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Giordania - Da Roma S.M. Rania invita a visitare il suo Paese

Immagine del redattore: Patrizia BoiPatrizia Boi
Sua Maestà  Regina Rania alla mostra Giordania: alba del Cristianesimo
Sua Maestà Regina Rania alla mostra Giordania: alba del Cristianesimo

Patrizia Boi (Assadakah News) - Sua Maestà la Regina Rania Al Abdullah, accompagnata dalla First Lady italiana Laura Mattarella, ha visitato ieri, martedì 4 febbraio 2025, la Mostra Giordania: alba del cristianesimo/Jordan: Dawn of Christianity, inaugurata lo scorso Venerdì 31 gennaio 2025 al Palazzo della Cancelleria a Roma e organizzata sotto il patrocinio di Sua Maestà il Re Abdullah II, che potrà essere visitata gratuitamente dai cittadini romani e stranieri per un mese intero.


Sua Maestà, piacevolmente colpita dall'allestimento attentamente predisposto dal Ministero del turismo e delle antichità del Regno Hashemita di Giordania, guidato da Sua Eccellenza Lina Annab, in collaborazione con l'Ente del Turismo Giordano e la Santa Sede, ha invitato gli europei a visitare la Giordania e a scoprire il suo ricco patrimonio.


La Regina Rania e la First Lady italiana hanno visitato la mostra, che presenta 90 reperti provenienti da oltre 30 diversi siti archeologici in Giordania, con l'obiettivo di evidenziare l'importanza storica del Paese per il Cristianesimo.


Invitando i visitatori da tutta Italia ed Europa a visitare la Giordania, la Regina ha sottolineato l'eccezionale ricchezza culturale del Paese e la sua fiorente comunità cristiana, una delle più antiche al mondo.

La Regina Rania e la First Lady Laura Mattarella attorniate dagli accompagnatori alla Mostra Giordania: alba del cristianesimo
La Regina Rania e la First Lady Laura Mattarella attorniate dagli accompagnatori alla Mostra Giordania: alba del cristianesimo

La Regina Rania durante la visita ha dichiarato:


«La Giordania è la terra dell'ospitalità – chiunque ci abbia visitato potrà confermare il calore e l’accoglienza del popolo giordano. Ma la Giordania è anche intrisa di storia. Ovunque ci si volti, risuonano gli echi delle antiche civiltà che un tempo chiamavano questa terra casa».


E poi ha aggiunto:


«Con una straordinaria combinazione di culture e tradizioni, il nostro Paese ha qualcosa per tutti. La Giordania è un’esperienza che non vorrete perdere».


Come ha spiegato anche Sua Maestà Re Abdullah II Ibn Al Hussein nel lussuoso catalogo dedicato alla Mostra:


«Il nostro Paese ospita una storica comunità cristiana. Tutti i nostri cittadini partecipano attivamente alla costruzione della nostra forte nazione. I cristiani infatti, fanno parte delle società mediorientali da migliaia di anni e sono fondamentali per il futuro della nostra regione».


Il Segretario di Stato della Santa Sede, Cardinale Pietro Parolin, il Gran Cancelliere dell'Ordine di Malta, Ricardo Paternò di Montecupo, il Presidente del Patrimonio della Sede Apostolica, Monsignor Giordano Piccinotti, l'Ambasciatore di Giordania in Italia, Kais Abu Dayyeh, e l'Ambasciatrice di Giordania presso la Repubblica Francese e la Santa Sede, Leena Al Hadid, hanno accolto Sua Maestà e la First Lady italiana alla mostra, che celebra i 30 anni di relazioni diplomatiche tra la Giordania e la Santa Sede.


Gli artefatti esposti ripercorrono l’evoluzione del Cristianesimo in Giordania attraverso diverse epoche storiche, a partire dal battesimo di Cristo, passando per l'Impero Bizantino e quello Islamico, fino all'attuale Era hascemita.


La mostra include anche reperti provenienti da cinque importanti luoghi di pellegrinaggio in Giordania, tra cui il Monte Nebo, memoriale del Profeta Mosè; Tel Mar Elias, luogo di nascita del Profeta Elia; la Chiesa di Nostra Signora del Monte, santuario dedicato alla Madre Maria; Macheronte, sito del martirio di Giovanni Battista; e il sito del Battesimo di Gesù Cristo.


Come viene ampiamente documentato nel catalogo della mostra da Sua Eccellenza Lina Annab, la Giordania è una terra intrisa di storia e spiritualità, dove le tracce del cristianesimo si intrecciano con le pietre antiche e i mosaici colorati.


Tra le sue meraviglie si erge l'antica chiesa di San Giorgio a Rehad, nel cuore del nord, un luogo sacro che affonda le sue radici nel tempo. Costruita sopra una grotta recentemente scoperta, questa chiesa è considerata una delle più antiche mai edificate al mondo, un santuario di preghiera sin dal 290-300 d.C.


Similmente, la scoperta, nel 1998, di una chiesa risalente a 1700 anni fa nella città portuale di Aqaba aggiunge un nuovo tassello alla ricca eredità cristiana della Giordania. Ogni pietra racconta una storia, ogni rovina sussurra i canti di un'epoca lontana.


Nel cuore del deserto sorge Umm er-Rasas, oggi riconosciuto Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. Questo luogo straordinario custodisce splendidi mosaici bizantini e l'ultima torre stilita rimasta al mondo, un tempo rifugio ascetico di monaci solitari in cerca della purezza divina.


E poi c’è Petra, la città rosa scolpita nella roccia, dove il cristianesimo lasciò il suo segno nel V secolo con un complesso ecclesiastico che ancora oggi risuona del fervore di un tempo. Le sue chiese, abbracciate dai canyon di arenaria, testimoniano la trasformazione di questa antica metropoli nabatea in un centro di fede e cultura cristiana.


Madaba, città dei mosaici, accoglie i viaggiatori con la sua meraviglia più preziosa: la celebre Mappa della Terra Santa, un capolavoro in cui oltre 150 siti biblici prendono vita sul pavimento della chiesa di San Giorgio, come se l’antico cammino della fede fosse inciso nelle tessere di pietra.


Nel luglio 2024, un altro gioiello è stato aggiunto alla lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO: Umm al Jimal, una città di basalto nero che custodisce silenziose memorie. Tra le sue rovine si ergono chiese e cappelle del VI secolo, avvolte da un paesaggio quasi sospeso nel tempo. I mosaici che decorano questi templi sono un’esplosione di simboli e colori: animali, piante e motivi geometrici si intrecciano con la luce che filtra dalle finestre in frantumi. Qui si ritrova l’influenza della grande scuola di Madaba, custode di un’arte antica che ha trasformato la pietra in racconto e la fede in bellezza eterna.


In Giordania, la storia e la spiritualità si fondono in un'armonia perfetta, dove le pietre raccontano e i mosaici cantano la memoria di un popolo che, da millenni, conserva il fuoco della sua fede.

Gli Artefatti antichi in mostra nel catalogo vengono presentati non solo come oggetti, ma come testimoni silenziosi di riti e cerimonie, espressioni tangibili della fede e della devozione cristiana. Gli accessori cerimoniali non sono semplici manufatti, ma simboli profondamente significativi, riflessi sacri della spiritualità che ha attraversato i secoli. Essi raccontano la santità dei sacramenti, la venerazione dei santi e il legame profondo tra il mondo terreno e quello divino.


Tra questi simboli, la croce si erge come il segno più riconoscibile e universale del cristianesimo, evocando la morte e la resurrezione di Cristo. La sua presenza abbraccia ogni confessione cristiana, divenendo emblema di redenzione, speranza e fede incrollabile. Come scrisse San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi:


«La parola della croce è stoltezza per quelli che periscono, ma per noi che siamo salvati è potenza di Dio.»


Accanto a questi simboli sacri, emergono oggetti che narrano la vita quotidiana dei primi cristiani: amuleti, reliquiari e oggetti di pellegrinaggio, frammenti di un passato che svelano il loro rapporto con la fede, con i luoghi santi e con l'arte che decorava le loro esistenze. Decorati con simboli cristiani, questi manufatti rivelano l’evoluzione della cultura visiva della fede e offrono indizi preziosi sull’identità religiosa di chi li possedeva.


Le monete, invece, parlano la lingua della storia. Quelle bizantine, coniate dal 330 d.C., con la fondazione di Costantinopoli, fino alla caduta dell'Impero nel 1453, raccontano l'evoluzione politica, economica e artistica di un'epoca in cui il cristianesimo si radicò profondamente. Ogni moneta è una testimonianza dell’Impero Bizantino, della sua fede, della sua autorità e della sua cultura.


La diffusione del cristianesimo in Giordania, durante la dominazione romana, fu un processo complesso e travagliato. Nei primi secoli, i cristiani subirono persecuzioni da parte dell’impero, che vedeva nella loro fede una minaccia all’autorità e alle tradizioni pagane. Eppure, nonostante le avversità, il cristianesimo si diffuse, radicandosi in un territorio vicino ai luoghi in cui la storia sacra aveva preso vita.


Le reliquie, tracce materiali del sacro, occupano un posto centrale nella spiritualità cristiana. Ossa di santi, frammenti della Vera Croce, vesti appartenute ai martiri: reliquie custodite in preziosi reliquiari, scrigni di fede destinati alla venerazione dei fedeli. Spesso collocate sotto gli altari o esposte durante le celebrazioni, queste reliquie evocano il legame profondo tra la Chiesa celeste e quella terrena.

La Regina Rania a Roma in Vaticano stringe la mano a Papa Francesco
La Regina Rania a Roma in Vaticano stringe la mano a Papa Francesco

Nel confronto con il mondo pagano, anche la concezione della morte si trasformò. Mentre i romani seppellivano i loro defunti con corredi funerari ricchi di oggetti per accompagnarli nell'aldilà, i cristiani scelsero la semplicità, guidati dalla speranza nella resurrezione e nella vita eterna. Lapidi ed epitaffi cristiani riportano simboli come il Chi-Rho, la croce o il pesce, accompagnati da parole di speranza e di fede in Cristo.


L'epoca bizantina (IV-VII secolo d.C.) segnò un’era d’oro per il cristianesimo in Giordania. Con la legalizzazione della fede cristiana sotto l'imperatore Costantino e la consacrazione di Bisanzio come impero cristiano, la regione divenne un fulcro della spiritualità e della cultura religiosa. Chiese maestose furono costruite ovunque, adornate con mosaici splendenti, affreschi e iscrizioni sacre.


Anche con l’avvento dell’Islam, la presenza cristiana non si spense, ma si adattò, lasciando tracce visibili ancora oggi. Le chiese di Umm al-Jimal e di Umm ar-Rasas testimoniano il dialogo tra comunità cristiane e musulmane, dimostrando come il cristianesimo abbia saputo vivere e prosperare anche sotto nuovi orizzonti.


Questa storia millenaria, incisa nella pietra, nel metallo e nei pigmenti dei mosaici, continua a parlarci. È la voce di un passato che ancora oggi illumina la spiritualità e la memoria dell’umanità.

Croce del Patrimonio Z03-03-1199/112 - XIX secolo d.C. - Bronzo - 41,5x5,5 cm
Croce del Patrimonio Z03-03-1199/112 - XIX secolo d.C. - Bronzo - 41,5x5,5 cm

Tra gli artefatti metallici la mostra presenta questi due oggetti in bronzo. Il primo è costituito da questa Croce del Patrimonio, una Croce tradizionale, scoperta nella Giordania Centrale (Madaba) e presa in prestito dal Museo Archeologico di Madaba.


La croce era uno dei simboli decorativi più importanti, rappresentando l’identità religiosa e tribale delle popolazioni della Giordania nel XIX secolo. Indossata come gioiello, simboleggiava l’adesione alla fede cristiana ed era ritenuta un amuleto di protezione contro il male. La tradizione di portare tali collane risale ai primi tempi del Cristianesimo e si diffuse ampiamente nei secoli successivi.


Come simbolo spirituale, la croce riflette la profonda identità religiosa e dottrinale di chi la indossava.

Bottiglia di vetro a forma di pesceZ03-071-UJ1161 - VI secolo d.C. - Vetro - 16x6,5x3,6 cm
Bottiglia di vetro a forma di pesceZ03-071-UJ1161 - VI secolo d.C. - Vetro - 16x6,5x3,6 cm

Non poteva mancare un riferimento all'icona cristiana del pesce presentata in due suggestivi esemplari di vetro. Il primo è rappresentato da una bottiglia di vetro a forma di pesce, risalente al VI secolo d.C., scoperta a Khirbat Yajuz, presa in prestito dal Museo Archeologico dell'Università di Giordania.


Questa particolare bottiglia in vetro, è realizzata in vetro di colore turchese e presenta una forma distintiva: la bocca del pesce funge da apertura, mentre il corpo scanalato richiama l'aspetto di un pesce.


Il simbolo del pesce era un'icona cristiana primitiva, utilizzata per identificare il Cristianesimo durante i periodi di persecuzione. Il termine greco Ichthys (pronunciato Ikhthis in arabo) deriva dall'acronimo greco Iesous Christos, Theou Yios, Soter ("Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore") ed è strettamente legato a questo simbolo.


Il design della bottiglia non solo riflette l'iconografia cristiana, ma evidenzia anche l'uso creativo della simbologia negli oggetti di uso quotidiano dell'epoca.


Non mancano nemmeno i metalli preziosi, come queste due monete d'oro, la prima è una

Moneta d'oro del VI secolo d.C., scoperta a Khirbat As Samra, presa in prestito dal Magazzino Centrale del Dipartimento delle Antichità.

Moneta BizantinaZ03-015 - VI secolo d.C. - Oro
Moneta BizantinaZ03-015 - VI secolo d.C. - Oro

Le monete bizantine sono tra i reperti archeologici più importanti per comprendere la storia, l’economia e la cultura dell’Impero Bizantino (che durò dal 330 d.C., con la fondazione di Costantinopoli, fino al 1453 d.C.). Esse forniscono preziose informazioni sulla vita politica, economica, religiosa e artistica dell'epoca.


Le monete bizantine, in particolare quelle del VI secolo rinvenute in Giordania, sono fondamentali per la storia del Cristianesimo primitivo. Offrono una ricca testimonianza del panorama politico, economico, religioso e culturale dell'impero, rivelando dettagli sulla diffusione del Cristianesimo, sul rapporto tra Chiesa e Stato, sull’influenza economica dell’impero e sullo sviluppo artistico dell’iconografia cristiana.


Le monete trovate in regioni come la Giordania sottolineano l’ampia influenza dell'Impero Bizantino, non solo come potenza politica, ma anche come forza centrale nella trasformazione religiosa e culturale del mondo mediterraneo. Attraverso il loro simbolismo religioso, il contesto storico e la funzione economica, le monete bizantine offrono una prospettiva unica sul mondo cristiano delle origini e sul suo legame con il più vasto Impero Bizantino.


Coincidendo con l’Anno Santo del Giubileo del Vaticano, sotto il tema "Pellegrini di Speranza", e presentando reperti archeologici mai esposti prima al di fuori della Giordania, la mostra vuole essere un invito aperto al mondo a esplorare i tesori spirituali e culturali della Giordania e il suo ricco paesaggio biblico


Papa Francesco con le Loro Maestà il Re Abdullah II e la Regina Rania, accompagnati sa Sua Altezza Reale il Principe Ereditario Al-Hussein bin Abdullah II
Papa Francesco con le Loro Maestà il Re Abdullah II e la Regina Rania, accompagnati sa Sua Altezza Reale il Principe Ereditario Al-Hussein bin Abdullah II

Rammentiamo un passo del discorso di Papa Francesco durante la visita in Giordania documentato da questa splendida foto diffusa da tutte le agenzie (Pellegrinaggio in Terra Santa in occasione del 50° anniversario della visita di Papa Paolo VI) una decina di anni fa, sabato 24 maggio 2014:


«...un saluto carico di affetto alle comunità cristiane accolte da questo Regno, comunità presenti nel Paese fin dall'età apostolica: esse offrono il loro contributo per il bene comune della società nella quale sono pienamente insieme».



 


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