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Armenia - Urgente il sostegno dell'Italia per evitare la catastrofe


Letizia Leonardi (Assadakah News Agency) - Sbloccare il corridoio di Lachin per bloccare la catastrofe in atto in Artsakh (Nagorno Karabakh). Questo è l'ennesimo grido d'aiuto che l'Armenia chiede al governo italiano e a tutta la comunità internazionale, di passare dalle parole (poche) ad azioni concrete contro il governo di Baku. Basta indifferenza di fronte alla sofferenza di 120 mila armeni che rischiano la morte.

Oltre sette mesi senza approvvigionamenti di beni essenziali, senza gas ed elettricità. La popolazione ha coraggiosamente resistito pur di non abbandonare la propria terra, perché è questo che vuole il governo di Baku. L'Azerbaijan sta replicando quello che la Turchia ha fatto nel 1915 e la Comunità Internazionale replica il suo silenzio di fronte a tanto orrore.

Dal 15 giugno neppure i mezzi umanitari riescono a passare il blocco azero. La popolazione del Nagorno Karabakh è sull'orlo del baratro.

Il dittatore Aliyev non molla e dichiara: "Gli armeni sono liberi di andarsene o di restare accettando le nostre regole". Un palese ricatto inaccettabile soprattutto per chi ha dovuto già, nel passato, abbandonare tutto ciò che aveva.

I lunghi mesi di interruzione delle forniture di gas ed elettricità al Nagorno Karabakh hanno paralizzato i servizi sociali e sanitari, privando le persone assediate dei loro diritti umani fondamentali, compreso il diritto alla vita, alla salute e all'istruzione.

A causa dei continui bombardamenti da parte dell'Azerbaijan e della carenza di carburante, i lavori agricoli si sono dovuti fermare. Quasi il 70% delle terre destinate alla coltivazione sono abbandonate e questo aggrava la carenza di generi alimentari.

Questo blocco disumano ha un impatto devastante soprattutto sulle categorie più fragili della popolazione, in particolare donne, bambini, anziani, persone con disabilità e malattie croniche. A causa della crescente mancanza di cibo e vitamine, 2.000 donne incinte hanno avuto aborti spontanei. Circa 30.000 bambini, 20.000 anziani e 9.000 persone con disabilità stanno lottando per sopravvivere alla carenza di cibo e di cure.

La Corte Internazionale di Giustizia, con la sua decisione del 6 luglio, ha nuovamente intimato all'Azerbaijan di rispettare quanto stabilito il 22 febbraio: garantire la libera circolazione di persone, veicoli e merci attraverso il corridoio di Lachin in entrambe le direzioni.

Anche il diritto umanitario internazionale definisce chiaramente che gli Stati sono obbligati a garantire "la libera circolazione di cibo, abbigliamento e medicine essenziali per i bambini sotto i 15 anni, donne incinte e neonati" e di "consentire la libera circolazione delle forniture mediche e ospedaliere per i civili".

Il 26 luglio il governo armeno ha deciso di consegnare circa 360 tonnellate di beni umanitari essenziali al Nagorno Karabakh e ha fatto appello alle forze di pace russe per organizzare il trasferimento di beni umanitari alla popolazione dell'Artsakh.

Purtroppo, l'Azerbaijan continua a politicizzare la situazione e a tentare di completare la sua politica di pulizia etnica. Ha vietato l'ingresso di carichi umanitari nel Nagorno Karabakh. Questa azione non solo è in contrasto con le disposizioni pertinenti della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, ma anche con le ordinanze giuridicamente vincolanti della Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite adottate il 22 febbraio e il 6 luglio.

La Repubblica di Armenia chiede, ancora una volta, il sostegno tangibile del Governo italiano e a ogni organizzazione internazionale per evitare una catastrofe umanitaria in Nagorno Karabakh. Il governo di Yerevan auspica che Baku aderisca agli obblighi internazionali in materia di sblocco del corridoio di Lachin e di libera circolazione di persone, veicoli e merci in entrambe le direzioni.

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