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La scomparsa di Iskandar Luqa: voce della ragione e dell’umanità nella letteratura siriana

  • 4 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

✍ Wael Al-Mawla – scrittore e giornalista



Iskandar Luqa
Iskandar Luqa

26 ottobre 2025

Oggi è scomparso lo scrittore e intellettuale siriano Iskandar Luqa, lasciando dietro di sé un patrimonio letterario e intellettuale di rara profondità ed equilibrio. Con la sua scomparsa, la cultura siriana perde uno dei suoi autori più distinti per consapevolezza, linguaggio e visione: apparteneva a quella generazione che portò sulle spalle il compito dell’illuminismo in mezzo ai grandi cambiamenti che hanno scosso la società siriana e araba dalla metà del secolo scorso.

Luqa nacque nel 1929 ad Alessandretta, la sua famiglia fu costretta a trasferirsi a Damasco dopo che il distretto di Alessandretta fu staccato dalla Siria nel 1939, un’esperienza di perdita e di esilio che influenzerà profondamente tutte le sue opere. Negli anni ’50 iniziò con la narrativa breve, per poi ampliare la sua produzione alla narrativa, al teatro, alla traduzione e alla critica, diventando uno dei pionieri della letteratura siriana moderna e una colonna del giornalismo culturale nel paese.

Luqa si distinse per la capacità di coniugare immaginazione e consapevolezza sociale, impegno intellettuale e profondità umana. Nei suoi romanzi e saggi, l’uomo è l’eroe. La patria è la domanda e l’identità, è la ferita aperta. In opere come Gribo sono nella mia casa e Il fango, il siriano appare lacerato tra nostalgia e alienazione, tra memoria e tempo, in una scrittura che unisce realismo narrativo e riflessione filosofica.

Non era uno scrittore isolato dalla realtà, ma un pensatore critico che vedeva nella letteratura uno strumento di consapevolezza, non di ornamento. Ha sempre promosso la razionalità e il dialogo, l’apertura della cultura araba al mondo senza perdere la propria identità. La sua voce era calma, ma di grande lucidità, e il suo tono profondamente umano in un’epoca di rumore e parole svuotate di significato.

La scomparsa di Iskandar Luqa non rappresenta solo la perdita di uno scrittore, ma anche di una coscienza culturale che ha creduto nell’uomo prima di ogni altra cosa, e che ha cercato di fare della letteratura uno specchio di dignità e ragione. Ci lascia un’eredità che ci ricorda che la parola libera non muore e che la cultura persiste finché persiste la vita.

Lo scrittore siriano Iskandar Luqa ha lasciato un’eredità diversificata che comprende narrativa breve, romanzi, teatro, traduzioni e pensiero, diventando una delle colonne portanti della letteratura siriana moderna. Tra le sue opere più importanti:

“Amore in una chiesa” (1952), è la sua prima raccolta di racconti diventata una pietra miliare della narrativa siriana moderna.

“Gribo sono nella mia casa e Il fango”, due romanzi che raccontano l’ansia e l’alienazione dell’uomo in un mondo in trasformazione.

“Lo stretto dei sogni” e “La città senza memoria”, testi che meditano sui cambiamenti sociali, esistenziali con un linguaggio poetico intenso.

L’autore ha anche contribuito a tradurre numerosi testi umanistici dalla letteratura russa e inglese in arabo, tra cui opere di Cechov, Dostoevskij e Tolstoj, oltre a studi sul pensiero europeo moderno.

 

Addio al maestro Iskandar Luqa una delle voci belle di Damasco con una coscienza letteraria che rimarrà presente nel cuore di chi ama la parola e celebra l’uomo.

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