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Bruxelles sotto assedio agricolo

  • 1 ora fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Ribal Khrais (Assadakah News)

 

Ribal Khrais
Ribal Khrais

Bruxelles ha vissuto nelle ultime ore una delle più significative mobilitazioni agricole degli ultimi anni, diventando il simbolo di una frattura sempre più evidente tra le politiche dell’Unione Europea e una parte consistente del suo mondo produttivo. Migliaia di agricoltori, provenienti da diversi Stati membri, hanno raggiunto la capitale belga con centinaia di trattori, paralizzando il quartiere europeo, portando la protesta direttamente davanti ai luoghi del potere decisionale dell’UE.

La manifestazione non è stata improvvisata, né limitata a una singola rivendicazione. Al contrario, rappresenta il culmine di un malcontento profondo e strutturale, che da mesi attraversa le campagne europee. Al centro della contestazione vi sono le prospettive future della Politica Agricola Comune, il timore di una riduzione delle risorse nel prossimo bilancio pluriennale dell’Unione e, soprattutto, la crescente apertura commerciale verso Paesi extra-UE, percepita come una minaccia diretta alla competitività degli agricoltori europei.

Particolare attenzione è stata rivolta all’accordo commerciale tra l’Unione Europea e il Mercosur, considerato da molti manifestanti un punto di rottura. Gli agricoltori denunciano il rischio di un afflusso massiccio di prodotti agricoli importati, spesso ottenuti, secondo standard ambientali e sanitari, meno rigorosi rispetto a quelli imposti ai produttori europei. Una concorrenza che, secondo le organizzazioni di categoria, rischia di comprimere ulteriormente i margini di profitto di un settore già sotto pressione.

Le strade attorno al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione sono state occupate da trattori e mezzi agricoli, mentre la protesta si è fatta via via più tesa.

In alcuni momenti si sono registrati scontri con le forze dell’ordine, che sono intervenute per contenere i disordini e garantire la sicurezza delle sedi istituzionali. L’uso di idranti e gas lacrimogeni ha segnato le fasi più critiche della giornata, restituendo l’immagine di una capitale europea attraversata da una forte tensione sociale.

Al di là degli episodi più spettacolari, la protesta di Bruxelles racconta una questione più ampia: il senso di isolamento e di incomprensione che molti agricoltori avvertono nei confronti delle istituzioni europee. Le normative ambientali, pur condivise negli obiettivi, vengono giudicate eccessivamente gravose se non accompagnate da un adeguato sostegno economico. A questo si aggiunge la richiesta di prezzi equi, capaci di coprire i costi di produzione e garantire la sopravvivenza delle aziende agricole, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni.

La manifestazione di Bruxelles non è un episodio isolato, ma parte di una mobilitazione più ampia che negli ultimi mesi ha interessato Francia, Germania, Paesi Bassi, Italia e Europa orientale. Un segnale chiaro che l’agricoltura europea, pilastro storico dell’integrazione comunitaria, chiede oggi un nuovo patto con l’Unione.

Le istituzioni europee si trovano ora di fronte a una sfida complessa: conciliare le esigenze di sostenibilità ambientale, apertura dei mercati, sicurezza alimentare con la tutela del reddito agricolo e della coesione sociale nelle aree rurali.

La protesta di Bruxelles ha reso evidente che ignorare questo equilibrio non è più possibile.

Il futuro della politica agricola europea si giocherà anche sulla capacità di ascoltare queste piazze, trasformando il conflitto in dialogo e la tensione in riforma. In caso contrario, Bruxelles rischia di diventare sempre più spesso il teatro di un disagio che va ben oltre i trattori schierati davanti alle sue istituzioni.

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