Palestina - Parla Sobhia Karim: il ricamo forma di resistenza
- 7 giu
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Issam Halabi (Assadakah News Sud Libano) - Intervista a una donna che ha fatto del ricamo una forma pacifica e culturale di resistenza.
Sobhia Karim: "Il ricamo è la mia arma per resistere all'occupazione e preservare il patrimonio palestinese."
Dal campo di Ain al-Hilweh, nel Libano meridionale, Sobhia Karim, una rifugiata palestinese della città di Saffuriya, distretto di Nazareth, Palestina occupata, racconta la storia di una donna che ha fatto del ricamo palestinese un mezzo di resistenza all'occupazione e di filo e ago un'arma contro l'oblio e l'ebraizzazione. Non aveva mai visto la Palestina, ma l'accoglieva in ogni dipinto ricamato. Ha ereditato l'amore per la terra dai suoi antenati e dalla sua famiglia, incarnandolo attraverso l'arte, facendo rivivere il patrimonio e padroneggiando l'arte del ricamo.
D: Innanzitutto, chi è Sobhia Karim?
R: Sono una rifugiata palestinese della città di Saffuriya, situata nel distretto di Nazareth, Palestina occupata. Sono nata in Libano, precisamente nel campo di Ain al-Hilweh, e sono madre di dieci figli. Nonostante il mio sfollamento, la Palestina è rimasta presente nel mio cuore, quindi ho custodito la mia identità e il mio patrimonio culturale fin dall'infanzia, scegliendo di esprimerli attraverso l'arte del ricamo.
D: Quando hai iniziato il tuo percorso con il ricamo? E come hai imparato quest'arte?
R: Il mio percorso con il ricamo è iniziato a 16 anni. Ho imparato attraverso la pratica quotidiana e ho sviluppato le mie capacità fino a padroneggiare quest'arte. Dal 1970, il ricamo è diventato non solo una fonte di reddito, ma anche un modo per preservare la mia identità palestinese.
D: In seguito si è trasformato in un tuo progetto personale?
R: Sì. Ho avviato il mio progetto chiamato "Al-Adham per il patrimonio palestinese". Attualmente vi lavorano sei ragazze. Il progetto mira a semplificare il patrimonio culturale e renderlo più accessibile ai giovani producendo oggetti semplici come bracciali, collane, chiavi e dipinti ricamati. Volevo che il patrimonio palestinese facesse parte della vita quotidiana di ogni palestinese, soprattutto dei giovani, affinché ne parlassero sempre e rimanesse presente nei loro cuori.
D: Hai partecipato a mostre locali o internazionali?
R: Certo. Ho partecipato a numerose mostre in Libano, nella maggior parte delle città e dei campi palestinesi, e anche all'estero, in Egitto, Siria, Iraq e Turchia. Queste partecipazioni sono state un'opportunità per mostrare il nostro patrimonio a popoli diversi e per affermare che abbiamo una cultura e un'identità indelebili.

D: Hai usato il ricamo come mezzo per esprimere i nostri usi e costumi palestinesi?
R: Sì, ho incarnato i nostri usi e costumi attraverso dipinti ricamati che raffigurano dettagli della vita palestinese, come matrimoni palestinesi e altri rituali popolari. Volevo presentare un'immagine visiva che esprimesse il nostro patrimonio e la nostra storia e li facesse rivivere nella mente delle persone.
D: Come vedi il ruolo del patrimonio nella resistenza all'occupazione israeliana?
R: Preservare il nostro patrimonio e insegnare alle donne l'arte del ricamo è una forma di resistenza culturale. Non portiamo armi, ma portiamo la memoria di un popolo. L'occupazione israeliana sta cercando di rubare il nostro patrimonio, presentandolo falsamente come proprio. Quando preserviamo il nostro patrimonio e lo trasmettiamo alle generazioni future, smascheriamo questo furto e affermiamo che questo patrimonio ha un vero proprietario: il popolo palestinese.
D: In che modo questo lavoro ti ha aiutato personalmente?
R: Oltre a preservare la nostra identità, il ricamo è stato una fonte di sostentamento per me e la mia famiglia. Date le difficili condizioni economiche che stiamo vivendo in Libano e l'aumento dei prezzi, questo lavoro è diventato un mezzo di sussistenza dignitoso, soprattutto per le donne che vogliono sostenere le proprie famiglie.
D: Qual è il tuo messaggio per le donne palestinesi?
R: Invito ogni donna palestinese a imparare l'arte del ricamo. Non si tratta solo di preservare il patrimonio, ma anche di svolgere un ruolo economico efficace. Le donne sono in grado di essere sia produttive che resistenti, anche all'interno delle loro case.
D: Infine, cosa diresti alle nuove generazioni?
R: Il patrimonio è il ponte che collega il passato e il presente e rafforza il senso di appartenenza. Preservarlo è una responsabilità collettiva. La Palestina rimarrà nella nostra coscienza, non solo attraverso la sua mappa, ma anche attraverso ogni pezzo di patrimonio che portiamo e tramandiamo. Non dimenticheremo e non permetteremo a nessuno di rubare la nostra memoria.
Intervista di Issam Halabi







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