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La guerra Israele-Iran e l’impatto sull’Europa

  • 21 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Wael Al Mawla - Tra le fiamme crescenti del Medio Oriente e le crisi interne che si accumulano, l’Europa si ritrova nuovamente sulla linea del fuoco, pagando il prezzo di una guerra che non ha iniziato, ma le cui ripercussioni teme profondamente.

È la grande guerra tra Iran e Israele, ormai fuori dai confini del deterrente tradizionale, trasformata in un confronto aperto che ridisegna gli equilibri di potere regionali, scuote la stabilità della sicurezza e dell’economia globale, e pone l’Europa nel cuore del ciclone.

L’energia di nuovo sotto minaccia

L’Europa non ha fatto in tempo a riprendersi dalla crisi del gas russo seguita all’invasione dell’Ucraina, che un nuovo spettro energetico torna ad oscurare l’orizzonte. La guerra israelo-iraniana ha infatti causato gravi perturbazioni nella navigazione attraverso il Golfo Persico e il Mar Rosso, arterie vitali per l’energia globale. Il timore di attacchi contro le petroliere, la chiusura di alcuni porti e le minacce alle linee di approvvigionamento rischiano di far impennare i prezzi di petrolio e gas a livello mondiale, preannunciando un nuovo inverno economico duro per l’Europa e riportando lo spettro di inflazione e recessione, proprio mentre il continente non si è ancora ripreso dalle crisi precedenti.

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Minaccia alla sicurezza interna

La guerra in Medio Oriente non resterà confinata lì. Le sue onde d’urto sono già arrivate nelle strade di Parigi, Berlino e Amsterdam. Le tensioni tra comunità sono aumentate, alimentate dalle posizioni di alcuni governi europei percepite come filo-israeliane, generando rabbia e frustrazione che rischiano di sfociare in nuovi episodi di violenza o attacchi estremisti.

Il pericolo non è più teorico, ma concreto. Le forze di polizia europee hanno alzato i livelli di allerta, temendo il ritorno del terrorismo e la diffusione dell’odio, in un contesto di profonda divisione sociale, alimentata dai media e da politiche estere incoerenti.

Una nuova crisi umanitaria

Le domande aumentano nelle capitali europee e nel mondo: come può l’Occidente difendere i diritti umani in Ucraina e allo stesso tempo ignorare la morte di migliaia di civili a Gaza o a Teheran? Questa evidente doppia morale mina la credibilità dell’Europa e approfondisce il senso di ingiustizia nel Sud globale.

Le immagini che arrivano dai fronti di guerra – ospedali distrutti, bambini sotto le macerie – non sono diverse da quelle viste a Kharkiv o Mariupol. Tuttavia, la posizione politica europea appare parziale, o perlomeno silenziosa quando non dovrebbe esserlo.

Un nuovo ordine mondiale?

Questa guerra non è solo una prova di forza militare tra Tel Aviv e Teheran, ma anche un banco di prova geopolitico.

Il blocco guidato da Stati Uniti e Regno Unito si è schierato apertamente con Israele, mentre l’Europa è rimasta in silenzio, incapace di proporre soluzioni; Il fronte asiatico – dalla Cina alla Russia – ha osservato con attenzione, sfruttando la divisione occidentale e promuovendo l’idea del declino della “supremazia morale occidentale”; Il Sud globale – dall’Africa all’America Latina – ha espresso un rifiuto crescente della politica del doppio standard e ha iniziato a rivalutare le proprie alleanze.

Lo spettro di una nuova recessione

I mercati finanziari sono instabili. I prezzi di cibo ed energia in salita. Le catene di approvvigionamento si rompono in vari punti.

Questa non è solo una guerra lontana, ma una crisi globale che rischia di replicare – o persino superare – la recessione del 2008. Le istituzioni finanziarie europee lanciano l’allarme: crescita in calo, disoccupazione in aumento, e crescente pressione sui sistemi di welfare.

I Paesi più poveri saranno i primi a soffrirne, ma anche l’Europa rischia, se non una crisi immediata, sicuramente un’emorragia economica lenta ma inesorabile.

In conclusione, la guerra israelo-iraniana non è un conflitto regionale. È una guerra globale per le sue conseguenze.

L’Europa, che voleva essere arbitro neutrale o attore diplomatico, si ritrova oggi sulla difensiva: economicamente, in termini di sicurezza, e moralmente.

Le domande sono molte: l’Europa ha una strategia per uscire da questo impasse? Saprà mantenere la sua coesione interna? Potrà giocare un ruolo indipendente da Washington?

Solo il tempo potrà rispondere. Ma una cosa è certa: ancora una volta, l’Europa sta pagando il prezzo delle guerre altrui.

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