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Artsakh - Prosegue il blocco azero e Pashinyan chiede aiuto alla Comunità Internazionale


Letizia Leonardi (Assadakah Roma News) - Prosegue e si aggrava sempre di più l'emergenza umanitaria in Artsakh dove 120 mila armeni sono bloccati, senza poter avere cibo e medicine, da pseudo ambientalisti azeri che hanno bloccato il corridoio di Lachin, l'unica via di comunicazione tra la piccola autoproclamata Repubblica e l'Armenia e, di conseguenza, con il resto del mondo. Altri tre pazienti sono stati trasferiti oggi, con estrema difficoltà e con l'intervento della Croce Rossa, in strutture specializzate a Yerevan. Il 12 gennaio sarà un mese di agonia per la popolazione armena dell'Artsakh che non può lasciare o entrare nel proprio territorio e ricevere beni di prima necessità dal resto del mondo. Anche agli aerei è impedito di atterrare per portare perfino beni di prima necessità. L'Azerbaijan infatti ne ha minacciato l'abbattimento. Prova questa che per gli azeri non si tratta di questioni ambientaliste ma piuttosto di mettere in atto una pulizia etnica, un altro genocidio, attraverso lo sfinimento dell'intera popolazione armena.

Gli Stati Uniti, preoccupati da questa grave situazione umanitaria, hanno più volte chiesto all'Azerbaijan e alla Russia di ripristinare immediatamente l'unica via d'accesso ma gli azeri continuano a fare orecchie da mercante e a protestare. Intanto, mentre pseudo ambientalisti azeri tengono ancora bloccata la strada lungo il corridoio di Lachin (Berdzor), i soldati dell’Azerbaijan hanno appiccato il fuoco alle foreste a monte di Goris, in territorio armeno, occupato, il 13 dicembre, dalle truppe di Baku. Ma su questo ennesimo atto vandalico e di provocazione c'è un giallo. Il Ministero della Difesa dell’Armenia ha infatti dichiarato che il fuoco non è stato provocato dagli azeri, contrariamente da quanto sostenuto dalle autorità locali. Ma allora cosa è successo? Non è possibile, con il clima freddo, che si tratti di autocombustione e quindi chi avrebbe dato alle fiamme i boschi della zona? È di ieri poi la notizia dell'aggressione azera nei confronti del conducente di un trattore che svolgeva lavori agricoli nel villaggio di Hatsi, nella regione di Martuni, nell'Artsakh. Fortunatamente l'autista non è rimasto ferito ma il mezzo è stato raggiunto da visibili colpi di arma da fuoco.

Il Premier armeno Nikol Pashinyan, ha parlato della situazione dell'Artsakh (Nagorno Karabakh) anche nella prima riunione di Gabinetto del 2023 sottolineando che, nonostante i vari appelli per sbloccare il corridoio di Lachin, e le diverse reazioni internazionali l'Azerbaijan non intende fare alcun passo indietro. "Chiudendo il corridoio di Lachin - ha dichiarato Pashinyan - l'Azerbaijan sta violando gravemente il suo impegno firmato nella dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020. Ciò solleva seri dubbi sull'affidabilità di Baku. Tra l'altro l'Azerbaijan sta cercando di rimproverare all'Armenia il fatto di non adempiere ai suoi obblighi. Cosa che è assolutamente non veritiera. Per quanto riguarda la chiusura del corridoio di Lachin, a mio parere, la ragione più profonda e reale è che gli azeri non vogliono che gli armeni del Nagorno-Karabakh continuino a vivere nella loro patria. La comunità internazionale ha però iniziato a capire la vera politica aggressiva dell'Azerbaijan e la sua intenzione di compiere sugli armeni del Nagorno Karabakh una pulizia etnica". Il Primo Ministro armeno chiede azioni più concrete da parte della comunità internazionale. Il 30 dicembre 2022 è stato istituito un gruppo di lavoro guidato dal vice primo ministro Tigran Khachatryan per sostenere il popolo del Nagorno Karabakh nella gestione della crisi umanitaria. Il gruppo ha già tenuto diverse riunioni e sta prendendo decisioni molto importanti di intervento umanitario. " Facendo riferimento all'attuale situazione nella regione in generale - ha scritto in una nota il portavoce del Ministero degli Affari Esteri dell'Armenia - devo riaffermare l'impegno della Repubblica di Armenia ad eseguire quanto previsto dagli accordi trilaterali del 9 novembre 2020, dell'11 gennaio e del 26 novembre 2021, del 31 ottobre 2022, nonché degli accordi della riunione di Praga del 6 ottobre 2022. Vorrei anche sottolineare che il continuo blocco del corridoio di Lachin rende ancora più necessario l'invio di una missione internazionale di accertamento dei fatti nel Nagorno Karabakh e nel corridoio di Lachin, ed è necessario compiere sforzi continui in questa direzione".



Anche lo storico turco Taner Akçam ha espresso preoccupazione per il blocco del corridoio Lachin e la conseguente crisi umanitaria. Ha inviato a tutti gli armeni i suoi auguri di buon Natale e ha ribadito che il suo e i cuori del popolo turco sono, in questi giorni difficili, con gli armeni del Nagorno Karabakh (Artsakh).

Akcam, in un suo post sul social Facebook, ha scritto: "Più di 120.000 persone sono sotto assedio azero in condizioni incerte sul loro futuro. E il mondo, sfortunatamente, sta chiudendo un occhio su ciò che sta accadendo proprio davanti a noi".




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