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Niger - Una situazione delicata

Lorenzo Utile - L’africa occidentale, parte fondamentale del continente da diversi punti di vista, è di nuovo in disequilibrio. Suda, Burkina Faso, Chad, Mali, pochi giorni fa Sierra Leone, dove un gruppo di alti ufficiali dell’esercito sono stati arrestati per un tentativo di golpe contro il presidente Juliius Maada Bio.

Un problema le cui radici si perdono nel mosaico di potenti gruppi di famiglie e piccole oligarchie che si contendono i miliardari contratti con le multinazionali occidentali per la concessione delle riserve del sottosuolo e traffici di varia natura, nonché la conquista di una posizione di potere nello scacchiere geostrategico regionale.

Solo in Africa, dagli anni ’60 del Novecento, si sono registrati oltre 200 colpi di stato e guerre intestine, con milioni di vittime, che non hanno cambiato gli assetti dettati dalle grandi potenze economiche del mondo.

Il Niger non è estraneo a tale situazione, fin da quando ha ottenuto l’indipendenza dalla Francia nell’agosto 1960. Solo nella storia recente, un colpo di stato nel 2010 ha deposto Mamadou Tandja, poi nel 2011 al 2021 è stato eletto Mahmadou Issofou, per altro sopravvissuto a diversi attentati, fino al golpe di pochi giorni fa, capeggiato dal colonnello Adbrouhame Tchiani, che ha deposto Mohamed Bazoum, e per il quale molte nazioni si sono subito mobilitate per chiedere la normalizzazione, fra le quali UE, Ecowas e Francia, Stati Uniti, che chiedono ufficialmente il rilascio del presidente Bazoum e dei 180 tra ministri, parlamentari e politici arrestati.

La posta in gioco è notevole, non solo per i rischi che corrono le aziende occidentali che in Niger fanno man bassa di uranio e altri prodotti minerari, ma perché ad essere in gioco è un sistema di equilibri che fa del Niger la roccaforte dell’influenza francese e occidentale in Africa, molto diminuita, a vantaggio di Cina (che ha ottenuto contratti per la costruzione di numerose infrastrutture) e Russia (impegnata con il Gruppo Wagner contro i jihadisti del Mali, dopo anni di inefficacia delle forze francesi).

Parigi ha in Niger una importante base militare, nella quale l’Unione Europea ha investito parecchio per i presidi militari volti a mantenere la sicurezza, con progetti finanziati e programmi tra cui “Reforces Niger” e “European Peace Facility” che vedono la partecipazione anche dell’Italia.

In ogni caso, il colonnello Adbrouhame Tchiani ha fatto sapere di essere intenzionato a non cedere alle pressioni e di non voler rimettere il filo-occidentale Mohamed Bazoum al governo.

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