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Piero Angela – Il saluto di Assadakah e del popolo algerino

Patrizia Ricci – Istituzioni, rappresentanti dei mezzi di informazione e popolazione, in Algeria, hanno dedicato ampio spazio, nel giorno dell’ultimo addio, al grande giornalista Piero Angela. A Roma, alla Sala del Campidoglio, si sono svolte le esequie del grande giornalista, scrittore e divulgatore, scomparso lo scorso 13 agosto all’età di 93 anni.

Nato a Torino nel 1928, Piero Angela è stato un grandissimo uomo di cultura, che ha saputo coniugare semplicità e rigore, innovando il linguaggio della divulgazione e dell'informazione scientifica e riuscendo a parlare a tutte le generazioni. Interprete di una TV di qualità ma alla portata di tutti, divulgatore di una cultura che sembra essere minacciata, sempre di più, dalla TV-spazzatura, qualunquista, disimpegnata, volgare; soprattutto negli ultimi tempi il suo impegno è stato rivolto alla sensibilizzazione sui temi della salvaguardia del Pianeta.

Con un linguaggio chiaro e preciso, comprensibile a tutti, Piero Angela ha realizzato programmi televisivi di divulgazione scientifica in stile anglosassone, con i quali ha fondato per la televisione italiana una solida tradizione documentaristica. Fra i suoi programmi di maggior successo “Quark” (1981) e "Superquark" (1995) e i numerosi derivati. Ed è stato co-autore di un altro programma di divulgazione, "Ulisse", che vede la luce nel 2001 ed è condotto dal figlio Alberto.

Se come divulgatore era molto conosciuto dal grande pubblico, non tutti sanno o ricordano che Piero Angela aveva iniziato la sua carriera giornalistica in Rai come cronista radiofonico, divenendo poi inviato e conduttore del tg. Proprio come inviato della Rai a Parigi, giovanissimo, nella metà degli anni '50, ha raccontato le tappe più significative della Guerra di Liberazione d’Algeria, a partire dalle conseguenze nella stessa Francia con il ritorno di de Gaulle e la fine della Quarta Repubblica, che condusse l'Algeria ad emanciparsi dal dominio coloniale francese, fino alla proclamazione dell'indipendenza il 3 luglio 1962, in seguito al referendum che due giorni prima aveva sancito la volontà degli algerini di recuperare la propria sovranità nazionale, dopo oltre un secolo di soggezione coloniale: il 5 luglio, anniversario della presa di Algeri da parte delle truppe francesi, è da allora festa nazionale.

In occasione dei 60 anni dell’indipendenza del Paese dalla Francia, le Teche Rai propongono su RaiPlay “Algeria: da colonia a nazione”, straordinaria antologia di servizi giornalistici della televisione pubblica italiana sulla guerra di liberazione algerina (1954-1962) tra i quali spicca l’intervista al leader del Movimento Nazionalista Algerino (distinto dal Fronte di Liberazione Nazionale) Messali Hajj nel gennaio 1959, realizzata proprio da Piero Angela.

L’intero lavoro di ricerca e digitalizzazione è stato realizzato dalla Direzione Teche in vista di una proiezione pubblica nell’ambito del convegno promosso dall’Ambasciata d’Italia ad Algeri lo scorso 26 marzo presso il prestigioso Museo dei Moudjahidin al quale Piero Angela aveva preso parte, e dedicato proprio al ruolo giocato della Rai nel racconto della guerra d’Algeria, ruolo definito “esemplare” anche da esponenti del governo algerino.

Piero Angela ha scritto anche diversi libri, sempre di carattere divulgativo: tra cui Nel cosmo alla ricerca della vita (1980); La macchina per pensare (1983) e Oceani (1991). Nel 2004 è stato insignito del titolo di Grande Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana e nel 2021 del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Da ultimo, ricordiamo la particolare attenzione rivolta ai giovani, nei quali Piero Angela vedeva il futuro del Paese: “Specialmente negli ultimi anni, non so perché, forse perché sono diventato un vecchietto, ma sento tanto affetto da parte della gente. Questo mi fa tanto piacere, soprattutto dai giovani. Mi ringraziano per tutto quello che io ho dato loro. Io penso che soprattutto loro mi hanno dato tante cose. Quindi alla fine dici: beh, alla fine questo lavoro di tanti anni è servito a qualcosa. È pieno di studenti che mi dicono: io ho fatto fisica, perché ho letto un suo libro, etc. Quindi vedi che il tuo lavoro in qualche modo è stato utile.”

Anche sulla morte, non è mancata la sua profondità di pensiero unita all’immancabile ironia: “Morire è un'avventura nei profondi abissi dell'inconscio e del subconscio, un viaggio verso la più lontana delle supernove e, al contempo, verso il più profondo dei fondali marini. Spero di riuscire a ricavarne del materiale per una nuova trasmissione...”.

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