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Artsakh - Le elezioni che preoccupano il Caucaso e non solo

Lorenzo Utile - Sono in corso le procedure elettorali in Artsakh (Nagorno Karabakh), regione separatista filoarmena, in ragione della maggioranza della popolazione. Elezioni decisamente importanti per sapere da quale parte soffierà il vento della pace e della guerra per l’intera regione caucasica, fra tensioni giornaliere lungo i confini e soprattutto nel conteso corridoio di Lachin, fondamentale via di collegamento e soccorso per la popolazione, nonché per l’equilibrio delle relazioni fra Armenia e Russia, che bilanciano quelle fra Azerbaijan e Turchia.

Il premier armeno Nikol Pashinyan ha espresso forti dubbi sulla convenienza dei rapporti Yerevan-Mosca, specie in tema di sicurezza, e i recenti sviluppi con aperture verso Kiev non contribuiscono alla distensione, fermo restando il ricordo degli attacchi azeri lungo il confine armeno con oltre 400 morti da entrambe le parti.

L’Armenia è membro dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, presieduta dalla Russia, e ha un accordo di difesa bilaterale, ma sia Mosca che la CSTO si sono rifiutate di intervenire a favore dell’Armenia o condannare l’incursione azera, a parte una piccola missione di monitoraggio. Lo stesso Pashinyan ha lamentato la svogliata partecipazione russa nella protezione della popolazione armena negli scontri del 2020, 2022 e i più recenti di quest’anno con truppe azere oltre il confine armeno e violazione del corridoio di Lachin, e dimostra in effetti tendenza ad avvicinarsi all’Occidente.

Le truppe di frontiera russe sorvegliano da tempo i confini Armenia-Turchia e Armenia-Iran, schierate in parti del confine con l’Azerbaijan. Altri 2.000 caschi blu russi si trovano in Nagorno-Karabakh, per un mandato di 5 anni che scade nel 2025. La Russia, per altro, è anche il principale partner commerciale dell’Armenia, e la dipendenza economica non ha fatto che crescere dall’inizio della guerra in Ucraina. Oltre a tutto il resto, il primo ministro Pashinyan ha invitato il parlamento alla ratifica dello Statuto di Roma, della Corte penale internazionale, nonostante le obiezioni di Mosca.

La motivazione dell’Armenia è quella di citare in giudizio l’Azerbaijan per i suoi crimini contro la popolazione armena.

La posizione della Russia rischia di aprire uno spazio per la Turchia, che sostiene l’Azerbaijan, che non ha mai rinunciato alle relazioni nella regione. Ankara ha condannato e non riconosciuto le elezioni nel Nagorno Karabakh, ma Erdogan ha affermato che chiamerà il presidente armeno per discutere della contrarietà turca e trovare una soluzione diplomatica al problema, tenendo ben conto la convenienza degli accordi sul gas naturale dell’Azerbaijan…Nel frattempo, però, si moltiplicano le notizie su concentramenti di truppe azere, armene e iraniane ai relativi confini.

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