Letizia Leonardi (Assadakah News Agency) – Dal 12 dicembre 2022 gli azeri presidiano e bloccano il corridoio di Lachin con la scusa delle proteste di pseudo ambientalisti ma da oggi Il governo di Baku ha fatto il “salto di qualità”. Ha infatti annunciato ufficialmente che è anche sospeso il traffico stradale lungo l'unica strada che collega Armenia e con il territorio del Nagorno Karabakh. Da oggi quindi neppure i mezzi della Croce Rossa potranno inviare aiuti alimentari, medicinali e trasportare malati, che necessitano di cure, negli ospedali di Yerevan. Era da tempo infatti che la Repubblica d’Armenia denunciava la difficoltà nell’attraversare il confine. Le guardie di frontiera azere, in un comunicato, affermano che la decisione è stata presa dopo il verificarsi di molteplici "tentativi di contrabbando" da parte della sede armena della Croce Rossa. Una giustificazione inaccettabile, che getta fango sulla nota organizzazione internazionale di volontariato, pur di attuare un blocco totale. La sede del Comitato Internazionale della Croce Rossa ha negato l’accusa, rilasciando un comunicato con il quale assicura che ogni merce trasportata è sempre stata oggetto di ispezione doganale da parte della Repubblica dell’Azerbaijan.
Se qualcosa di non consentito è stato caricato, è avvenuto all’insaputa della Croce Rossa, evidentemente con il logo della CICR apposto temporaneamente sul mezzo da persone che sono state immediatamente licenziate. L’organizzazione umanitaria ha ribadito che svolge un’attività esclusivamente rivolta ad aiutare la popolazione armena dell’Artsakh.
A dimostrazione dell’estrema importanza del ruolo svolto, la Croce Rossa ha sottolineato che in Armenia sono stati trasportati più di 600 pazienti per cure mediche urgenti, in Artsakh sono arrivate forniture mediche, cibo, alimenti per bambini e altri articoli essenziali. Sono state salvate migliaia di vite. Adesso questo blocco totale, anche ai mezzi della Croce Rossa, ci dimostra quanto sia arrogante e priva di scrupoli la politica del regime di Baku. Aliyev, per i rari disonesti che contrabbandano, a quanto pare anche senza successo, qualche stecca di sigarette o qualche tanica di gasolio, mette a repentaglio la già precaria esistenza di 120 mila persone.
Ci chiediamo cosa aspettano ancora la Comunità Internazionale, e soprattutto l’Unione Europea, a intervenire per far cessare questo ennesimo tentativo di pulizia etnica e di genocidio, messo in atto con l’appoggio della Turchia. Ignorare questa crisi umanitaria, sempre più grave, rende tutti complici. La portavoce del Ministero degli Esteri armeno Ani Badalyan ha dichiarato che questo blocco è contrario alle decisioni della Corte internazionale di giustizia (ICJ).
Tra l'altro il Ministero della Difesa della Repubblica dell'Artsakh continua a denunciare le continue violazioni del cessate il fuoco da parte delle forze armate azere.
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