top of page

Shwikar il sorriso d’Egitto che ha illuminato un’epoca

  • 14 ago
  • Tempo di lettura: 2 min
ree

Habih Bensalah (Assadakah News) - Si spegneva, Il 14 agosto del 2020, all’età di 82 anni, Shwikar, una delle attrici più amate e raffinate del cinema e del teatro egiziano. Con lei se ne andava non solo una stella dello spettacolo, ma una donna che, dietro il sorriso luminoso, nascondeva una vita segnata da gioie brevi e dolori profondi.

Nata il 4 novembre del 1938 in una famiglia benestante, Shwikar conobbe fin da piccola il privilegio e l’eleganza. Il suo sorriso, parte inseparabile del suo volto, annunciava ovunque arrivasse un’ondata di gioia e leggerezza. Ma la vita avrebbe presto incrinato quella serenità.

A soli 18 anni, per volere del padre Ibrahim Toub Saqal, sposò l’ingegnere Hassan Nafie, giovane ricco e promettente. Dopo appena due anni di matrimonio, però, una grave malattia portò via Nafie, lasciandola vedova e madre di una bambina, Menna Allah.

ree

Fu in quel momento che il richiamo della scena si fece irresistibile. Incoraggiata dal grande Abdel Warith Asr, nel 1960 debuttò nel film Il mio unico amore, accanto a Omar Sharif e Nadia Lutfi. La vera svolta arrivò poco dopo, quando conobbe per caso Fouad El Mohandes. La loro prima collaborazione teatrale, La segretaria tecnica (1963), diede il via a un sodalizio artistico e sentimentale indimenticabile.

Celebre la proposta di matrimonio, pronunciata da El Mohandes direttamente sul palco durante Ana Wa Huwa Wa Heya (“Io, Lui e Lei”): «Vuoi sposarmi, Biscuit?». Lei, pronta e ironica, rispose: «Certo, non sono affari suoi». Vent’anni di vita insieme, di successi e applausi, che si conclusero per la gelosia di lui. Il divorzio, tuttavia, non cancellò l’affetto reciproco né la stima professionale.

Ma la tristezza non smise mai di visitarla: la perdita del primo marito, la separazione da El Mohandes, la morte di numerosi familiari durante la guerra del giugno 1967. Eppure, Shwikar non si arrese mai al dolore. Credeva profondamente che l’arte dovesse portare sollievo alla gente, soprattutto nei momenti più bui.

Raccontava con emozione di quando Gamal Abdel Nasser le chiese di continuare a recitare My Fair Lady dopo la Guerra di Logoramento: «Vedeva un popolo frustrato e con il cuore spezzato. La nostra missione era portare un sorriso ai volti degli sconfitti». Lei e Fouad El Mohandes, pur provati, recitavano ogni giorno “pieni di dolore e angoscia”, convinti che il teatro fosse un balsamo per le ferite dell’anima collettiva.

ree

La sera del 14 agosto 2020, dopo una lunga battaglia contro la malattia, Shwikar si è spenta. Con lei si è chiuso un capitolo dorato dello spettacolo egiziano, fatto di grazia, ironia, e di un talento capace di far sorridere anche nei momenti in cui il cuore avrebbe voluto piangere.

Oggi, il suo ricordo resta vivo negli occhi e nel cuore di chi l’ha vista calcare il palco o illuminare lo schermo: una donna che trasformò la propria fragilità in arte, e l’arte in un dono per tutti.

Commenti


bottom of page