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Speciale Cultura - Al Jazari, il grande genio dell’Islam (2/4)

La maggior parte degli studi e delle ricerche era, oltre che per arricchimento personale e conoscenza, per il diletto del sultano, del principe e dei loro ospiti, nonché per dimostrare pubblicamente il grado di tecnologia e sapienza del regno, ad esempio per quanto riguardava l’agricoltura e la gestione delle risorse idriche.

Dallo pseudo-Archimede ai giochi meccanici

L’opera di Al Jazari, che fu successivamente copiata in diverse versioni, descrive i dispositivi da lui stesso ideati, progettati e realizzati, e contiene la maggior parte dei disegni tecnici e dei modelli precedenti. In sostanza l’apice delle conquiste arabe nella tecnologia meccanica, con il quale Al Jazari riconosce il proprio debito verso filosofi, matematici e meccanici greci, arabi, indiani e cinesi, citandoli per nome. Il genio di Al Jasari infatti ebbe solide e comprovate basi di partenza, come un grande orologio ad acqua, basato su quello dello pseudo-Archimede, autore non chiaramente identificato, per la tecnica della costruzione di orologi ad acqua.

Per altro, gli unici manoscritti dello pseudo-Archimede, oggi visibili, sono copie di un trattato arabo, il “Kitab Arshimidas fi al-Binkamat” (Libro di Archimede sugli orologi ad acqua), nel quale è appunto descritto un orologio ad acqua con suoni e meccanismi animati, che rimandano a successive realizzazioni.

Alcuni studiosi, come Donald Routledge Hill ritengono che il manoscritto originale sia stato redatto in greco, ma anche che la maggior parte del documento sia stato scritto da diversi autori arabi successivi.

Il ricercatore A.G. Drachmann ritiene che il manoscritto sia un composto di traduzioni arabe da varie fonti greche, fra cui Erone di Alessandria, matematico, ingegnere e inventore del 1° secolo, che realizzò l'eolipila e molti altri congegni, noto anche come Erone il Vecchio; Ctesibio di Alessandria, vissuto nel 3° secolo, ingegnere e inventore della pompa, dell'organo a canne, dell'orologio ad acqua e del primo modello di cannone funzionante senza polvere da sparo, nonché fondatore della pneumatica e della scuola meccanica alessandrina; o Filone di Bisanzio, vissuto anch’egli nel 3° secolo, scienziato e scrittore, autore di opere di meccanica e ingegneria militare e civile, che per altro cita più volte Ctesibio, e precede Marco Vitruvio Pollione (80-15 a.C. circa), che lo cita a sua volta, attribuendogli l’autentica paternità del progetto originale dell’orologio ad acqua, costruito da ignoti artigiani di Gaza citato successivamente da

Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore (485-580 circa), quindi ripreso dalle fonti arabe, le quali annotano riferimenti che arrivano ai fratelli Banu Musa, noti per le fontane meccaniche, o Al-Asturlabi per la progettazione di un orologio a candela, e Hibat Allah ibn al-Husayn per gli automi musicali.

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