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Rastafari, messaggio di pace di cui c’è tanto bisogno

Roberto Roggero - Il Rastafarianesimo è una religione monoteista nata negli anni trenta del Novecento, che si presenta come erede del cristianesimo. Il nome deriva da Ras Tafari ("Ras"= Capo; "Tafari"=temibile), in riferimento al Negus Haile Selassie, Re dei Re (Negus Neghesti), Eletto di Dio, Luce del mondo.

In seguito alla sua incoronazione, i rastafariani riconobbero in lui la seconda venuta di Cristo, o manifestazione di Dio in terra come profeticamente annunciato dalle Sacre Scritture, in quanto diretto discendente della tribù di Giuda per l'incontro fra re Salomone figlio di Davide, e la regina di Saba, come racconta l'antico libro chiamato Kebra Nagast. Da contestualizzare poi il fatto che l'incoronazione di Hailé Selassié aveva anche valenza politica oltre che religiosa, essendo all'epoca l'Etiopia l'unico stato indipendente del continente africano.

Il movimento Rastafari è ispirato alla predicazione di Marcus Mosiah Garvey, Leonard Howell, Archibald Dunkley, Joseph Nathaniel Hibbert e alcuni altri. Sebbene questo sentimento religioso sia nato in Etiopia, si è sviluppato in tutto il mondo e raccoglie chiunque, senza distinzione di etnia o cultura. Fondamentale per la sua affermazione fu il movimento etiopista, che già nel XIX secolo agitava molte comunità africane e della diaspora nera. Era una corrente di ispirazione cristiana che rivendicava il recupero della dignità culturale e nazionale degli africani, contro la deportazione e la schiavitù, mediante il riferimento spirituale e politico all'Etiopia.

La dottrina Rastafari accetta gli insegnamenti teologici e morali di Gesù, custoditi dall'antichissima tradizione etiopica ortodossa, e crede nella divinità di Cristo, nella Trinità, nella resurrezione, nella verginità di Maria e in tutti gli altri dogmi della cristianità ortodossa.

Il Testo Sacro è il canone biblico etiopico, stabilito da Hailé Selassié, composto dall'Antico e dal Nuovo Testamento e dai testi ufficiali che contengono la testimonianza storica del re. In accordo con la tradizione etiopica, raccolta nel Kebra Nagast, i rastafariani credono che l'Etiopia sia la Nuova Gerusalemme, la nazione eletta alla custodia della cristianità.

Pur difendendo il primato della propria identità, i rastafariani sostengono che si pervenga alla salvezza mediante la Fede nel Divino e l'osservanza della morale naturale, al di là delle posizioni teologiche e metafisiche. Da questo il loro vivo interesse per gli altri culti monoteistici considerati, sempre in riferimento ad una frase di Hailé Selassié I, "vie del Dio vivente", che non è possibile giudicare. Sono quindi dottrinalmente contrari al settarismo religioso, come si evince anche dalla lettura del testo sacro di riferimento, il Kebra Nagast.

Il movimento Rastafari crede in una moralità internazionale retta dal principio della sicurezza collettiva, dell'autodeterminazione dei popoli, dell'uguaglianza dei diritti, della non-interferenza, e nel riconoscimento di un ordine sovra-nazionale che ripudi la guerra, per la ricomposizione pacifica delle dispute e per la risoluzione dei problemi comuni, istituzionalmente governato dall'ONU. Credono nella necessità di costruire sistemi politici liberali e democratici, fondati sull'osservanza della dichiarazione dei diritti umani e difensori della libertà civile, economica, spirituale e culturale, rifiutando dunque ogni ideologia e statolatria totalitaristica, di destra e sinistra, che assorba l'anima umana, possesso esclusivo di Dio; credono inoltre nella necessità di uno Stato socialmente impegnato, che guidi ed educhi l'uomo, pur laicamente, al rispetto del prossimo.

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