Gaza - Le troppe incognite del piano israeliano
- 7 mag
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Aggiornamento: 9 mag
Roberto Roggero* - Da indiscrezioni, pare che i primi a non credere nelle operazioni per occupare la Striscia di Gaza, siano proprio i comandanti militari incaricati di portarla a termine. Molto forte il timore che una mossa del genere possa determinare la morte degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, come ha dichiarato il generale Eyal Zamir, che Netanyahu ha designato come responsabile delle truppe di occupazione, il quale teme una pesante perdita di credibilità della Israel Defence Force. Di fatto, una invasione in forze della Striscia non garantirebbe la salvezza degli ostaggi, anzi, è più certo che sarebbero loro le prime vittime, come vendetta immediata.

Dello stesso avviso il generale Nitzan Alon, comandante del Direttorato della IDF, il quale evidenzia un collegamento diretto fra l'intensità delle operazioni militari e le provazioni imposte ai prigionieri israeliani, nonché l'inevitabile violazione delle leggi internazionali (che per Israele rimangono comunque un problema assolutamente trascurabile). Un timore espresso nel corso di un duro scontro verbale con il ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben Gvir, deciso a vietare l'ingresso di aiuti umanitari a Gaza. Opinione condivisa anche dal procuratore generale, Gali Baharav Miara, che ricorda l'obbligo d'Israele di autorizzare gli aiuti alla Striscia in base al diritto internazionale.
A dividere i vertici delle autorità israeliani e l'opinione pubblica, vi è anche un segno inequivocabile di profondo malessere da parte dei riservisti richiamati alle armi: circa 60mila dei 300mila richiamati sono costretti ad affrontare il sesto o settimo richiamo meno di due anni, indispensabile per spostare nella Striscia gli effettivi impegnati sui fronti di Cisgiordania, Libano, Siria, Yemen e Iran. Un richiamo che costringe molti uomini, padri di famiglia, a rinunciare al proprio lavoro, a sottoporsi a notevole stress psicologico e ad affrontare conseguenze economiche, in una economia nazionale che, a causa della follia scatenata dal governo Netanyahu, è sull’orlo del precipizio.
Secondo comprovati dati statistici, oltre il 35% dei richiamati ha perso il lavoro o ha subito riduzioni della retribuzione, mentre i liberi professionisti sono stati costretti a rinunciare al 50% del guadagno.
In particolare, i piani di Netanyahu minacciano anche e soprattutto gli Accordi di Abramo, che avrebbero permesso la normalizzazione dei rapporti con la maggior parte dei Paesi arabi, soprattutto con l'Arabia Saudita, che potrebbe essere la prima a bloccare ogni processo per il riconoscimento dello stato ebraico.
Da tenere in debito conto, anche i rapporti con i vicini Giordania ed Egitto, in quanto cartina di tornasole del sentimento dell'opinione pubblica nei confronti di Tel Aviv.
Sul piano internazionale, una occupazione militare della Striscia di Gaza comprometterebbe, probabilmente in modo inevitabile, ogni speranza sul processo di pace in Medio Oriente, e ridurrebbe al lumicino le velleità di Trump per una ripresa dell’influenza americana nella regione. Segnerebbe inoltre la fine delle speranze per la creazione di uno Stato di Palestina e darebbe il via a una escalation di violenza da parte della resistenza palestinese, che avrebbe in tal modo il pretesto per continuare a combattere poiché, se Hamas e Hezbollah hanno comunque subito duri colpi, non si possono definire sconfitti. Naturalmente da valutare sarebbe anche la posizione della Repubblica Islamica dell’Iran, con cui Trump ha intenzione di negoziare la fine dei piani nucleari.
Il folle progetto di Netanyahu incontra ben poca simpatia anche all'interno dello stesso stato di Israele, perché non pochi si chiedono quale possa essere l’utilità pratica di una occupazione che in passato ha causato la nascita proprio di Hamas, e si è rivelata economicamente disastrosa. Non a caso il primo a rinunciare a tale progetto fu Ariel Sharon, prima generale e poi primo ministro, che non era certo persona disposta a scendere a compromessi.
(*Direttore responsabile Assadakah News)







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