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Il Mondo va in fiamme: importante capire il perché



National News Agency NNA - Talal Khrais e Letizia Leonardi - Il periodo estivo è anche quello in cui riappare puntuale l'emergenza incendi che mette in pericolo molte aree e distrugge ettari di indispensabili foreste.

L’Algeria, la Grecia e il Libano sono tra quei tanti Paesi che nel corso di questa estate stanno bruciando a causa di decine di incendi scoppiati nelle zone boschive e rurali.

In Algeria sono saliti a 65 i morti causati dalle fiamme che, dall'inizio della settimana, stanno divampando nella zona est di Algeri.

I roghi stanno consumando anche l’isola greca di Evia e le zone del Peloponneso da quasi due settimane e, solo nelle ultime ore, i pompieri sono riusciti a riportare la situazione sotto controllo.

I vigili del fuoco e la Protezione Civile in Libano lottano da giorni per contenere gli incendi nel nord del Paese. Le fiamme si sono propagate anche oltre il confine con la Siria. Tra le vittime di questa emergenza c'è un ragazzo di 15 anni, che stava aiutando i vigili del fuoco.

La Protezione Civile libanese ha dichiarato di aver schierato. per spegnere le fiamme, 25 camion dei pompieri, supportati da quattro elicotteri dell’Aeronautica e diverse unità militari.



Purtroppo anche l'Italia registra un record negativo: prima in Europa per numero di incendi divampati. Secondo i dati dell’European Forest Fire Information System (Effis) infatti, dall’inizio dell’anno, nella nostra Penisola sono bruciati 102.933 ettari di terreno, un’area grande quanto 140 mila campi da calcio. Il numero dei roghi è più che raddoppiato rispetto ai dati rilevati nell'intervallo temporale che va dal 2008 fino allo scorso anno.

Ma, entrando più in dettaglio, nella nostra penisola, dall’inizio dell’anno a oggi, sono scoppiati 393 incendi di grandi dimensioni (oltre i 30 ettari), contro una media di 224 nel periodo 2008-2020.

Dall’inizio del 2021 ad oggi sono stati distrutti dalle fiamme 324.774 ettari di boschi, il doppio dei 160.875 ettari arsi, in media, dal 2008 al 2020, mentre il numero di grandi incendi è arrivato a 1.238 a fronte di una media di 494.

Dalla Siberia all’Europa, dal Canada alla California, il cambiamento climatico sta mostrando il suo aspetto più preoccupante e non possiamo più far finta di niente. Anche il Sud America e le isole dell’Oceano indiano bruciano. È un'intera terra in fiamme quella che viene mostrata dall’ultimo rilevamento della Nasa, l'Agenzia Spaziale statunitense, in queste ultime ore.

La stagione degli incendi sta diventando più estrema e più lunga, soprattutto a causa del riscaldamento del pianeta e dalla siccità che sta interessando foreste, steppe, praterie, savane. I cambiamenti nel ciclo delle piogge, l'umidità presente nel terreno, la forza dei venti e la siccità sta provocando una progressiva desertificazione che avanza al ritmo di 11 milioni di ettari l’anno.

Ma a tutto questo si deve aggiungere anche l'indifferenza dell'uomo che continua a distruggere foreste, a fare uso di plastiche non biodegradabili e a ignorare i tanti segnali che ci arrivano dalla natura. Per non parlare dei tanti interessi economici che guidano mani di piromani e criminali nell'innescare pericolosissimi e dannosissimi incendi.

Il primo volume del Sesto Rapporto di Valutazione del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici non lascia dubbi sulla necessità di agire immediatamente per ridurre le emissioni.

Non è un caso che gli esperti del clima abbiano sostituito da tempo il termine "crisi climatica" con quello di "emergenza climatica" .



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