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Tutti preoccupati per l'Armenia ma nessuna sanzione a Baku


Letizia Leonardi e Talal Khrais - Turchia e Azerbaijan faranno esercitazioni congiunte, dal 23 al 24 ottobre in Nakhjivan e in Artsakh. L'America e l'Unione Europea seguono con enorme preoccupazione la situazione nel Caucaso. Si teme una invasione azera nel territorio della Repubblica Armena. Ancora tante condanne, critiche e preoccupazioni ma nessun provvedimento sanzionatorio per l'Azerbaijan. Il segretario di Stato americano, Antony

Blinken, ritiene molto probabile la possibilità, nelle prossime settimane, che l'Azerbaigian possa invadere l'Armenia. Non ci vuole molto a capire che, secondo il modus operandi di Baku, questo è il momento giusto per attaccare. Con un altro fronte, quello israelo-palestinese, Aliyev sa che ancora una volta il mondo è in tutt'altre faccende affaccendato. Anche l’Unione Europea ha affrontato la situazione tra l'Armenia e l'Azerbaijan e ha rilasciato una dichiarazione nella quale afferma che:

"L'Unione europea continua a seguire con preoccupazione la situazione estremamente difficile creatasi dopo l'emigrazione di massa degli armeni del Karabakh a seguito delle operazioni militari dell'Azerbaigian del 19 e 20 settembre e del blocco del corridoio Lachin durato nove mesi. Quasi tutta la popolazione del Nagorno Karabakh, più di 100.600 persone, ha trovato rifugio in Armenia". Ancora una volta i Paesi dell'Unione europea non mettono in atto azioni concrete per disincentivare e bloccare la politica aggressiva ed espansionista di Baku. E ora, che il Nagorno Karabakh è perso, arrivano gli aiuti umanitari. L'Italia ha inviato a Yerevan materiale sanitario e un team di sanitari e personale del Dipartimento della Protezione Civile per affiancare le unità sanitarie locali impegnate nell'assistenza della popolazione arrivata stremata dal Nagorno Karabakh.

Intanto il presidente armeno, Vahagn Khachaturyan, ha approvato in questi giorni la decisione del parlamento di aderire alla Corte penale internazionale (Cpi), ratificando lo Statuto di Roma che ha creato il tribunale. Una decisione che il Cremlino ha considerato

un "passo ostile" tanto che il ministero degli Esteri russo ha convocato l'ambasciatore armeno. La Corte, alla quale Yerevan ha aderito, ha infatti emesso un mandato di cattura nei confronti del presidente russo, Vladimir Putin, accusato di crimini di guerra nel conflitto in Ucraina. Ciò imporrebbe quindi a tutti gli Stati membri della Cpi di arrestarlo laddove mettesse piede sul proprio territorio. L'Armenia però avrebbe rassicurato Mosca che Putin non verrebbe arrestato qualora si recasse in territorio armeno. Funzionari di Yerevan hanno specificato che l'adesione al Cpi non ha nulla a che fare con la Russia ma si è resa necessaria

per le tensioni con l'Azerbaijan. L'Armenia aveva avviato il processo per entrare a far parte del tribunale più di 20 anni fa, ma nel 2004 la Corte Costituzionale locale ha stabilito che lo Statuto di Roma non era compatibile con la costituzione del Paese. Da allora la Costituzione è stata modificata due volte e ora è compatibile con lo Statuto di Roma.






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