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Palestina – ANP e le richieste al presidente Biden

Assadakah Roma News - L'Autorità Nazionale Palestinese si sta preparando alla visita del presidente americano Joe Biden nella regione, prevista per il 13 luglio, durante la quale, dopo Israele, sarà nel Territori Occupati della Cisgiordania, per poi procedere verso l'Arabia Saudita e il Summite GCC+3, dove incontrerà i leader del Gulf Cooperation Council (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi, Qatar, Bahrain e Oman), di Egitto, Giordania e Iraq.

Wiam M. Shalhout, alto rappresentante dell'Autorità Palestinese e Direttore Generale della Commissione Anticorruzione, ha esposto le richieste ufficiali da presentare a Biden.


Anzitutto, la riapertura della missione diplomatica dell'OLP a Washington, chiusa dall'amministrazione Trump nel 2018 perché accusata di non volere negoziare direttamente con Israele gli accordi di pace. L'OLP però è inserita dal 1987 nella lista delle "Foreign Terrorist Organization" (nonostante un atto presidenziale abbia poi permesso il contatto fra il governo americano e l'organizzazione palestinese). L'Autorità Palestinese vorrebbe che Washington revocasse tale qualifica, ma non sembra essere nelle intenzioni di Washington.

In secondo luogo, la riapertura del consolato americano a Gerusalemme Est, anch'esso chiuso dall’ex presidente Trump, dopo aver spostato l'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo de facto Gerusalemme come capitale di Israele.

Terzo: sviluppo e cooperazione in ambito commerciale, scientifico e accademico fra USA e ANP e, a seguire, la revoca dei tagli agli aiuti internazionali americani ai palestinesi”, che erano stati voluti sotto l'amministrazione Trump. Recentemente, il direttore dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale Samantha Power ha detto al riguardo: "Vediamo molto entusiasmo da parte del governo di Israele nel riprendere questa assistenza verso i palestinesi, dato che… la stabilità economica gioca un ruolo fondamentale”.

La decisione di fermare gli aiuti era però legata all'Anti-Terrorism Clarification Act (ATCA), approvato dal Congresso e poi convertito in legge da Trump. La legge consente ai cittadini americani di citare in giudizio coloro che ricevono aiuti internazionali dagli Stati Uniti nei tribunali americani per presunta complicità in "atti di guerra”. Come riportato dai media internazionali e palestinesi, l'Autorità palestinese aveva pertanto inviato una lettera al dipartimento di Stato americano chiedendo di sospendere i finanziamenti per paura di azioni legali. A seguire, la richiesta di un'indagine statunitense sulla morte della giornalista palestinese (con cittadinanza anche americana) di Al-Jazeera, Shireen Abu Aqleh, uccisa intenzionalmente da un proiettile israeliano lo scorso maggio. Il Dipartito di Stato ha già detto che le indagini hanno rivelato che non è possibile determinare quale arma abbia ucciso la giornalista. Ultimo punto, che Israele sospenda l'espansione nella West Bank.

Da parte sua, Washington ha già avanzato delle richieste all'Autorità Palestinese. Una di queste è l'avvio di una transizione democratica della leadership. Il primo passo sarebbe quello di organizzare delle primarie all'interno di Fatah, al prossimo ottavo congresso del partito (le cui date sono ancora da definire).

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