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Egitto - Un nuovo film sulla donna

Assadakah News Agency - Una proposta decisamente fuori dagli schemi, e altrettanto pregevole, sia per trama, che per fotografia e soprattutto sapiente regia. Si tratta de “Il capofamiglia”, di Omar El Zohairy. Racconta di una baraccopoli ai margini del mondo, di una madre sottomessa e silente che spende tutte le energie per allevare i figli e soddisfare un marito autoritario. Il ritmo monotono delle sue giornate è interrotto dal compleanno di uno dei suoi bambini. Per l'occasione prepara una torta e gonfia palloncini mentre il consorte ingaggia un mago ciarlatano che lo trasforma in pollo. La donna non ha altra scelta che uscire dai confini imposti e assumere il ruolo di capofamiglia. Fuori non è facile per una donna senza marito. Tra forza di volontà e gesti di solidarietà, riuscirà comunque nell'impresa, garantendo la sopravvivenza dei suoi figli e guadagnando finalmente la sua indipendenza. Il capofamiglia è un film radicale e radicalmente singolare. È la storia di un trucco di magia andato storto. Una storia di polli metaforici, che hanno conosciuto momenti di gloria nelle riflessioni di molti pensatori ("il pollo di Diogene").

È ancora la storia di un uomo che si trasforma in pollo o piuttosto di una donna che se la cava come può in un modo di marmi e guano. Perché Omar El Zohairy costruisce un'estetica di deiezioni attraverso piani che si susseguono perfetti, ficcati da qualche parte in un Egitto irreale, in un agglomerato urbanistico e spettrale del Cairo. Una necropoli di vivi dove i fumi insalubri avvelenano il cielo, dove l'affitto, i debiti e la sporcizia si accumulano trasformando la vita di una famiglia in un pollaio.

Il film non dona nessun nome ai suoi personaggi, nessuna geografia ai luoghi, nessun altro orizzonte che l'edificio fatiscente in cui alloggiano, nessun altro paesaggio che le architetture industriali e le ciminiere di una compagnia mineraria. In questa “terra di nessuno” una donna si affranca, un pollo agonizza, un mendicante risorge e un regista si rivela, ridimensionando la "Nuova Repubblica", cavallo di battaglia del presidente Abdel Fattah al-Sisi che ha fatto della riqualificazione del territorio una delle sue priorità.

“Il capofamiglia” è la cronaca semplice di una famiglia ordinaria che lotta per sbarcare il lunario e sopravvivere in un misero appartamento di un quartiere popolare e proletario. È una favola senza senso che ne cerca uno in ogni angolo lurido della città, dove l'emergenza è permanente e i diritti umani un disegno lontano.

Lo sguardo è quello di uomo, il regista, su una donna che accetta la sfida dentro un mondo patriarcale e sotto una dittatura. A regnare nel film è soltanto il denaro, banconote unte e bisunte, contate e ricontate. In un Egitto presunto che cade a pezzi, tra magia nera e ignoranza, Il capofamiglia combina con grande audacia realismo magico e poesia sociale, mettendo a dura prova lo spettatore col suo miserabilismo testardo su cui il film inciampa e si sporca, letteralmente. Omar El Zohairy ci crede, crede alla sua premessa strampalata, crede in quella storia 'da non credere' dove l'assurdo infiltra il reale senza battere ciglio. La cavalca ostinato e concentrato sulla sua protagonista muta che esce finalmente di casa, incontrando gli altri, liberandosi e facendosi carico della famiglia.

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