CPI rifiuta rigetta richiesta americana
- 41 minuti fa
- Tempo di lettura: 2 min
Roberto Roggero* - La Corte Penale Internazionale ha rigettato la richiesta dell’amministrazione Trump di sospendere le indagini sui crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei confronti di Israele, nonché di modificare alcuni articoli del proprio Statuto per impedire azioni penali contro esponenti dei Paesi che non riconoscono la validità legale della stessa CPI.
La Assemblea degli Stati Membri della CPI ha ribadito il sostegno ai principi fondamentali della Corte e l’integrità dei principi istitutivi dello Statuto di Roma, evidenziando forti timori per le minacce e i ricatti politici di cui la Corte stessa è fatta oggetto, ad esempio con l’imposizione di sanzioni da parte degli Stati Uniti, nei confronti di alcuni funzionari di primi piano della CPI, fra cui il procuratore capo Karim Khan.

Da tempo l’amministrazione Trump sta facendo pressioni sulla Corte Penale Internazionale, nonostante gli USA non ne riconoscano l’autorità, perché vengano fermate le indagini sul riconosciuto genocidio di Gaza, che anche l’ONU ha ufficialmente definito tale. Indagini che, oltre ai Territori Palestinesi occupati, riguardano altri teatri di conflitto, fra cui l’Afghanistan. Washington continua a pretendere la sospensione dei procedimenti come condizione per rimuovere le sanzioni, e insiste per una modifica dello Statuto fondativo della CPI, sottoscritto e riconosciuto da 125 Paesi, per impedire procedimenti giudiziari contro cittadini di Stati non firmatari. Fatto che garantirebbe immunità e impunità a cittadini americani e israeliani oggetto d’indagine.
Nel frattempo, i funzionari della CPI hanno confermato che la corte sta adottando contromisure per proteggersi dalle sanzioni, ma tali misure rimarranno riservate per garantirne l'efficacia.
La CPI è l'unica corte internazionale permanente al mondo con il potere di perseguire alti funzionari per crimini internazionali. Attualmente sta indagando su una dozzina di casi, tra cui Palestina, Ucraina, Afghanistan, Sudan, Libia, Repubblica Democratica del Congo e Filippine.
(*Direttore responsabile Assadakah News)







Commenti