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Gaza – L’appello del parroco Gabriel Romanelli


(a cura dell’Ambasciata di Palestina in Italia) - Padre Gabriel Romanelli, sacerdote argentino che vive da 25 anni in Medio Oriente, è il parroco di Gaza. Da lì lancia questo appello: “La situazione umanitaria è veramente tragica. La parola più usata dalle persone è “trauma”. Noi, nel nostro piccolo,

cerchiamo, attraverso la Caritas, le nostre scuole e le istituzioni parrocchiali, di arrivare al maggior numero possibile di famiglie. Cerchiamo di essere vicini alla popolazione innanzitutto con attività rivolte ai bambini e ai ragazzi, in modo da farli sentire ancora vivi. Oltre a questo, continua l’emergenza sanitaria”. A proposito del "nuovo meccanismo" per distribuire gli aiuti umanitari forniti dal Qatar alla Striscia di Gaza attraverso le Nazioni Unite, padre Romanelli dice che “accordi di questo tipo servono affinché Gaza non continui a essere isolata.

Dodici anni di embargo hanno prodotto quella che si è rivelata una sorta di ‘punizione collettiva’". Tuttavia, aggiunge, “la popolazione di Gaza, compresa quella cristiana, non ha più grandi speranze. Fin quando non vedrà una pace e una giustizia solide, non potrà avere molte speranze (…). La popolazione è scoraggiata. Noi cristiani a Gaza siamo più di mille, di cui 134 cattolici. Le difficoltà vengono vissute da noi come accade per il resto della popolazione”.

Intanto, nei territori palestinesi i giovani continuano a morire. Pochi giorni fa, le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso il 16enne Imad Hashash, nel campo profughi di Balata, a est della città occupata di Nablus, in Cisgiordania. Il Direttore dell'unità di emergenza della Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) di Nablus, Ahmad Jibril, ha affermato che nel corso di un raid volto ad effettuare alcuni arresti le forze israeliane hanno sparato a Imad, che si trovava sul tetto di casa sua. Il Ministero della Salute ha spiegato che Imad, colpito alla testa, è stato portato d'urgenza al Rafidia Surgical Hospital, dove è stato dichiarato morto poco dopo. Il Primo Ministro Mohammad Shtayyeh ha denunciato questo omicidio, invitando il mondo a considerare le autorità di occupazione israeliane responsabili dei continui crimini contro il popolo palestinese.

L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente, profondamente colpita e rattristata dalla morte di Imad, che frequentava la scuola UNRWA per i ragazzi del campo profughi, ha rilasciato un comunicato in cui denuncia il numero crescente di cittadini palestinesi uccisi dalle forze di occupazione e chiede a Israele di limitare l’uso della forza, ricordando che “fino a quando il controllo militare degli israeliani sui civili palestinesi non cesserà, le forze militari israeliane dovranno proteggere le vite ed assicurare la dignità dei palestinesi che vivono sotto il loro controllo”.


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