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Artsakh - Aia, Onu e Parlamento Europeo dalla parte degli armeni


Letizia Leonardi (Assadakah News Agency) – Sebbene ancora sotto una colpevole coltre di silenzio, la crudeltà dell’Azerbaijan, nei confronti degli armeni dell’Artsakh, non sta passando inosservata negli organismi istituzionali internazionali. Il Tribunale internazionale dell’Aia ha aperto, in questi giorni, un fascicolo sulla gravissima crisi in Artsakh (Nagorno Karabakh) a causa del blocco da parte degli azeri dell’unica via di collegamento necessaria per rifornire la popolazione di cibo e farmaci. Non solo, gli armeni sono da tempo senza gas e adesso anche senza energia elettrica e acqua potabile a causa di azioni di sabotaggio messe in atto dal governo di Baku. Anche la rete a fibre ottiche è stata messa fuori uso per ostacolare le comunicazioni. Uffici pubblici e anche le scuole non possono aprire. Ai ragazzi armeni dell’Artsakh viene quindi negato anche il diritto all’istruzione, oltre a quello alle cure e all’alimentazione. Il rischio di una catastrofe umanitaria è imminente. E sconcerta il fatto che l’Italia stia ignorando questa grave situazione stringendo nuovi accordi, anche militari, con il dittatore azero Aliyev.

Si attendono azioni concrete contro la politica aggressiva dell’Azerbaijan, si attendono provvedimenti urgenti sanzionatori. Intanto il Tribunale internazionale dell’Aia ha aperto un fascicolo sulla grave crisi in corso in Nagorno Karabakh. La popolazione, stremata da oltre un mese di isolamento, non può più attendere. Il corridoio di Lachin deve essere immediatamente aperto. Circa 120.000 abitanti, di cui quasi la metà anziani e bambini, sono ostaggio degli azeri. Anche negli ospedali la situazione à davvero gravissima perché i farmaci sono insufficienti e il trasferimento dei malati più gravi è ostacolato dalle autorità azere, provocando così diversi decessi per mancanza di cure. Niente può entrare in Artsakah ma le persone possono uscire da quei territori senza problemi in modo da concretizzarsi l'obiettivo dell’Azerbaijan: la pulizia etnica. La chiusura del corridoio di Lachin è solo l’ultimo atto della guerra lunga oltre trent’anni tra Azerbaijan e l’Armenia per il territorio conteso del Nagorno Karabakh, terra che ha radici armene e cristiane fin dall’antichità. E la violazione, da parte degli azeri, di tutte le leggi internazionali a tutela dei civili è stata anche denunciata dai Difensori dei diritti umani di Armenia e Karabakh. Il contingente di pace russo, presente sul posto non è riuscito a sbloccare la situazione e a proteggere la popolazione armena, anzi, Mosca è accusata di aver consentito il blocco dei confini e di non aver protetto l’Armenia dai ripetuti attacchi dell’Azerbaijan, secondo quanto dichiarato da Karen Ohanjanyan, attivista e fondatore a Stepanakert del Comitato Helsinki 92, organizzazione non governativa per i diritti umani. Il premier armeno Nikol Pashinyan ha annullato le esercitazioni previste, per la settimana scorsa, dal Trattato di sicurezza collettiva. Si tratta di una sorta di Patto militare che lega alcuni Paesi dell’ex Unione Sovietica. Segno questo che tra Armenia e Russia i rapporti sono un po' tesi. Anche l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, l'austriaco Volker Türk, chiede l'immediata e completa apertura del corridoio di Lachin. Dura anche la condanna del Parlamento Europeo all’Azerbaijan, che chiede, non solo la riapertura della strada, ma anche la liberazione dei prigionieri di guerra armeni ancora nelle mani del governo di Baku. Il Parlamento europeo ha considerato l'ultima aggressione militare dell'Azerbaigian del 12 settembre 2022, sul territorio sovrano dell'Armenia, una grave violazione del cessate il fuoco con gravi conseguenze sul processo di pace. Il Parlamento esprime inoltre preoccupazione per i crimini di guerra nei confronti degli armeni e sul trattamento disumano delle forze armate azere nei confronti dei prigionieri armeni. Ribadisce che l'integrità territoriale dell'Armenia non deve essere messa in discussione e invita l’Azerbaijan a ritirarsi immediatamente da tutti i territori della Repubblica d’Armenia. La risoluzione sarà messa ai voti proprio oggi.

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