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Minassian - In Artsakh un crimine contro l'umanità


Talal Khrais (Assadakah News Agency) - La situazione in Nagorno Karabakh con il passare delle ore si aggrava sempre di più. Ormai la popolazione è allo stremo. Il patriarca della Chiesa armeno cattolica, Raphael Bedros XXI Minassian, rompe di nuovo il silenzio e chiede di intervenire sulla tragedia in atto nel territorio bloccato dagli azeri, nel Caucaso meridionale, dove 120mila persone vivono in condizioni disumane. Intanto la Repubblica d'Armenia chiede una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

"Servono passi concreti, non solo manifestazioni di solidarietà - afferma il patriarca della Chiesa armeno cattolica - L’unico collegamento terrestre tra l’Alto Karabakh e la Repubblica d’Armenia, è di fatto bloccato dagli azeri dal dicembre del 2022. Circa 120 mila armeni, di cui 30 mila bambini, sono sempre più isolati, senza cibo, né medicinali, né carburanti. Da lì nessuno entra e nessuno esce. La situazione umanitaria è ormai insostenibile. Una tragedia che ha visto più volte il Papa mostrare la sua preoccupazione". Raphael Bedros XXI Minassian è apparso sconfortato nell'intervista rilasciata all’Agenzia di Stampa della Conferenza Episcopale Italiana, e lancia l’ennesimo allarme su quanto accade attorno al corridoio di Lachin. Non c'è più tempo: Minassian chiede a chiunque sia coinvolto nella tutela dei diritti umani di trasformare le dichiarazioni in azioni. A proposito della chiusura del Corridoio di Lachin, il Papa invoca soluzioni pacifiche per il bene delle persone. "È in atto un nuovo genocidio - spiega il patriarca - Con la firma dell'accordo trilaterale sul cessate il fuoco del novembre 2020, l'Azerbaijan aveva promesso di mantenere l'unica strada di collegamento con l'Armenia e il resto del mondo, aperta. Il corridoio di Lachin invece è rimasto circondato e bloccato da oltre 8 mesi. Questo è un crimine contro l’umanità. Ci sono bambini, vecchi, malati, persone affamate. E di fronte a questo scenario di disperazione, nessuno fa nulla. Si dichiari almeno che è in atto un nuovo genocidio”.

Minassian si rivolge alle grandi potenze, all’Europa, agli Stati Uniti, alla Russia, testimoni di un genocidio annunciato da tempo ma del quale pare non interessi a nessuno. "Nel 21mo secolo, esattamente come accadde nel 1915 - prosegue Minassian - Allora gli ambasciatori di tutto il mondo erano presenti, testimoni di quello che stava accadendo agli armeni dell'Impero Ottomano ma non hanno fatto nulla per fermare il genocidio. Oggi quella storia si ripete. È stato presentato un patto di pace ma non è rispettato. Siamo aperti alla pace ma senza condizioni e senza ingiustizia”. Anche la Repubblica d'Armenia, che in tutti questi lunghi mesi ha lottato per aiutare gli armeni dell'Artsakh e che da oltre due anni ha cercato di mediare per arrivare a un accordo definitivo con il governo di Baku, chiede sempre più a gran voce, una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza Onu.

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