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Aspettando il Santo Padre a Baghdad

Talal Khrais, Roma/Bogdana Ivanova, Beirut – L’Ambasciatrice dell’Iraq, Safia Taleb al Souhail ha dichiarato, in una intervista all’Agenzia Stampa NNA di Beirut, che il il patrimonio di civiltà e il retaggio culturale, storico e umano dell’Iraq e dell’Italia, hanno sempre facilitato, e facilitano tutt’ora, la costituzione di solidi partenariati e l’edificazione di ponti di cooperazione efficace e produttiva tra i figli della civiltà mesopotamica, discendenti dalla civiltà sumera, babilonese, assira e caldea, e i figli della civiltà romana, discendenti dall’antica civiltà di Roma, considerate tra le più antiche, rinomate e importanti civiltà umane del mondo. L’intervista appena pubblicata sarà tradotta integralmente e pubblicato sul nostri sito.

Purtroppo il giornalismo di oggi nasce cultura riduce l’Iraq ad un cumulo di maceri senza aiutare a fare capire che nell’ambito della storia moderna, le relazioni diplomatiche tra l’Iraq e l’Italia vennero stabilite a seguito dell’adesione dell’Iraq alla Società delle Nazioni, nel periodo monarchico iracheno durante gli anni trenta del secolo scorso. Realazioni che risalgono all’anno 1931, quando l’Italia prese l’iniziativa di aprire un proprio consolato a Baghdad, nominandone a capo il diplomatico italiano Guglielmo Rulli. La cooperazione bilaterale tra l’Italia e l’Iraq è in costante crescita sia a livello istituzionale che tra le rispettive popolazioni. Questa grande realtà siano le due grandi civiltà che la presenza dei cristiani più antichi hanno spinto il Santo Padre, malgrado la Pandemia di decidere e visitare l’Iraq nel mese di marzo.


S.E. Safia Taleb al Souhail, ambasciatrice della Repubblica dell’Iraq in Italia

“Il viaggio del Papa in Iraq è una decisione coraggiosa sia per le circostanze politiche del Paese sia per la pandemia”. Lo ha sottolineato il patriarca di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, durante un incontro on line organizzato dall’Associazione Iscom. “Una visita che è una grande sfida perché la pandemia si sta spandendo anche in Iraq e dubito che a marzo saranno tutti vaccinati. E un bel gesto di solidarietà verso il mondo cristiano iracheno che ha sofferto tantissimo e che da 30 anni è sotto continua pressione”, ha detto.

“Non ho dubbi che il corpo sociale dell’Iraq in tutte le sue componenti, riceverà il Papa con entusiasmo”: lo afferma il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della congregazione delle Chiese orientali, in vista del preannunciato viaggio di Francesco in Iraq dal 5 all’8 marzo dell’anno prossimo. Il Pontefice argentino “si presenta con una carta di identità importantissima: la Fratelli tutti e la Dichiarazione di Abu Dhabi sulla fraternità umana”, ha detto il porporato italo-argentino a Vatican News. “Come possiamo voler costruire un mondo nuovo di giustizia, pace, di libertà, di rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa, se non ci consideriamo fratelli, prescindendo dalla identità religiosa che bisogna mantenere con tutto l’impegno? Quando sono stato in Iraq nel 2019 con tutti i nostri delegati della Roaco per vedere le necessità sul posto, ho potuto apprezzare con quale dignità, rispetto e amore il governo iracheno, ma anche le autorità del Kurdistan e tutti i capi musulmani ci hanno ricevuto. Pensi, che la prima volta in cui sono andato in Iraq, quando sono arrivato a Kirquq – c’erano ancora tanti attentati – il Patriarca Sako, che allora era vescovo, la prima cosa che mi ha fatto fare è stata di visitare una moschea. Sono stato ricevuto dagli iman sciiti e sunniti, ho anche dovuto fare un discorso. Non ho dubbi che il corpo sociale dell’Iraq in tutte le sue componenti, riceverà il Papa con entusiasmo”.


S.E. Leonardo Sangri, Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali

Il Papa giungerà a Baghda, visiterà l`ex capitale dell`Isis, Mosul, da dove furono cacciati tutti i cristiani, ma per la prima volta nella storia visiterà i luoghi natali di Abramo, ad Ur, dove – stando all`auspicio espresso dal patriarca caldeo, il cardinale Sako – presiederà una preghiera comune di esponenti di tutti i riti monoteisti presenti in Iraq nel corso della quale saranno letti brani biblici e coranici inerenti ad Abramo, il padre comune.

“la presenza cristiana, nel corso degli ultimi cento anni è gradualmente e drammaticamente diminuita”, ha notato sull’Osservatore Romano il cardinale Fernando Filoni, a lungo inviato della Sede apostolica in Iraq.

“Fino a pochi decenni fa era concentrata a Baghdad (che in quanto capitale offriva maggiori possibilità di lavoro), nella Piana di Ninive (Mosul, antica Assiria) e nel Kurdistan settentrionale – dove i missionari domenicani toscani composero il primo vocabolario e la prima grammatica curda (1787). Si tratta di comunità sopravvissute a secoli di adattamenti, di convivenze non facili, di pressioni autoritarie, di imposte e gravami, di induzioni matrimoniali e divieti, di discriminazioni e di odi, di intolleranze e di invidie e, negli ultimi tempi, anche di persecuzioni”. E Papa Francesco “porterà con sé una novità. La possibilità di una convivenza fondata su quella fratellanza che ha voluto sottoscrivere ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019. Non è secondario che ciò avvenga dopo quell`evento e che porti quei principi di convivenza di cui la terra di Abramo, l`Iraq di oggi ha assolutamente bisogno. La Chiesa cattolica (caldea, sira, armena, latina), ma anche d`Oriente si è fatta portavoce, insieme a tante minoranze, della necessità di una convivenza rispettosa di tutti i cittadini al di là della professione di credo di ciascuna”.


S.E. cardinale Louis Sako

La visita del Papa, dunque, “è un pellegrinaggio in cui c`è un messaggio di fraternità umana”, ha detto a Vatican News il Patriarca di Babilonia dei Caldei, il cardinale Louis Raphaël I Sako. “Questa visita L`Enciclica Fratelli tutti ha un senso non solo per i cristiani ma anche per tutti gli uomini in questi Paesi: basta guerre, basta conflitti, basta morte, distruzione e corruzione. Bisogna costruire la fiducia, la pace e la stabilità e anche la solidarietà umana. Noi aspettiamo tanto dal Santo Padre. Questa visita è un momento forte da parte sua di annunciare la verità. E’ un atto molto coraggioso, soprattutto in questo tempo”.

Papa Francesco, durante la sua prossima visita in Iraq (dal 5 all’8 marzo) potrebbe incontrare a Najaf, città santa degli sciiti, la guida spirituale sciita, l’ayatollah Ali al-Sistani, e firmare il documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, così come fece il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi con il grande imam sunnita di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb. “È un desiderio che condividiamo con gli sciiti musulmani” ha detto al Sir il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Rapahel Sako.

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