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Iran-Russia: Summit Strategico

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Maddalena Celano (Assadakah News) - Mosca, 23 giugno 2025 – 🇮🇷🤝🇷🇺

In un momento di acuta tensione regionale e internazionale, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi è atteso domani al Cremlino per un incontro ad alta intensità diplomatica con il presidente russo Vladimir Putin. L’incontro avverrà all’indomani dei bombardamenti statunitensi e israeliani contro impianti nucleari iraniani, un’azione che Teheran ha definito “una dichiarazione di guerra mascherata”.


Il contesto: l’aggressione USA-Israele e la “linea rossa” iraniana


Gli attacchi aerei condotti da Washington e Tel Aviv nelle notti tra il 20 e il 21 giugno hanno preso di mira i siti nucleari strategici di Fordow, Natanz e Isfahan. Le bombe bunker buster e i missili da crociera impiegati hanno provocato danni strutturali significativi, rallentando temporaneamente il programma nucleare iraniano. Le autorità iraniane hanno denunciato l’aggressione come una palese violazione del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP).

In risposta, la Repubblica Islamica ha lanciato decine di missili contro obiettivi israeliani e ha minacciato di chiudere lo Stretto di Hormuz, un’arteria da cui transita circa il 20% del petrolio mondiale. Un gesto che potrebbe mettere in ginocchio i mercati energetici globali, in particolare le economie asiatiche.


Una visita carica di significato


La visita di Araghchi a Mosca non è solo diplomatica: è un messaggio politico chiaro e diretto. L’Iran intende mostrare al mondo che non è isolato, e che dispone di alleanze strategiche con potenze come la Russia. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano ha dichiarato che «Putin e Araghchi discuteranno della necessità di una risposta multipolare agli abusi unilaterali degli Stati Uniti».

Si prevede che l’Iran chiederà a Mosca un sostegno esplicito in sede ONU, assistenza militare per rafforzare la difesa aerea e una più stretta cooperazione nel settore energetico e nucleare. Inoltre, i due paesi potrebbero coordinarsi per aggirare le sanzioni occidentali attraverso il rafforzamento di un sistema di scambi basato sulle valute locali, escludendo il dollaro.


Pressioni interne e fragilità sistemica


Parallelamente all’escalation esterna, Teheran è scossa da tensioni interne profonde. Con un’inflazione superiore al 40%, una disoccupazione giovanile dilagante e oltre la metà della popolazione sotto la soglia di povertà, l’Iran sta affrontando la sua più grave crisi socioeconomica degli ultimi due decenni. A maggio e giugno 2025, proteste e scioperi hanno attraversato oltre 150 città, coinvolgendo insegnanti, operai, infermieri e lavoratori del settore agricolo.

La leadership iraniana è dunque sospesa tra due fuochi: da un lato, il pressante bisogno di riaffermare la propria sovranità di fronte a un’aggressione percepita come esistenziale; dall’altro, la necessità di non alienarsi del tutto la popolazione già stremata da anni di embargo e mala gestione.


Uscita dal TNP? Il rischio dell’irreversibilità


In Parlamento si fanno sempre più insistenti le voci che invocano il ritiro dell’Iran dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare, come forma di autodifesa giuridica. Una mossa di questo tipo segnerebbe la rottura definitiva con l’Occidente e potrebbe legittimare – dal punto di vista interno – una corsa alla bomba, anche solo come deterrente.

Tuttavia, è proprio in questo quadro che la mediazione di Mosca diventa cruciale. La Russia, pur avversando le politiche statunitensi, ha sempre mantenuto una posizione ambigua sull’arma nucleare iraniana. È possibile che Putin tenti di dissuadere Teheran da uno strappo definitivo, proponendo in cambio garanzie di sicurezza e cooperazione strategica.


Uno scenario multipolare ancora incerto


Il vertice di domani si inserisce in un contesto più ampio di transizione geopolitica globale, dove l’ordine unipolare statunitense appare sempre più logorato, ma l’alternativa multipolare stenta a consolidarsi. La guerra in Ucraina, il conflitto israelo-palestinese, e ora la crisi nucleare iraniana, stanno ridisegnando gli equilibri internazionali.

La domanda di fondo resta aperta: la Russia è un alleato solido per l’Iran o solo un partner tattico? E, più in generale, è possibile per Teheran collocarsi in un mondo post-americano senza sprofondare nel caos?

Domani, a Mosca, si scriverà un nuovo capitolo di questa sfida.

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