Palestina - Domanda di adesione ai BRICS
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Roberto Roggero* - L’informazione mainstream ovviamente ha fatto in modo che la notizia non venisse divulgata a livello mondiale, ma fortunatamente non è andata così. Sempre più governi del mondo stanno valutando l’avvicinamento, se non la richiesta di adesione, al Gruppo BRICS, ovvero all’unica alternativa plausibile in grado di demolire l’egemonia economica del dollaro e di creare uno mondo multipolare, non più legato istituzioni di potere come il Fondo Monetario Internazionale.
Anche la Palestina ha fatto ufficiale richiesta di adesione ai BRICS, come provvedimento politico che può realmente smantellare l’isolamento imposto dal governo nazi-sionista israeliano, ma soprattutto, in caso di adesione, sarebbe il colpo decisivo alla fine dell’impunità di Israele e della vergognosa complicità dell’Occidente.

Una scelta politica precisa, per un maggiore consenso al riconoscimento internazionale e più alleanze oltre un Occidente che, per decenni, ha parlato di pace senza mai garantirla.
La notizia è stata resa nota oggi, ma la richiesta dell’Autorità Nazionale Palestinese risale al mese di settembre 2025, ed è stata inoltrata a Mosca dall’ambasciatore palestinese Abdel Hafiz Nofal.
Il passaggio garantirebbe maggiore sicurezza dal punto di vista politico ed economico, soprattutto perché svuoterebbe di significato l’influenza politica dello stesso FMI e della Banca Mondiale, perché si passerebbe a trattare con nuove istituzioni create dai BRICS, come la Nuova Banca di Sviluppo, per finanziare infrastrutture e progetti strategici senza le condizioni politiche imposte dagli organismi finanziari occidentali.
La Palestina non sarebbe più un “caso umanitario” ma un vero e proprio soggetto politico, con il condizionale ancora obbligatorio perché la richiesta ufficiale della ANP non garantisce automaticamente l’accettazione, perché il benestare deve essere il risultato unanime di tutti i Paesi membri, oltre a requisiti economico-finanziari che la Palestina, per ovvie ragioni, non ha.
Il fato ha però un valore politico di estremo valore: la Palestina otterrebbe la protezione dei BRICS, demolendo l’ingerenza americana, e potrebbe essere l’inizio della fine dell’occupazione israeliana, dopo 80 anni di soprusi.
La proposta palestinese ha già trovato il sostegno della Cina, che sebbene non sia determinante, è un evidente segno che la questione palestinese ha ormai oltrepassato i confini della regione mediorientale.
Sono trascorsi decenni di fallimenti, la maggior parte dei quali ben calcolati e decisi a tavolino, e la eventuale adesione della Palestina al Gruppo BRICS sarebbe un passo decisivo per smantellare il sostegno dell’Occidente all’occupazione israeliana, nonché ribattuta alla costante inazione dell’Occidente. In questo quadro, i BRICS sono il blocco alternativo capace di riequilibrare la situazione, con l’accesso a rinnovati canali economici e diplomatici.
Nell’attesa della decisione dei BRICS, che a questo punto sfigurerebbero nel non accettare e si metterebbero sullo stesso piano dell’Occidente, la richiesta stessa costituisce già di per sé un chiaro ed esplicito messaggio alla comunità internazionale.
Inoltre, in un Mediterraneo funestato da guerre e disequilibri sempre più profondi, la richiesta palestinese di adesione ai BRICS rappresenta una frattura strategica che Israele non può permettersi di ignorare, perché di fatto è la fine del protezionismo internazionale a uno Stato criminale e responsabile di genocidio. Con la Palestina nei BRICS, Israele non potrà più permettersi di proseguire nella politica di sterminio e di espansione illegale, perché andrebbe inevitabilmente a scontrarsi con potenze come Brasile, Russia, India e Cina, Paesi che insieme rappresentano una parte decisiva dell’economia e delle risorse strategiche globali. Inoltre, il gruppo BRICS sarebbe legittimato nell’imporre a Tel Aviv quelle sanzioni che nessuno fino a oggi ha avuto il coraggio di mettere in atto.
Dal 2024, ai membri fondatori dei BRICS si sono aggiunti Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti, Paesi che hanno un enorme peso finanziario e politico sugli equilibri internazionali, e che garantirebbe alla Palestina la protezione di un sistema multilaterale alternativo all’asse euro-atlantico. Ogni ulteriore atto di violenza contro i palestinesi non resterebbe confinato nel silenzio diplomatico o nella ritualità delle retoriche condanne verbali prive di ogni significato, e produrrebbe attriti reali con potenze globali capaci di incidere su commercio, investimenti, energia e cooperazione internazionale.
L’adesione della Palestina ai BRICS sarebbe soprattutto un duro colpo per l’Occidente, a dimostrazione che anni di retorica sui diritti umani, privi di azioni concrete contro Israele, hanno spinto la Palestina a cercare altrove ciò che le è stato fino ad oggi negato: riconoscimento, protezione politica e dignità internazionale. Una lezione per tutti quei Paesi che utilizzano due pesi e due misure, in particolare l’Italia, che ospita l’ambasciata dello Stato di Palestina con tanto di rappresentante diplomatico le cui credenziali sono state accettate dalla presidente della Repubblica, come da protocollo ufficiale, ma che non riconosce lo Stato di Palestina. Un atteggiamento che da troppo tempo va oltre il grottesco e il ridicolo.
(*Direttore responsabile Assadakah News)







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