Lega Araba - Il piano che può cambiare il Medio Oriente
- Roberto Roggero
- 9 ore fa
- Tempo di lettura: 3 min
Roberto Roggero* - Da molti anni si sta cercando di giungere a una soluzione che possa finalmente dare la tanto meritata pace al Medio Oriente, e il particolare alle popolazioni di Gaza, Cisgiordania, Libano e Siria. Oggi la escalation del conflitto israelo-palestinese sta allontanando le speranze di pace, specialmente perché il governo sionista di estrema destra israeliano, che anela alla realizzazione del “Grande Israele” si sta facendo beffe di qualsiasi provvedimento internazionale, di ogni risoluzione ONU e delle pressioni delle organizzazioni umanitarie, e sempre più impunemente sta preparando le operazioni per la totale invasione militare della Striscia di Gaza e la successiva annessione della Cisgiordania.
In questo drammatico scenario, la Lega Araba continua il proprio impegno politico e diplomatico, per giungere a una soluzione della crisi, proponendo un progetto che può realmente raggiungere l’obiettivo, nel rispetto della dignità dei popoli coinvolti.

Già nel 1982, l’allora principe Fahd bin Abd al-Aziz Al Saud, poi diventato re dell’Arabia Saudita, aveva proposto, dalla città di Fez, in Marocco, una soluzione del conflitto, per altro mentre infuriava la guerra civile in Libano, aggravata dall’iniziativa israeliana, con la fallimentare operazione “Pace in Galilea”, e i combattimenti fra Siria e Israele.
La proposta del principe Fahd era incentrata sul ritiro delle forze armate israeliane dai territori occupati nel 1967, ovvero Gaza, Cisgiordania, Alture del Golan e il territorio delle fattorie di Shebaa in Libano, e prevedeva il ritorno dei profughi e sfollati palestinesi nella propria terra e lo sgombero delle colonie illegali israeliane, con la formazione di uno Stato Palestinese con Gerusalemme Est come capitale.
All’epoca si parlava anche di una “Gerusalemme araba”, senza tuttavia citare esplicitamente Israele ma affermando che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite avrebbe garantito la pace per tutti gli Stati della Regione, incluso uno Stato palestinese indipendente e uno Stato ebraico. In pratica, la tanto agognata Soluzione a Due Stati.
Un progetto che rappresentava un passo importante per cercare di gettare le basi per la soluzione del conflitto, che venne soffocato sia dal contesto storico che dalla incomunicabilità fra le parti in causa, annullando qualsiasi tentativo di pacificazione.
Fu poi la volta del principe saudita Abdallah che, nel 2002 da Beirut, e ancora in un contesto di conflitto (Seconda Intifada e rappresaglia israeliana) presentava una edizione riveduta del piano, con importanti aperture, citando espressamente le Risoluzioni ONU 242 e 338 e il concetto di “terra in cambio di pace”.
Il piano della Lega Araba manteneva la richiesta del ritiro israeliano dai Territori Occupati, una giusta soluzione sui profughi secondo la Risoluzione ONU 194, la formazione di uno Stato palestinese indipendente in Cisgiordania e Gaza, con capitale Gerusalemme Est. Gli Stati arabi si dichiaravano disposti a considerare terminato il conflitto con Israele, a stipulare un accordo di pace, e a garantire la sicurezza per tutti gli Stati della Regione. Anche in questo caso, ogni sforzo diplomatico fu poco utile.
Nel 2007, con una nuova proposta del piano di pace, per la prima volta l’allora primo ministro israeliano Ehud Olmert si dichiarava disposto a incontrare i capi di Stato e primi ministri dei Paesi arabi per un negoziato finalmente costruttivo, mentre il Medio Oriente era ancora preda di continui disequilibri, conflitto a bassa intensità o conflitti dichiarati, ma ancora una volta il tentativo fu infruttuoso.
La Lega Araba dimostra ferrea volontà di non cedere alle ripercussioni di una guerra che, se dovesse protrarsi ancora, segnerebbe una svolta senza precedenti soprattutto per la popolazione palestinese. Di fronte ai reiterati rifiuti israeliani, e alle continue escalation del conflitto, l’impegno della Lega degli Stati Arabi non si permette passi indietro, e porta avanti i principi di legalità internazionale, diritti umani e volontà di arrivare finalmente a un Medio Oriente pacifico e in una nuova fase di sviluppo.
(*Direttore responsabile Assadakah News)
Comments