Assadakah - traduzione di Roberta Adesso
Fra le più autorevoli testate in Medio Oriente, L'Orient -Le Jour riepiloga le intricate e complesse azioni che hanno indotto l'Erede al trono saudita Mohammed Bin Salman ad un riavvicinamento al Paese dei Cedri: Emmanuel Macron non poteva recarsi in Arabia Saudita a mani vuote per sostenere la causa libanese e le dimissioni del Ministro dell'Informazioni Georges Cordahi, le cui opinioni sulla guerra in Yémen avevano irritato il regno Wahabbita sono il regalo arrivato al momento giusto.
« I francesi chiedevano le mie dimissioni prima dell'arrivo di Macron in visita a Ryad dal momento che tutto ciò avrebbe potuto aiutare ad avviare un dialogo costruttivo con i responsabi sauditi », ha ammesso Cordahi durante la conferenza stampa. Le relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita e Libano si erano interrotte il 29 ottobre scorso trascinando anche altri Paesi arabi dell'area del Golfo proprio a seguito della sua presa di posizione. Sebbene il capo della diplomazia saudita FAyçal bin Farhane negasse che la rottura fosse conseguenza delle dichiarazioni del Ministro sull'intervento in Yémen indicando invece il vero problema nella « supremazia di Hezbollah sul Libano », di certo le dimissioni di Cordahi sono state considerate come un primo passo necessario a ristabilire le relazioni con Riyad.
La notizia già da qualche giorno circolava e il Primo Ministro libanese Nagib Mikati ha dato mano libera alla Francia per raggiungere il risultato .Perchè Hezbollah, che sosteneva il Ministro Cordahi e rifiutava le sue dimissioni ha finito per accettare? Difficile rispondere ma per il momento Parigi è riuscita nei suoi intenti. « Tutto ciò che può aiutare a superare le tensioni fra i due Paesi è altamente apprezzato », commenta un diplomatico francese. E proprio forte di questo successo Emmanuel Macron ha incontrato ieri il Principe Mohammad bin Salman. Prima di giungere in visita a Riyad Emmanuel Macron aveva fatto scalo à Dubaï dove aveva incontrato il Principe ereditario d Abu Dhabi Mohammad bin Zayed e ancora a Doha ad incontrare l'Emiro Tamim bin Hamad al-Thani. La sua ultima visita nel Golfo risale a novembre 2017 quando riuscì a « liberare » l’ex Primo Ministro Saad Hariri, sequestrato a Riyad.
Con la visita a Ryad – Macron è il primo Capo di Stato occidentale ad incontrare MBS dopo l'accusa dell'assassinio del giornalista Jamal Khashoggi –, esponendosi così alle critiche internazionali ma facendo un regalo al principe saudita che cerca disperatamente di farsi riabilitare; obiettivo: la distensione con il Libano e tentare di invertire la rotta della politica punitiva nei confronti del Regno. Non si può volere la pace nell'Area escludendo l'Arabia Saudita conclude il Presidente francese anche se ciò non significa dimenticare (con allusione all'assassinio di Khasoggi).
Il Libano resta prioritario per Parigi Anche se la visita nel Golfo è stata soprattutto mirata ad attività e contratti nel settore della difesa il Libano resta il dossier prioritario per la Francia e Macron ci tiene a sottolinearlo ricordando il forte coinvolgimento dopo la tragedia del porto di Beirut nel 2020: cosciente che a parte il Qatar gli altri Paesi nell'area percepiscono il Libano come una carta nelle mani di Teheran la scorsa estate l'Ambasciatrice francese a Beirut Anne Grillo si era recata a Riyad con la sua omologa americana Dorothy Shea per convincere l'Arabia Saudita a interessarsi nuovamente del Paese dei Cedri senza successo purtroppo. L’Arabia Saudita ha messo in atto la sua politica coercitiva per esasperare la popolazione affinché prenda le distanze da Hezbollah.
Ma Riyad, secondo Emmanuel Macron non deve lasciare campo libero all'Iran sulla scena libanese e continuerà ad insistere su questo argomento mettendo in guardia che la Turchia potrebbe occupare la scena presso i sunniti libanesi. E' una promessa che il Presidente francese ha fatto anche al santo Padre durante la visita a Roma per la firma del trattato del Quirinale.... Macron intercederà in favore del popolo libanese invocando la catastrofe umanitaria.
Negozierà delle circostanze attenuanti a favore del Premier Nagib Mikati, che l'Arabia Saudita non ha nemmeno contattato da quando si è insediato: le dimissioni di Cordahi sono sicuramente un gesto di riguardo nei confronti dell'Arabia Saudita ma forse non sufficiente a sbloccare l'assistenza finanziaria saudita. L’Éliseo ha sostenuto francamente il governo Mikati e per questo motivo spera in qualche vittoria politica interna prima delle elezioni. Al contrario invece tra i sauditi le speranze di un riavvicinamento fra i due Paesi non sono molto elevate: secondo diversi osservatori il Libano si è trasformato in una piattaforma per incrementare le ostilità nei confronti del Regno Saudita che aumenta le minacce alla sicurezza del Paese...dimissioni o no nulla cambierà l'interventismo di Hezbollah nei Paesi arabi e il traffico di droga in direzione dell'Arabia Saudita
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