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Cisgiordania - Fermare una tragedia senza precedenti

Hussein Ghamlouche* - La situazione nei territori palestinesi sotto occupazione israeliana sta precipitando, e la popolazione sta vivendo ormai da decenni un dramma non più sostenibile, che necessita di una soluzione con estrema priorità, da parte delle Nazioni Unite e della comunità internazionale, che non può continuare a permettere che un dramma di queste proporzioni continui sotto gli occhi del mondo.

La tragedia che si sta svolgendo a Jenin suscita estrema preoccupazione, ma è solo un aspetto del dramma al quale la popolazione palestinese è costretta.

L’Unicef riporta notizie secondo le quali in due giorni almeno tre bambini sono stati uccisi e molti altri sono rimasti feriti, mentre centinaia di famiglie sono state sfollate a causa degli scontri in corso. Nel campo profughi di Jenin, i servizi essenziali, come l'acqua e l'elettricità, sono interrotti. Sinceramente serve a poco o nulla che l’Unicef condanni gli atti di violenza contro i bambini e chieda l'immediata cessazione della violenza armata, perché un appello del genere è destinato ad essere ignorato, come tutti i precedenti. A questo punto servono azioni concrete. I bambini devono essere sempre protetti da ogni forma di violenza, e gravi violazioni, e tutte le parti hanno l'obbligo di proteggere i civili in base a quelle leggi umanitarie internazionali e diritti umani continuamente calpestati. Lo dimostra il fatto che dall’inizio del 2023 sono stati uccisi 33 bambini, poco importa di quale nazionalità. Questi numeri sono quasi pari a quelli dell'intero anno 2022, che era già stato considerato l'anno più letale per i bambini in Cisgiordania dal 2004. Gravi violazioni contro i bambini, tra cui uccisioni e mutilazioni, sono inaccettabili.

A Jenin, il team di Medici Senza Frontiere (MSF) sta fornendo assistenza medica in seguito all’attacco delle forze israeliane che nelle ultime ore ha causato oltre 10 morti e 37 feriti, il più massiccio attacco nell'area dal 2002. Diversi ordigni a gas lacrimogeno sono caduti sull'ospedale Khalil Suleiman, mentre i bulldozer militari hanno distrutto le strade che portano al campo profughi di Jenin, impedendo alle ambulanze di raggiungere i pazienti che necessitano di cure.

Le forze israeliane a Jenin ricorrono sempre più spesso ai velivoli da combattimento, con un intensificarsi preoccupante della violenza, che fa aumentare il numero delle vittime civili causate da attacchi dal cielo (dall’inizio dell’anno sono ormai una cinquantina).

Inoltre, i paramedici palestinesi sono stati costretti a procedere a piedi in un’area sottoposta ad attacco di droni da guerra.

Il pronto soccorso dell’ospedale non è più utilizzabile, così come il resto dell'ospedale. Le persone che hanno bisogno di cure non possono essere trattate nel pronto soccorso e i medici sono costretti a curare i feriti sul pavimento.

All’alba di oggi, oltre mille soldati israeliani hanno fatto irruzione nell’abitato di Jenin e nell'adiacente campo profughi, in un'area che ospita circa 40mila persone, giustificando l’attacco come “operazione antiterrorismo”, ma è evidente che si tratti di un pretesto per portare a termine l'occupazione del territorio e lo sfollamento dei civili. Il problema è che chiaramente i palestinesi non rimangono a guardare, e reagiscono come possono, per cui l’escalation di violenza sta andando fuori controllo, favorendo le forze di occupazione israeliane che in tal modo si considerano legittimate a proseguire gli attacchi, con veri e propri atti criminali, come lo speronamento delle poche ambulanze da parte dei mezzi blindati e il blocco degli accessi al personale sanitario.

(*Ambasciatore di Pace e Buona Volontà)

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