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Italia - Piano Mattei, Mission Impossible?

Assadakah News Ag ency - Obiettivi e metodi chiari, individuare e realizzare grandi progetti, a livello nazionale e internazionale, capaci di ispirare sostanziali cambiamenti economici e sociali. Si parla della realizzazione di una rete nazionale di gasdotti, per la distribuzione del metano che ha cambiato la vita della gente, e ha contribuito allo sviluppo industriale italiano. Si tratta la realizzazione di importanti infrastrutture, porti, strade, aeroporti, per trasformare alcuni Paesi da semplici fornitori di materie prime a economie industrializzate, con formazione professionale sul posto.

Al di là delle polemiche di parte, l’iniziativa è, comunque, in sé positiva perché assegna all’Italia, almeno sulla carta, un ruolo attivo e internazionale, ma il grande progetto dovrebbe indicare pochi e fondamentali progetti, in cooperazione con i Paesi africani. Fra gli obiettivi vi è opportunamente il Piano Tansaqua, elemento essenziale per usi civili, agricoli e industriali, e per fermare il processo di desertificazione del Sahel. Prevede il trasferimento di una percentuale di acqua del fiume Congo, che altrimenti finirebbe nell’Oceano Atlantico, con un canale fino al Lago Chad che sta per scomparire dalle cartine geografiche. Il tutto collegato ad altri progetti in campo agroindustriale, infrastrutturale e sociale, con la necessaria formazione tecnica e professionale.

Il ruolo dell’Italia

Intorno alla questione del Lago Chad esiste da decenni una Commissione che coinvolge tutti gli stati direttamente interessati, ovvero Chad, Niger, Nigeria, Camerun, Repubblica Centrafricana, Libia e potenzialmente molti altri.

L’Italia è direttamente coinvolta nel progetto elaborato oltre 40 anni fa dall’impresa Bonifica (Gruppo IRI) e recentemente, ha partecipato allo studio di fattibilità. In altre parole la collaborazione paritetica è già in atto. È senz’altro vero che con i suoi 5,5 miliardi di euro l’Italia da sola non potrebbe farcela, ma dovrebbe interessare l’Unione Europea e cercare di inserire tale progetto nel piano di investimenti noto come Global Gateway.

Le infrastrutture

Per quanto riguarda la gestione dell’acqua punta alla realizzazione di pozzi, ad esempio, in qualche zona rurale del Congo si sono identificate ideali zone di operazione. Iniziative del genere sono state fatte da decenni ma non hanno cambiato la situazione, rimasta a livello di sopravvivenza.

L’altra sfida è quella delle infrastrutture. Nel 2019 i paesi dell’Africa hanno ratificato l’accordo per la Zona Continentale di Libero Scambio, e nei progetti, previsti anche dall’Unione Africana entro il 2063, vi è un sistema di trasporti integrati ferroviari, terrestri e fluviali, per accrescere e diversificare il commercio interno della Regione, oggi fermo al 18% di quello africano globale. E chi meglio dei Paesi africani potrebbe indicare le priorità?

Invece di piccole iniziative locali, perché non approfittare dei progetti già indicati per l’intero continente, per un futuro comune di pace e cooperazione?

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