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Medio Oriente - Dove sta andando la Regione?

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Wael Al-Mawla - La regione sta attraversando oggi una fase oscura e complessa, dopo un temporaneo allentamento delle fiamme della guerra tra Israele e Iran, mentre le equazioni si intrecciano dal Libano all’Iraq, dallo Yemen alla Turchia, in un clima di ambiguità nelle posizioni delle grandi potenze e nel cambiamento delle priorità degli attori regionali e internazionali, in una sorta di instabile tregua. Forse la proverbiale calma prima ella tempesta?

La calma cauta: la guerra si è davvero fermata?

Nonostante la cessazione dei raid tra Iran e Israele, nessuna delle due parti ha annunciato la fine del confronto. Le fughe di notizie statunitensi indicano il fallimento dell’attacco americano contro l’impianto nucleare di Fordow, rafforzando la possibilità che Teheran non abbia ancora risposto pienamente. Ma questa calma non è necessariamente un segno di ritirata, potrebbe far parte di una “guerra” iraniana di pazienza strategica fondata su un’equazione di deterrenza a lungo termine.

Siamo di fronte a una “pausa del guerriero”? O la guerra attende una nuova scintilla per riaccendersi, soprattutto con l’aumento delle minacce tra Hezbollah e Israele?

Hezbollah: riattivazione o nuova equazione?

I recenti movimenti di Hezbollah al confine, con l’allusione all’uso di droni e missili di precisione, riflettono un livello di prontezza e desiderio di vendetta per ottenere una vittoria chiara. Il partito non è ancora entrato in una guerra totale, ma neanche è uscito dalla battaglia.

Sembra che Hezbollah stia conservando delle sorprese sul campo per un momento regionale più opportuno, forse dopo le elezioni americane, quando gli equilibri internazionali potrebbero cambiare.

Si sta preparando per imporre una nuova equazione di deterrenza? O Israele sta spingendo verso uno scontro maggiore per cambiare le regole dell’ingaggio prima che sia troppo tardi?

Iraq e Yemen: i fronti mobili e la decisione popolare

Le prossime elezioni parlamentari in Iraq e lo Yemen che continua a colpire nel profondo Israele sono due fattori centrali nell’equazione della deterrenza regionale.

In Iraq, si intensifica la competizione tra le correnti vicine all’asse della Resistenza e quelle vicine a Washington. Le Forze di Mobilitazione Popolare tornano alla ribalta come attore politico e di sicurezza che riflette l’umore popolare, il che potrebbe ridisegnare la mappa parlamentare e la sovranità decisionale, tenendo conto che Netanyahu trama contro l’Iraq come ha fatto con Iran e Libano.

In Yemen, il movimento Ansar Allah continua a dimostrare di essere un attore regionale transfrontaliero, nonostante l’assedio e le pressioni.

Turchia: tra ricatto israeliano e gioco dell’equilibrio

Israele cerca di sfruttare la relazione economica e politica con Ankara per esercitare pressioni in materia di sicurezza, mentre la Turchia continua a tenere in mano i fili del gioco, da Gaza alla Siria fino agli Uiguri e al Caucaso.

Ma la Turchia continuerà la sua politica di neutralità intelligente? Oppure si ritroverà gradualmente coinvolta in un conflitto che non serve ai suoi interessi strategici, soprattutto se costretta a schierarsi in un momento di grande tensione?

Russia e Cina: presenza ambigua e freddezza esitante

Le posizioni di Mosca e Pechino sono descritte come confuse. Mosca, invischiata in Ucraina, cerca di mantenere un equilibrio delicato tra Teheran e Tel Aviv, temendo l’apertura di un nuovo fronte in Medio Oriente.

Pechino appare più interessata ai suoi interessi economici che a un vero allineamento politico. Si può davvero contare sull’“amicizia strategica” con l’Iran? O si tratta solo di una carta negoziale che la Cina usa per rafforzare la sua posizione nei dossier del commercio e dell’energia?

Europa: un’assenza sospetta in un momento di svolta

Nonostante l’escalation in corso, le capitali europee mantengono posizioni ambigue. Nessun chiaro sostegno a Israele, né una vera condanna dell’Iran.

Persino Parigi, che ha spesso cercato di giocare il ruolo di mediatore, sembra paralizzata tra i suoi interessi per la “stabilità del Libano” e le pressioni della lobby israeliana.

Questo si può interpretare politicamente come confusione strategica o un tentativo di riposizionamento per evitare di affondare in un confronto per cui non possiede gli strumenti?

Conclusione: guerra rinviata e un accordo impossibile

La regione non è in pace, ma neppure in guerra totale.

Tutti si preparano a qualcosa di più grande: Israele vuole risolvere la sua battaglia con Hezbollah, Iran, Iraq e Yemen; l’Iran osserva e accumula nuove carte di deterrenza; Yemen e Iraq stanno cambiando il volto dell’equazione popolare; Turchia, Russia e Cina oscillano tra calcoli di interessi complessi.

Mentre tutte le forze sembrano in uno stato di attesa inquieta, la guerra non è più una semplice possibilità, ma un progetto in corso.

La domanda non è se la tempesta arriverà, ma quando, come…ma chi riceverà il primo colpo?

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