europa, inoltre, deve fare i conti con la fine della gestione Merkel, e con il turno di presidenza francese del Consiglio Europeo. L’Italia, dal canto suo, avrebbe tutta la convenienza a rafforzare l’asse Roma-Parigi, per prepararsi a reggere l’evoluzione del dopo-Merkel. Il tutto proiettato sul piano globale, dove l’Europa si trova fra l’incudine americana e il martello russo-cinese, e dove i conflitti ancora in atto nell’area mediorientale e nordafricana avranno conseguenze sul piano dei flussi migratori. Senza contare il pericolo terrorismo, sull’onda del fanatismo per la vittoria dei Talebani in Afghanistan.

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