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L'Italia sta con i dittatori e abbandona l'Armenia


Letizia Leonardi (Assadakah News Agency) - All'indomani dell'ennesima provocazione azera in Artsakh, con la costruzione di una barriera di cemento a chiusura del corridoio di Lachin e della ormai annunciata collaborazione tra il Ministero della Difesa Italiano e quello azero, il Coordinamento delle organizzazioni e associazioni armene in Italia hanno rotto il silenzio. Profondamente deluse dell'indifferenza della politica italiana nei confronti della grave crisi umanitaria provocata dagli azeri in Artsakh, le Comunità Armene puntano l'indice sulle scelte del ministro della difesa Guido Crosetto nell'armare il governo di Baku. Il governo di Giorgia Meloni, tanto impegnato a dare pieno appoggio all'Ucraina contro la Russia, fa finta di ignorare che esistono altre dittature, con le stesse mire espansionistiche, perseguite con altrettanta crudeltà contro un popolo amico, pacifico e cristiano. Abbiamo già dato la notizia della vendita all’Azerbaijan di due aerei da trasporto militare da parte dell'azienda italiana Leonardo e dell'accordo su una stretta collaborazione tra l'Italia e la dittatura azera sul campo della difesa. Ma non solo. A non condannare il blocco azero dell'unica via di comunicazione tra l'Artsakh e il resto del mondo, una buona parte è costituita da italiani.

Le organizzazioni e associazioni armene in Italia si dichiarano estremamente preoccupati per questa sorta di voltafaccia della politica italiana che stringe le mani alle dittature azere e turche che si macchiano continuamente di azioni violente che disattendono i più elementari diritti umani. L'acquisto massiccio dell'Azerbaijan di aerei e materiale bellico non è, come dicono, destinato al trasporto di merci. Le merci, per essere trasportate, non necessitano di aerei militari con una tecnologia altamente sofisticata. Appare quindi chiaro che prima o poi l'arsenale bellico di Baku sarà utilizzato contro l'inerme popolazione armena con l'obiettivo di compiere un ennesimo genocidio. Articolo 1, comma 1 della legge del 9 luglio 1990 n. 185. afferma che l'esportazione, l'importazione e il transito di materiale di armamento nonché la cessione delle relative licenze di produzione devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell'Italia. Tali operazioni vengono regolamentate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Appare dunque chiaro che l'Italia, nell'aiutare un Paese di fatto in guerra stia violando una disposizione di legge. La sta violando inviando armi all'Ucraina e la sta violando vendendo aerei al dittatore azero che non li userà per gettare fiori e caramelle ma bombe che provocheranno centinaia e migliaia di morti. Peggio se le vittime saranno quelle di un Paese fratello come l'Armenia. Peggio se i destinatari delle armi sono regimi sanguinari.

A parte l'ipocrisia di certi esponenti politici che fanno squallide passerelle per pronunciare finte parole di conforto verso il popolo armeno, quello che resta sono le azioni che vanno nel senso opposto. L'attuale governo italiano ha, ormai è evidente, una lobby filo azera che fa finta di non sapere che l'Azerbaijan non è una democrazia ma un Paese con un alto grado di corruzione, Si colloca infatti, agli ultimissimi posti per la libertà di stampa e per il rispetto dei diritti civili e politici. Le organizzazioni armene si chiedono dove siano finiti i valori e i principi democratici che l'Italia ha sempre considerato fondamentali e alla base delle istituzioni italiane.

"La politica estera dell’Italia - si legge nella nota diffusa dai rappresentanti degli armeni in Italia- nel caso specifico, è caratterizzata da debolezza, paura e incapacità di assumere un ruolo che non sia quello di mero esecutore di ordini altrui. L’Italia non ha speso una sola parola di solidarietà o comunque di attenzione verso la popolazione armena del Nagorno Karabakh (Artsakh) che è isolata dal resto del mondo da oltre sei mesi a causa del blocco azero lungo il corridoio di Lachin".

Le organizzazioni armene inoltre lamentano il fatto che l'Italia non solo non ha predisposto alcuna iniziativa umanitaria, come avvenuto nel 1988 in occasione del terribile terremoto che ha colpito l'Armenia del nord, ma dà agli azeri i mezzi per distruggere gli armeni.

Il governo italiano inoltre non ha alzato un dito per la liberazione dei prigionieri armeni nelle mani degli azeri fin dalla guerra del 2020.

"Come cittadini italiani di origine armena - prosegue la nota - siamo sconcertati di fronte alla politica italiana e registriamo con amarezza i commenti internazionali sui social riguardo al comportamento delle istituzioni e la loro vicinanza a un autocrate guerrafondaio e ai sospetti che le azioni di taluni siano motivate solo da tornaconti economici. Nonostante i secolari rapporti culturali, religiosi e sociali fra la nazione armena e quella italiana, con amarezza dobbiamo constatare come l’Italia abbia oggi fatto una scelta di campo, schierandosi dalla parte di una pericolosa dittatura come quella azera e rinunciando alla propria dignità politica e istituzionale". Soprattutto, la storia insegna, che è pericoloso allearsi con regimi guerrafondai.

Gli armeni, residenti in Italia, tramite le loro organizzazioni, associazioni e comunità, sperano in una inversione di marcia da parte del governo italiano. Sostengono, in conclusione, che gli antichi legami restano, il gas (e il caviale) di Baku prima o poi finisce.

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