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Gerusalemme - Accanite proteste per nuova provocazione israeliana

Assadakah Amman - Il mondo arabo, con in testa palestinesi e Regno Hashemita di Giordania (custode della Sacra Moschea di Al-Aqsa), esprime forti proteste per il nuovo atto provocatorio del ministro della Sicurezza Nazionale israeliano, Itaman Ben Gvir, leader della destra radicale, che ancora una volta si è recato, con una nutrita scorta di militari e polizia, alla Spianata delle Moschee di Gerusalemme. A innescare la reazione del mondo arabo, però, non è stata tanto la presenza del ministro israeliano, quanto le parole pronunciate pubblicamente sul luogo: “Noi siamo responsabili di Gerusalemme e di tutto Israele". Il governo di Giordania, Egitto e di altri Paesi arabi fra cui Qatar ed Emirati, parlano di preordinata e calcolata provocazione, e di aperta violazione del terzo luogo più sacro dell’Islam.

Non è la prima volta che Ben Gvir, già contestato e condannato per istigazione al razzismo, sale sulla Spianata, questa volta, tuttavia, ha aspettato la fine del Jerusalem Day, il Giorno in cui Israele celebra la presa della parte est della città (zona Vecchia compresa) che nel 1967 all'epoca della Guerra dei 6 Giorni era sotto controllo giordano. Una riunificazione che la comunità internazionale non riconosce.

"Gerusalemme - ha spiegato, postando le sue parole sui social - è la nostra anima", e a respinto gli avvertimenti di Hamas: "Tutte le loro minacce non serviranno a nulla, noi siamo responsabili di Gerusalemme e di tutta la terra di Israele".

La visita - Ben Gvir era accompagnato dal capo della polizia e altri funzionari - è stata immediatamente condannata dalla Giordania che, in base agli accordi internazionali ha un ruolo di vigilanza sullo status quo del luogo. Il portavoce del ministro degli Esteri di Amman Sinan Majali ha parlato di atti di provocazione e da condannare. Rappresentano una palese violazione - ha specificato, citato dalla Petra - della legge internazionale, così come del suo storico e legale status quo e dei luoghi santi". Majali ha poi fatto appello alla comunità internazionale ad "assumere azioni rapide e decisive per porre fine a queste pratiche". Il portavoce di Amman ha quindi ricordato che "il santo compound, che si estende su un'aerea di 144 dunam (0,144 kmquadrati), è luogo di fede esclusivamente musulmano e il Dipartimento per gli Affari e la Moschea di al-Aqsa è l'unica autorità responsabile della cura di tutti gli affari del luogo e degli ingressi". Da Ramal lah, capitale amministrativa della Cisgiordania, Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente Abu, ha denunciato "un aperto assalto al luogo santo che avrà conseguenze serie". "I tentativi di Itamar Ben Gvir e i suoi simili estremisti di cambiare lo status quo sulla Moschea di al-Aqsa sono da condannare e falliranno".

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