Assadakah News Agency - Giorgia Meloni lo sottolinea esplicitamente. «Non è un caso che la prima missione bilaterale del Governo in Nord Africa si tenga in Algeria, un partner affidabile e di assoluto rilievo strategico». Il riferimento è certo al ruolo giocato da Algeri sul fronte del nostro approvvigionamento energetico. Ma non solo. La premier resta convinta che l'Italia possa davvero diventare la porta di accesso, l'hub energetico per l'Europa intera.
La rottura dei rapporti con la Russia, fino a un anno fa principale fonte di approvvigionamento della Ue, costringe oggi Paesi dell'Unione a guardare verso Sud, verso l'altra sponda del Mediterraneo. E l'Italia può giocare le sue carte. Non solo continuando ad alimentare la domanda di gas ma contribuendo alla crescita degli investimenti nazionali ed europei in Algeria e negli altri Paesi africani. Meloni lo ha battezzato “il Piano Mattei”. Il riferimento al fondatore dell'Eni è di per sé significativo vista la posizione che Mattei assunse in occasione della guerra d'indipendenza. Gli algerini per questo gli hanno dedicato un giardino nel centro della Capitale che Meloni, assieme all'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha visitato prima dell'incontro ufficiale con Abdelmadjid Tebboune.
Nel Palazzo del presidente sono stati sottoscritte due nuove intese tra Eni e Sonatrach, la compagnia di Stato algerina, che puntano a potenziare ulteriormente il fabbisogno energetico sia attraverso la creazione di un nuovo gasdotto, funzionale anche al trasporto dell'idrogeno, che alla posa di un cavo elettrico sottomarino e all'aumento della capacità di produzione di gas liquefatto. A parte il fatto che la Sonatrach algerina risulta proprietà della Gazprom russa per oltre il 45%...
L'ad di Eni ha però anche lanciato un avvertimento: aumentare le forniture non è sufficiente altrettanto decisivo è eliminare i colli di bottiglia sulla rete. Il principale si trova a Sulmona, in Abruzzo. È quello che impedisce di dirottare verso Nord tutto il gas di cui già oggi possiamo disporre e di cui il sistema produttivo ha bisogno. È per questa ragione, per rispondere alla domanda di gas proveniente dalle aree maggiormente industrializzate, che si è deciso di localizzare nel centro-nord, a Piombino e Ravenna, due nuovi rigassificatori.
Descalzi e il suo omologo algerino hanno anche firmato il memorandum che punta a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra e in generale la riduzione di Co2 nelle strutture produttive di idrocarburi. Investimenti sia finanziariamente che tecnologicamente impegnativi e di durata pluriennale, ai quali si aggiungono quelli del sistema imprenditoriale italiano.
A rappresentarlo nella delegazione italiana è stato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi che ha firmato un accordo con la Crea (Consiglio del rinnovamento economico algerino) proprio per rafforzare la presenza di aziende italiane nel Paese africano. Sempre nella stessa direzione, la crescita della collaborazione tra Italia e Algeria, va letto anche il memorandum che ha come protagonisti l'Agenzia spaziale italiana (Asi) e la sua omologa algerina Asal.La visita in Algeria è solo la prima tappa. Presto Meloni atterrerà in Libia, altro Paese con un ruolo storicamente importante. E non solo sul fronte energetico: è dalle coste libiche che partono la maggioranza dei migranti.
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