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Focus - Premio Assadakah con ambasciatrici del mondo arabo a Francesca Guidi

Assadakah News Agency - Si è svolto oggi a Roma l’importante evento organizzato dall’associazione italo-araba Assadakah, rappresentata dal giornalista Talal Khrais (responsabile rapporti internazionali), con il Movimento dei Focolari, Welcome Association Italy (rappresentata dal vicesegretario nazionale Carlo Palumbo), associazione culturale Occhio dell’Arte APS, per divulgare la sensibilizzazione sul tema della violenza di genere.

Un incontro di richiamo internazionale, condotto dalla giornalista Lisa Bernardini (della associazione Occhio dell’Arte), vista la presenza delle ospiti: S.E. Enas Mekkawy, capo-missione diplomatica Lega dei 22 Stati arabi a Roma; S.E. Asmahan Al Toqi, Decano del Consiglio degli Ambasciatori Arabi a Roma e ambasciatrice dello Yemen; e Zeinab Ismail, presidente del Consiglio di Amministrazione della Moschea Al Huda di Roma, unica donna in Europa a ricoprire tale incarico.

Nel corso della manifestazione, è stato assegnato il Premio Assadakah alla artista marchigiana Francesca Guidi, in riconoscimento dell’impegno sociale e culturale a livello internazionale.

Talal Khrais ha introdotto le ospiti, sottolineando l’efficacia del lavorare in squadra, anche e soprattutto a livello internazionale, per avvicinare le culture utilizzando proprio le diversità reciproche.

S.E. Enas Mekkawi ha ringraziato l’organizzazione dell’evento, e ha ricordato le molte occasioni in cui la Lega Araba e Assadakah hanno collaborato per realizzare molti progetti, soprattutto per divulgare la cultura della pace: “Come ogni anno, il 25 novembre inizia un periodo particolare per la cultura araba, una campagna di divulgazione e sensibilizzazione di sedici giorni, che avrà fine il 10 dicembre, che è la Giornata Mondiale dei Diritti dell’Uomo, all’insegna del colore arancione che esprime solidarietà e amore. E’ stato tuttavia un triste evento, perché lo stesso giorno in cui è iniziata la campagna di sensibilizzazione, ricorda le tre sorelle che sono state uccise nello stesso momento, perché considerate contestatrici militanti, e invece chiedevano giustizia, libertà e uguaglianza.

La violenza può avere diverse forme, può essere fisica, sessuale, psicologica, come quella sul posto di lavoro, dove le donne non possono esprimersi per paura di perdere il lavoro stesso. C’è ancora troppa gente, in certe culture, che considera la donna come oggetto fisico, e solo il 5% delle donne che subiscono violenza hanno la possibilità di denunciare il fatto.

Con la Lega Araba abbiamo portato avanti importanti iniziative per lo sviluppo della donna, come la campagna “Anch’io” insieme alle Nazioni Unite, superando ogni barriera di colore, religione, cultura, condizione sociale. Abbiamo portato molte donne alla consapevolezza del diritto di avere giustizia, e abbiamo avuto testimonianze drammatiche, di cui potrei parlare a non finire. E tutto questo va contro i diritti fondamentali dell’uomo. La nazione araba ha delle regole fondamentali, e fra queste l’adozione delle convenzioni internazionali, e contro ogni discriminazione. Da ricordare poi la Dichiarazione del Cairo sulla donna. Concludo ricordando le parole di una giovane palestinese di Gaza, che alla classica domanda “cosa vuoi fare da grande?”, ha risposto “Noi qui nono abbiamo molte possibilità di diventare grandi, siamo un progetto di martirio, quindi non parlatemi di diritti umani, di uguaglianza e giustizia. Il mondo è in silenzio di fronte a ciò che succede alla donna in Palestina”.

Zainab Ismail, nel suo intervento, ha evidenziato che il problema della donna è sentito a diversi livelli e in diverse culture, quindi ancora troppo diffuso, sebbene fin dall’antichità, lo stesso Corano riconosca l’uguaglianza della persona: “Esistono ancora troppe difficoltà per il quieto vivere quotidiano della donna. Il Corano riconosce l’uguaglianza dei diritti, fin dalla Creazione, e il Profeta stesso ha proibito diverse pratiche diffuse che violavano i diritti e la libertà della donna. Il Paradiso è posto sotto i piedi della Madre, e quindi la simbologia pare estremamente chiara. C’è bisogno di uguaglianza a monte di ogni problema, nelle famiglie, dove i figli sono cresciuti a prescindere dal genere, dalla condizione sociale o culturale, e nella libertà”.

S.E. Asmahan Al Toqi ha poi dichiarato: “Non è la prima volta che prendo parte a eventi di questo tipo, ed è un bene che siano così diffusi e frequenti. Il problema è certo presente, ma anche attivamente affrontato, e vedere tanta gente che partecipa, significa che la sensibilizzazione funziona. Abbiamo fatto grandi passi avanti da quando le differenze di genere erano anche derivate dalle sole differenze fisiche, oggi viviamo in una nuova era, con importanti conquiste, e in molti casi i ruoli si sono invertiti.

Le leggi internazionali hanno fatto fare grandi progressi, ma ci sono ancora società dove la donna lotta per i propri diritti. Rimane comunque il fatto che i casi di violenza sulla donna sono ancora troppo numerosi. Qual è quindi il motivo, se una società ha leggi democratiche, e donne affermate professionalmente e politicamente? Certo il decadimento di certi valori ha una grande responsabilità…In questo mi ricollego all’educazione delle famiglie. Nel mio Paese, lo Yemen, la donna sta vivendo una condizione difficile, ma pensate alle donne palestinesi, che vengono uccise perché non partoriscano figli palestinesi. Loro sono delle vere eroine”. La manifestazione si è chiusa con l’intervento di Francesca Guidi, che ha manifestato i propri ringraziamenti per il Premio Assadakah, e solidarietà a tutte le donne che vivono condizioni difficili.

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