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Genocidio armeno - Per il Presidente Onorario Scapini la memoria non basta


Assadakah News - Nel Parco dedicato al Genocidio Armeno, in piazza Lorenzini, a Roma, nel 109° Giorno della Memoria, lo scorso 24 aprile era presente, su invito dell'Ambasciata di Armenia in Italia e del Consiglio della Comunità Armena di Roma, anche Bruno Scapini,

ex Ambasciatore d'Italia, Presidente Onorario e Consulente Generale

Ass.ne Italo-armena per il Commercio e l'Industria. Significativo il suo discorso, che ha sottolineato come, dopo più di cento anni dal terribile massacro del popolo armeno, non basta più la memoria ma occorrono fatti significativi. Riportiamo integralmente le sue considerazioni a seguito della cerimonia di commemorazione: "Gentili Amiche e Amici, il 24 aprile scorso ho partecipato, su invito dell'Ambasciata di Armenia e del Consiglio della Comunità Armena di Roma, alla cerimonia

di commemorazione del Genocidio armeno. Lodevole l'iniziativa a suo tempo assunta dalla Municipalità della Capitale di intitolare a quel Genocidio del 1915 il giardino di Piazza Augusto Lorenzini. Certamente, la conservazione della memoria è fondamentale quale occasione per esprimere tutta la nostra riprovazione per tali misfatti; ed è anche imprescindibile come testimonianza storica, ovvero quale fonte documentale per trasmettere alle future generazioni

il ricordo di eventi che incidono sulla stessa identità di un popolo e sulla sua coscienza nazionale. E questo è proprio il caso del Genocidio armeno del 1915, il primo del XX secolo. Ma da quella orribile esperienza purtroppo altri Genocidi si sono succeduti  fino ai nostri giorni, consumandosi un po' ovunque nel mondo sotto gli occhi troppo spesso indifferenti di tanti Governi e Stati pronti ad interessarsi ai casi unicamente quando utile al conseguimento dei propri interessi nazionali. E' la mercificazione dei valori che oggi infatti prevale nella Comunità internazionale. Una Comunità più incline al profitto che al rispetto della dignità della persona umana. E così i Genocidi dilagano per il Pianeta e si moltiplicano. La eliminazione di migliaia di individui è condizione di dominio e la sua minaccia fonte di terrore per assoggettare l'altrui volontà. Oggi nel mondo si calcolano ben 370 conflitti, molti dei quali a livello di crisi, ma tanti in aperte ostilità belliche. Ebbene, le conseguenze sono l'uccisione di civili, di bambini, di gente inerme, stragi ed eccidi di vario genere compiuti per la contesa del potere o per il controllo di miniere d'oro o di uranio. Eppure su molte di queste

drammatiche situazioni si cala il velo del silenzio. Non conviene parlarne. Farne oggetto di cronaca obiettiva e imparziale potrebbe svelare delle verità scomode ai potenti. Guardiamo solo a quello che succede oggi nella Striscia di Gaza o, peggio ancora, in tanti Paesi

africani dal Sahel al Corno d'Africa: Sudan, Niger, Malì, Burkina Faso, Guinea, Chad ed altri ancora. Qui la morte è divenuto un mero accadimento quotidiano. A migliaia vengono uccisi i civili, e milioni sono gli sfollati che fuggono dalle loro case. E il dolore, la sofferenza, così si espandono, superano la visione manichea della lotta tra il Bene e il Male e si arroccano semplicemente su quest'ultimo per divenire "cultura della morte". A scongiurare il

verificarsi di siffatti eventi però noi abitanti della parte più opulenta del mondo non ci voltiamo indietro a guardare, per riflettere e cambiare il corso politico; continuiamo ad affidarci alla commemorazione delle vittime, come se la sola "memoria" potesse

bastare a scongiurare il Male o ad esorcizzare la morte. No! La memoria, mi sono convinto non basta più. Pur necessaria per non perdere traccia storica degli eventi, non insegna più nulla, non sembra più capace di indurre a superare il "senso del vuoto" che la

perdita dei valori della vita ci impone. Occorre ben altro allora: occorre la partecipazione attiva di ognuno di noi alla lotta contro il Male. Deve essere un'azione continua, praticata giornalmente nelle nostre scelte, dal banco del supermercato all'urna elettorale, e ciò

al fine di ottimizzare la nostra condotta verso il cambiamento. È l'impegno civico a realizzare questo obiettivo l'unico vero modo per commemorare degnamente le vittime dei Genocidi.

Sul tema, vi propongo, pertanto, l'articolo pubblicato dalla Rivista di politica internazionale SpondaSud con la speranza di offrirVi un'occasione di utile riflessione. Qui di seguito troverete il LINK:

Nel ringraziarVi per l'attenzione, Vi invio i miei più distinti saluti".

 



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