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Iran - Un silenzio che preoccupa…

Lorenzo Utile - “Le conseguenze dell’atto riprovevole del regime israeliano di attaccare le sedi del consolato iraniano a Damasco possono portare a un’escalation delle tensioni e potenzialmente innescare ulteriori conflitti nella regione” ha dichiarato Zahra Ershadi, vice rappresentante permanente dell’Iran presso l’ONU, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza in cui si è parlato dell’attacco di Tel Aviv.

Dopo le attese dichiarazioni che promettono una giusta vendetta, da Teheran è silenzio, ed è proprio questo che desta inquietudine, mentre giorno dopo giorno cresce l’intensità del conflitto che da mesi sta devastando la Striscia di Gaza, la popolazione civile, e di conseguenza trascina tutto il Medio Oriente.

In particolare, non lasciano certo indifferenti le parole della Guida Suprema, Ayatollah Ali Khamenei, che ha giurato vendetta per l’uccisione dei due comandanti della Guardia della Rivoluzione Islamica, e dei loro cinque consiglieri. Parole che suonano come un oscuro presagio in un momento in cui il mondo è infiammato da una serie di conflitti che non lasciano prevedere una risoluzione pacifica in tempi brevi.

Tensione alle stelle, dunque, per una vendetta che indubbiamente porterebbe a un allargamento della guerra, con l’ovvio coinvolgimento degli Stati Uniti, presenti con le loro basi sia in Siria che in altre aree calde del territorio.

Di fronte ad azioni come l’aggressione iraniana, che gettano benzina sul fuoco e destabilizzano ulteriormente il già precario equilibrio mondiale ci si chiede perché Israele abbia voluto deliberatamente commettere una simile idiozia, perché non è definibile in altro modo, e che potrebbe avere conseguenze devastanti.

E’ opinione internazionale che Netanyahu sia giunto al capitolo conclusivo della propria carriera e del proprio regime, ma è paradossale che il premier israeliano speri in un allargamento della guerra solo per prolungare il proprio potere. Contestato anche all’interno di Israele, Netanyahu ben sa che l’entrata in guerra degli Stati Uniti gli consentirebbe di distogliere l’attenzione dal fallimento contro Hamas. Il problema è però che pare non rendersi conto che il suo fallimento, e la crescente impopolarità, sta proprio nella ferocia della sua linea politica, che si manifesta nel massacro di uomini, donne e bambini, e nella scarsa attenzione agli ostaggi israeliani, ancora nelle mani di Hamas.

Netanyahu, incurante delle Risoluzioni dell’ONU, si intestardisce nella sua politica, ma anche Washington mostra disappunto per gli orrori che caratterizzano questa guerra. Alla luce di questi eventi, ogni giorno può essere quello decisivo.

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