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Gerusalemme – Netanyahu, nemico della pace

Assadakah Beirut - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato l’intenzione di rendere più facile per gli israeliani ottenere armi da fuoco. L’annuncio di Netanyahu arriva in mezzo all’escalation di violenza a Gerusalemme Est occupata. Durante una riunione del gabinetto di sicurezza, Netanyahu ha promesso di accelerare i permessi di armi per i cittadini israeliani e di intensificare gli sforzi per raccogliere “armi illegali”. Ha aggiunto che anche le case dei sospetti assalitori sarebbero state sigillate immediatamente prima della demolizione “per esigere un prezzo aggiuntivo da coloro che sostengono il terrorismo”. Il suo ufficio in seguito ha affermato che anche i benefici della previdenza sociale per le famiglie degli aggressori saranno cancellati. Inoltre, ha promesso nuove misure per “rafforzare” gli insediamenti israeliani illegali nella Cisgiordania occupata, ma non ha fornito dettagli.

Nel frattempo, proseguono le proteste in tutto il Paese conto il governo Netanyahu. Per la quarta settimana consecutiva decine di migliaia di israeliani sono scesi in piazza. Come nelle scorse settimane, la protesta è stata diretta principalmente contro le modifiche proposte dal governo che mirano a indebolire il sistema giudiziario. I manifestanti hanno gridato “No alla dittatura, Sì alla democrazia”. Alcuni manifestanti hanno anche criticato il trattamento riservato dal paese ai palestinesi. “Non c’è democrazia con l’occupazione”, diceva un cartello.

Dieci morti dopo l’incursione delle forze speciali israeliane a Jenin per sventare, dice Israele, la preparazione di un attentato. Sette morti per gli spari di un palestinese in sinagoga a Gerusalemme per ritorsione. E poi altre due persone ferite, sempre a Gerusalemme. Sono le ultime tragedie che hanno segnato i rapporti tra Israele e Palestina e che rischiano di infiammare ancora il Medio Oriente.

Quello che è accaduto in sinagoga e, sempre a Gerusalemme, il ferimento di due israeliani ad opera di un ragazzo di 13 anni che la polizia dice di aver “neutralizzato”, termine che in moltissimi casi vuol dire ucciso, non sono fatti sorprendenti perché si collocano in una scia di sangue che riguarda soprattutto la Cisgiordania e Gerusalemme Est che va avanti da oltre un anno e mezzo. Sono episodi quasi mai ad opera di militanti di Hamas e della Jihad islamica ma di miliziani palestinesi che non appartengono alle fazioni tradizionali e dovuti all’intervento all’interno delle città palestinesi, e in particolare dei campi profughi di Nablus e Jenin, delle forze speciali israeliane.

È sorprendente il comportamento in questo ultimo anno e mezzo dei mezzi di informazione di massa, in particolare europei, prima ancora che americani. La prova è venuta proprio l’altra mattina: i più diffusi siti web italiani, che si riferiscono ai più diffusi quotidiani italiani, non avevano neanche la notizia di quello che era successo nel campo profughi di Jenin la sera precedente, con l’uccisione di oltre dieci civili militari palestinesi ad opera delle forze speciali israeliane. La notizia è apparsa come corollario della strage davanti alla sinagoga perché alcune fazioni, in particolare Hamas e la Jihad, hanno detto che era la vendetta per quello che era accaduto a Jenin.

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