Addio a Sonallah Ibrahim, maestro della narrativa araba contemporanea
- Letizia Leonardi
- 3 giorni fa
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Assadakah News - Lo scrittore egiziano Sonallah Ibrahim, tra le voci più autorevoli della letteratura araba del Novecento e del nuovo millennio, si è spento il 13 agosto al Cairo all’età di 88 anni, dopo essere stato ricoverato per una grave polmonite. Da mesi le sue condizioni di salute erano peggiorate, fino al ricovero in ospedale che ha preceduto la sua scomparsa.
La notizia della morte ha suscitato un’ondata di cordoglio in tutto il mondo arabo. Scrittori, intellettuali e artisti hanno ricordato la sua figura non solo come romanziere di straordinario talento, ma come uomo capace di incarnare un’idea alta di letteratura.
Lo scrittore algerino Wasini Al-A’raj lo ha definito “uno dei più importanti romanzieri arabi, capace di unire scrittura e impegno con una coerenza rara”, mentre il marocchino Yassin Adnan ha ricordato alcune delle sue opere più celebri The Committee, August Star, Beirut Beirut, Sharaf, Zat e Americanly, parlando di “una perdita enorme per la cultura araba”.
Anche la scrittrice egiziana Rabab Kassab ha espresso il suo dolore personale: “Aver avuto l’opportunità di incontrarlo e intervistarlo è stato per me motivo di orgoglio e gioia”. Il giornalista Abdel Sabour Badr lo ha descritto con parole intense: “Non era un cittadino… era una nazione”.
Il romanziere egiziano Ezzat El-Qamhawi lo ha definito “una figura imponente di statura narrativa e culturale, un autore che con i suoi scritti continuerà a raccontare una parte della nostra storia letteraria”. Dal canto suo, il critico siriano Haitham Hussein ha scritto: “Addio, Sonallah Ibrahim… hai raccontato senza compromessi un’epoca difficile, e i tuoi testi rimarranno a testimoniare che il romanzo è una posizione di verità”.
Nato al Cairo nel 1937, Sonallah Ibrahim ha costruito un corpus narrativo che ha influenzato generazioni di lettori e scrittori arabi. Il suo stile, asciutto e diretto, con un uso innovativo di documenti, ritagli di giornale e registri burocratici, ha reso i suoi romanzi unici nel panorama letterario.
Tra le opere più note: That Smell (Tilka al-Rā’iḥa, 1966), il suo romanzo d’esordio, che già mostrava una voce narrativa originale e coraggiosa. The Committee (1981), allegoria potente che rimane tra i suoi titoli più letti e tradotti. Zaat (1992), ritratto di un’Egitto in trasformazione attraverso la vita di una donna, da cui è stata tratta una serie televisiva nel 2013.
Sharaf (Onore), Warda, Beirut Beirut, Stealth (2007) e Ice (2011), che hanno confermato la sua capacità di fondere narrazione e riflessione storica.
Molti critici hanno sottolineato come le sue opere, pur radicate nella realtà egiziana, abbiano saputo parlare a un pubblico internazionale, grazie alla forza dei temi universali: identità, giustizia, memoria e dignità umana.
Le opere di Ibrahim sono state tradotte in inglese, francese, italiano e in molte altre lingue, consolidando la sua fama oltre i confini del mondo arabo. Ha ricevuto premi prestigiosi come l’Al Owais Award (1992–1993), l’Ibn Rushd Prize (2004) e il Cavafy Prize (2017).
Oggi i suoi romanzi continuano a essere letti e studiati nelle università, segno di un lascito letterario che rimane vivo e attuale.
Sonallah Ibrahim ha attraversato più di mezzo secolo di storia letteraria, consegnando ai lettori un’opera che è insieme memoria, testimonianza e invenzione. Con il suo stile ironico e pungente, ha raccontato la società egiziana e araba con un realismo disincantato, senza mai perdere la capacità di emozionare.
La sua morte segna la fine di un capitolo, ma i suoi libri continueranno a parlare. Perché, come ha scritto il romanziere Sami Kamal El-Din, “l’eredità di Sonallah Ibrahim si estende oltre i suoi libri: è l’esempio di un intellettuale che ha visto il suo ruolo trascendere i confini della carta, diventando testimone della sua epoca”.
(Foto di Al Majalla)
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