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Artsakh - Pericolo di una nuova aggressione dell’Azerbaijan

Assadakah Yerevan - Decisa e determinata condanna per la decisione di Turchia e Israele di inviare armamenti all’Azerbaijan, che mostra ancora una volta di non volere la normalizzazione e la pace nel Caucaso meridionale. La situazione ci complica, con il reale rischio di una ripresa delle ostilità contro la pacifica Repubblica dell’Artsakh, o Nagorno-Karabakh, e il coinvolgimento dell’intera regione in un conflitto che coinvolgerebbe la altrettanto pacifica Armenia, a causa della politica di aggressione dell’Azerbaijan, senza dimenticare la Russia.

Le autorità armene hanno infatti deciso di ritirarsi dal Collective Security Treaty Organisation (Csto), Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, alleanza per la difesa, nata il 15 maggio 1992 per volontà di sei nazioni appartenenti alla Comunità degli Stati Indipendenti, cioè Armenia, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan, Tagikistan, ex repubbliche socialiste sovietiche, e aperta all’adesione di altri Paesi.

La situazione è ad alto rischio, e si confida nella missione diplomatica del presidente francese Emmanuel Macron atteso proprio a Yerevan il 9 e 10 settembre per una visita ufficiale di Stato, il quale farà poi tappa nella capitale azera Baku.

I segnali di una escalation sono reali, specialmente i massicci movimenti di truppe azere lungo i confini fra Azerbaijan, Artsakh e Armenia.

Nel frattempo, il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha incontrato il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo (che ha personalmente guidato uno dei convogli umanitari), per pianificare l’invio di aiuti alla popolazione del Nagorno-Karabakh e ha evidenziato le violazioni azere, le cui truppe hanno bloccato alcuni convogli in transito nel corridoio di Lachin, dimostrazione della politica di Baku che peggiora inevitabilmente la crisi umanitaria.

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