NNA - Letizia Leonardi
L'Azerbaijan solo a parole assicura la pacifica convivenza con gli armeni dell'Artsakh. È di queste ultime ore l'ennesimo attacco azero messo in atto con dei droni nei pressi del villaggio di Herav, nella regione di Stepanakert. Sei soldati a difesa della postazione armena sono rimasti feriti, due di questi sono in prognosi riservata ma non in pericolo di vita.
Colpi di artiglieria azera sono stati sparati anche verso il villaggio di Nor Shen ed è stata
colpita anche un'ambulanza dell’esercito di difesa dell’Artsakh.
Soldati dell'Azerbaijan incombono, a pochi metri, sulle linee di difesa armene con il chiaro scopo di creare un clima di pericolo, terrorizzare i militari e gli abitanti e sperare così di indurre gli armeni a lasciare la propria terra.
Il ministero degli Esteri dell'Artsakh, in una nota, ha condannato l'aggressione: “L'Azerbaigian mira a ottenere l'esodo degli armeni dall'Artsakh attraverso azioni violente e intimidazioni. Questa politica è anche un duro colpo per la Russia e per la missione di pace portata avanti dal Cremlino. Il Ministero degli Esteri dell'Artsakh qualifica la politica dell'Azerbaijan come terrorismo e manifestazione di un atteggiamento distruttivo. Gli armeni di Artsakh sono determinati a vivere nella loro patria storica e a difendere la loro sovranità e dignità".
Attualmente la situazione lungo la linea di contatto è tornata alla normalità ma il clima resta molto teso. Intanto a Yerevan il premier Nikol Pashinyan, nel corso della recente riunione del Consiglio dei Capi di Stato dei Paesi membri della CSI, si è dichiarato disponibile a consegnare all'Azerbaijan le mappe dei campi minati a condizione che Baku liberi i soldati armeni e i civili ancora prigionieri illegalmente in Azerbaijan da quasi un anno dalla fine del conflitto.
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