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Giornalista russo sequestrato e torturato per inchiesta su aiuti Russia-Italia

Assadakah Roma News - Pavel Broska Semchuk, per sfuggire ai servizi segreti del suo Paese, si è ora rifugiato in territorio italiano. Il giornalista da anni critica Vladimir Putin e denuncia le difficoltà di fare informazione onesta in Russia, dove ogni errore si paga con la prigione o addirittura con la vita. I servizi segreti hanno perquisito la sua casa, lo hanno prelevato e sottoposto a violente, perché aveva pubblicato rivelazioni sulla natura di una delle operazioni di aiuto predisposte da Putin verso l’Italia.

“Dopo aver scritto questo articolo mi è stato chiesto di cancellarlo, altrimenti sarei stato licenziato dalla redazione. Mi sono rifiutato e mi hanno cacciato, poi sono stato prelevato da qualche organizzazione e portato in una località segreta che ancora oggi non so dove sia, mi hanno tenuto lì per tre giorni e picchiato ripetutamente”.

L’inchiesta riguarda una spedizione umanitaria che avrebbe dovuto portare a Napoli circa un milione di mascherine. “Quando mi hanno portato via non capivo dove fossi, le persone non avevano uniformi e non si sono identificate”, ha raccontato Broska, “Hanno cercato di strapparmi delle confessioni, poi mi hanno portato via e gettato fuori dall’auto, dicendomi di sparire o avrebbero avviato un procedimento penale inventato”.

In Italia, Pavel Broska è assistito dall’avvocato Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere Penali Internazionali. “Dopo il 24 febbraio”, prosegue il giornalista, “non c’è libertà di parola in Russia, io me ne sono dovuto andare perché venivo minacciato di morte, per chi è rimasto è ancora peggio. C’è un’unica grande macchina di giornalisti finanziati dallo Stato che produce le stesse informazioni su qualsiasi canale”.

In fuga non dalla guerra, quindi, ma dall'intelligence russa, ha trovato rifugio nel Bresciano. Il giornalista dissidente ora chiede asilo politico e il visto per la moglie e la figlia, che sono ancora in Russia.

Pavel aveva scoperto che dietro a quella spedizione si nascondeva in realtà un piano contro la NATO. Accettando la fornitura, infatti, l'Italia si sarebbe messa in imbarazzo di fronte all'Unione Europea, che aveva già varato sanzioni contro la Russia per l'annessione della Crimea nel 2014. A causa di quell'articolo, Broska sarebbe stato sequestrato e torturato dai servizi segreti del Cremlino che lo hanno accusato di essere una spia e di lavorare per gli europei. Ora è al sicuro, nel Bresciano, ma teme per la moglie e la figlia che sono ancora in Russia. Assistito dalle camere penali di diritto europeo e internazionale, Pavel Broska Semchuk vuole salvare sé stesso e la sua famiglia e anche creare un quotidiano per gli esuli russi nel mondo per diffondere notizie "in maniera oggettiva, veritiera e democratica".

Tramite i suoi legali ha lanciato un appello alle autorità italiane - riportato dal Corriere della Sera - "affinché concedano quanto prima asilo politico a lui e il visto alla moglie e alla figlia, ancora in balìa delle possibili rappresaglie dell'intelligence di Mosca".

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