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Music for Peace - Da Genova al Sudan per aiutare la gente

Assadakah News Agency – Attiva ormai da diversi anni, nelle più critiche aree di crisi del mondo, la associazione Music for Peace, fondata e presieduta da Stefano Rebora, è nota per portare aiuti mai in denaro o valori, ma in generi di prima necessità, materiali sanitari e sostentamento alimentare.

Gli operatori di MfP sono in Sudan da tempo, come a Gaza e in altre zone di emergenza. Lo scorso 14 aprile lo stesso Stefano Rebora si è trovato di fronte allo scoppio di questa nuova ondata di violenza. A gennaio o febbraio è prevista una nuova missione, per aiutare la popolazione stremata del Sudan, dopo l’edizione del Festival Music di dicembre, grazie al quale è stata effettuata la raccolta di generi di supporto".

Niente denaro, ma aiuto concreto

L’idea, con raccolte di beni di prima necessità, ha già permesso di trasferire centinaia di tonnellate di aiuti umanitari. La musica e il ritmo sono il modo migliore per comunicare con i giovani, e noi abbiamo riadattato uno spazio di circa 4mila metri quadri, con un piazzale che la trasforma in una piccola città. Si tengono concerti per le raccolte degli aiuti da inviare. Questa settimana hanno suonato i Modena City Ramblers ma il concetto non cambia. Portare pacchi e beni di prima necessità per partecipare a una serata, vuol dire essere consapevoli di quali siano gli scopi e di chi si vuole aiutare.

Riguardo al Sudan, Stefano dichiara: “L’ultima volta siamo stati a Omdurman, sulla riva del Nilo, di fronte alla capitale Khartoum. Con il supporto dell’Agenzia Italiana Cooperazione allo Sviluppo, e in rete con ong locali partner, abbiamo portato dieci tonnellate di farmaci e attrezzature mediche e 80 tonnellate di alimenti, cioè 4mila pacchi-famiglia da 20 chili, che sono stati consegnati porta a porta e sono andati via in un attimo perché i bisogni sono enormi.

"La gente è allo stremo"

Le regioni orientali, fino a Port Sudan in riva al mar Rosso, sono sotto il controllo dell’esercito guidato dal generale Abdel Fattah Al-Burhan. Khartoum e altre zone occidentali, in particolare nel Darfur, sono invece presidiate dai paramilitari delle Forze di Supporto Rapido del generale Mohamed Hamdan Dagalo. Passare da una zona all’altra può essere pericoloso e suscitare sospetti da parte dei belligeranti. Le aree sicure sono sempre meno: da Port Sudan a Kassala, nell’est, e poi a nord, verso l’Egitto. Il Nilo sembra sempre di più la linea di demarcazione tra le due forze: a ovest i paramilitari ribelli, a est l’esercito, e nel mezzo ci sono i civili…”.

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