Monaco di Baviera - In collaborazione con l'Università di Baghdad scoperto inno babilonese
- 7 lug
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Elisabetta Pamela Petrolati (Assadakah News) - Grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale riemerge un testo millenario, una nuova finestra sulla cultura e i valori della Mesopotamia antica.
La scoperta del testo, riportante l’antico inno babilonese, si deve alla collaborazione internazionale tra l’Università di Baghdad e la Ludwig Maximilian Universitat di Monaco di Baviera, che dal 2018 stanno digitalizzando ogni frammento cuneiforme mai ritrovato. Un impulso decisivo è arrivato grazie all’introduzione dell’intelligenza artificiale, che analizza i testi sulla piattaforma digitale Electronic Babylonian Library alla ricerca di connessioni e ricostruzioni.
Il testo, studiato dal professor Enrique Jiménez e dal suo collega iracheno Anmar Fadhil, è diviso in sei sezioni:
1. Lode a Marduk, apertura con gli epiteti del dio.
2. Discorso di un altro dio rivolto a Marduk, che ne esalta la generosità e il ruolo di protettore dei bisognosi.
3. Esagil, il tempio di Marduk, descritto come “realizzato con arte” e punto d’accesso all’oltretomba.
4. La città di Babionia, con leggi perfette e una descrizione poetica della primavera che sboccia tra erbe e fiori.
5. I cittadini babilonesi, visti come giuasti, rispettosi delle leggi, generosi con i prigionieri.
6. Rispetto per gli stranieri, anche se questa parte è fortemente frammentata.
Secondo gli studiosi l’autore dell’inno era probabilmente un sacerdote che offrì una rara testimonianza sulle visioni del mondo naturale, sul ruolo delle donne, sui valori sociali e sulle origini mitiche della civiltà babilonese.
“Fu scritto da un babilonese desideroso di lodare la propria città - ha dichiarato Jiménez - descrive gli edifici urbani ma anche come le acque dell’Eufrate portino la primavera e rendano verdi i campi. Una meraviglia, considerando quanto la letteratura mesopotamica sia avara nelle descrizioni naturalistiche.”
Per oltre cinquecento anni i bambini babilonesi impararono a memoria un inno di 250 versi che celebrava la grandezza della loro città, Babilonia, i suoi cittadini e il dio protettore Marduk. Una città da lodare, descritta come un giardino colmo di frutti, abitata da persone generose e sagge.

Composto intorno al 1000 a. C., l’inno venne copiato fedelmente su tavolette d’argilla da generazioni di scribi ma, incredibilmente, è rimasto sconosciuto agli studiosi moderni fino a tempi recentissimi.
È stato proprio l’algoritmo, guidato dal professor Enrique Jiménez, a identificare trenta manoscritti collegati all’inno, datati tra il VII e il I secolo a.C.. Un lavoro che, secondo Jiménez, avrebbe richiesto decenni senza il supporto dell’intelligenza artificiale. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Iraq e sono definiti come una scoperta fondamentale per l’assiriologia (disciplina che studia le civiltà degli Assiri e Babilonia), con l’obiettivo principale di recuperare e ricostruire un patrimonio perduto.







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