top of page

Lugano – Luigi Maio, arte oltre i confini

Roberto Roggero - “L'Histoire du Soldat” di Igor Stravinsky, nella pluripremiata versione del Musicattore Luigi Maio, ha recentemente riscosso un più che meritato successo (…in realtà una conferma!) nella cornice internazionale di Lugano, lo scorso 24 agosto, all’interno della splendida struttura del LAC, Lugano Arte e Cultura, il più grande centro polivalente del Ticino svizzero, focalizzato sulla produzione artistica e l’incontro fra varie forme di arte, con attenzione particolare a teatro, musica e arti visive. E’ al centro della città sul lago, e ingloba la elegante facciata del Grand’Hotel Palace e dell’antico chiostro del XVI secolo. Un’attività di alto livello, con l’esposizione permanente di una parte delle collezioni del Museo d’Arte della Svizzera Italiana, ampi ambienti per prosa e musica, acustica perfetta, uno staff di professionisti nel “dietro le quinte” e nell’organizzazione tecnica.

In questo quadro, il Musicattore Luigi Maio ha portato in scena, di fronte a un folto pubblico di varia età, fra cui spiccavamo molti attenti e divertiti bambini, il capolavoro di Igor Stravinsnky, nella personale chiave trasformistica, sostenuta da sapienti varietà di intonazioni, espressioni mimico-visive e gamma vocale che lo caratterizzano. A tal punto da farne ufficiale Rappresentante per l’Italia dalla Fondazione Igor Stravinsky, con le lodi della Presidente Marie Stravinsky, bisnipote del grande compositore e residente a Ginevra.

Un intreccio in rima di parole, mimica e gestualità coreografica, che Maio innesta alle note degli abili solisti dell’OSI - Orchestra della Svizzera Italiana, che è doveroso citare: Barbara Ciannamea - violino, Enrico Fagone - contrabbasso, Paolo Beltramini - clarinetto, Alberto Biano - fagotto, Sébastien Galley - cornetta, Eugenio Abbiatici - trombone, Louis Sauvêtre - percussioni.

Emblematico, divertente, ironico, l’interprete conduce il gioco drammaturgico coinvolgendo spettatori e musicisti in scena. Così, il contrasto tra Cielo e Inferno, tra assonanze e dissonanze, con Maio, diviene coincidentia oppositorum di un grande evento, dissonantemente armonico e armonicamente dissonante al contempo. Uno sdoppiamento sorprendente, quello del Musicattore, in cui il Soldato e il Diavolo si alternano incarnandosi nello stesso corpo del mattatore genovese. Veri tempismi “oltre il tempo” di un poliedrico e decisamente grande Maestro, una versione aderente all’originale allestimento svizzero. Un teatro “da camera”, estremamente agile, che Stravinsky e Ramuz concepirono e allestirono nel 1918 a Losanna, in un’epoca in cui imperava la terribile influenza Spagnola. Ed è nel testo dell’opera, così magistralmente tradotto da Maio, che serpeggia l’ombra dell’incubo pandemico, giacché, secondo la trasparente metafora teatrale, il Soldato Giuseppe riesce in un primo tempo a sfuggire al Diavolo, ma alla fine non può evitare di ricadere sotto il suo potere. Grandi applausi per i solisti dell’OSI e per Luigi Maio che, nel confermare il suo virtuosismo interpretativo, ha avuto ancora una volta il merito di unire il pubblico di ogni età e, cosa non indifferente, di rendere il Diavolo estremamente simpatico e, soprattutto, credibile!

bottom of page