top of page

Politici italiani che barattano l'Armenia per un pugno di soldi e di gas


Letizia Leonardi (Assadakah Roma News) - L’Italia della deriva non poteva certo risparmiare un’ulteriore vergogna al popolo italiano da parte alcuni politici. Mentre l’Armenia sta vivendo una situazione delicata, piange 155 vittime accertate dopo l’ennesimo vigliacco attacco dell’Azerbaijan nel suo territorio sovrano (quello del 13 settembre), fa il conto dei danni, dei quasi 8 mila sfollati e dei feriti, ci sono politici del parlamento italiano che strizzano ufficialmente l’occhio al governo di Baku, un Paese dittatoriale guidato dal Presidente Ilham Aliyev. Un governo, quello azero che, dopo le numerose provocazioni e violazioni del cessate il fuoco verso gli armeni dell’Artsakh, in questi giorni è stato condannato dalla Comunità Internazionale per aver alzato il tiro con l’invasione di diverse zone della Repubblica Sovrana d’Armenia. Il senatore leghista Stefano Lucidi, presidente del Gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Azerbaijan, ha definito la nuova escalation in territorio armeno sicuramente non voluta dal governo di Baku. E allora ci chiediamo se per caso gli armeni si siano attaccati da soli e magari l’esercito azero abbia superato i confini per andare in loro soccorso. Sempre Lucidi ribadisce che bisogna sostenere innanzi tutto l’attività della Commissione incaricata alla delimitazione e demarcazione dei confini tra l’Armenia e l’Azerbaijan senza sapere che i confini sono già ben delineati perché l’Armenia è uno Stato sovrano riconosciuto dal mondo intero. I confini dell’Armenia e dell’Artsakh la Comunità Internazionale dovrebbe farli capire all’Azerbaijan. Ma prima di parlare certi esponenti politici riescono a fare qualche minuto di riflessione? Evidentemente è cosa troppo difficile. Ma poiché le vergogne, come le disgrazie, non arrivano mai sole, al senatore della Lega si aggiunge anche il presidente di Italia Viva Ettore Rosato che, facendo eco al suo collega, auspica anche lui di poter trovare una soluzione definitiva per la demarcazione e delimitazione dei confini tra i due Paesi, e per arrivare ad una pronta firma di un accordo di pace tra Azerbaijan e Armenia. E non è la prima volta che la Senatrice Maria Rizzotti di Forza Italia parteggia per Baku. Era andata, a congratularsi con Aliyev all’indomani della sanguinosa guerra del 2020 tra azeri e armeni dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) e anche questa volta parla senza cognizione di causa e dice che bisogna fare di tutto per richiamare l’Armenia e l’Azerbaijan a rispettare gli impegni presi e firmati insieme alla Russia. La Senatrice Rizzotti forse ignora che è solo l’Azerbaijan che non rispetta gli accordi. E anche lei tira in ballo la Commissione per la delimitazione e demarcazione dei confini statali tra l’Armenia e l’Azerbaijan. La necessità di un riconoscimento dell’integrità territoriale tra Armenia e Azerbaijan è anche quanto auspica il senatore grillino Gianluca Castaldi. E quasi come un passaparola anche il suo collega Mauro Marino di Italia Viva ha fatto cenno alla demarcazione dei territori sovrani. Ce ne fosse uno che invoca le sanzioni contro l’Azerbaijan, sanzioni che sono arrivate tempestive contro la Russia per aver invaso l’Ucraina. Evidentemente ci sono invasioni, morti, distruzioni, sfollati di serie A e di serie B. Un altro esponente del Movimento 5 Stelle ha superato in vergogna i suoi colleghi parlamentari: il senatore Gianluca Ferrara ha addirittura invertito le parti definendo il popolo azero, un popolo che ha già sofferto moltissimo per la guerra, l’occupazione e le ingiustizie nel corso di lunghi anni. Ci chiediamo se Ferrara sia a conoscenza del fatto che è stato il popolo armeno a subire invasioni, violenze, provocazioni e persino un genocidio nella totale indifferenza del mondo. Le dichiarazioni e le attività di quei politici che incoraggiano, favoriscono, proteggono, ispirano il regime di Aliyev, nemico della democrazia, dei diritti umani, della lotta alla corruzione, minano seriamente le possibilità di stabilità e pace nella regione del Caucaso. Lodare e glorificare un aggressore, contribuisce alla trasformazione del Caucaso in un teatro di guerre infinite e pericolose per gli equilibri geopolitici. Aliyev distrugge sistematicamente il patrimonio culturale dell’Armenia, Paese considerato la culla della cristianità e del quale soprattutto il Papa dovrebbe intervenire in modo forte e chiaro. Ancora soldati e civili sono tenuti prigionieri nelle carceri azere e sottoposti a torture. Ci sono migliaia di vittime, giovani soldati le cui madri ne piangono ancora la grave perdita a causa della sanguinosa guerra dei 44 giorni; decine di migliaia di ventenni diventati disabili e le cui vite e il cui destino sono ora sospese. Quanta distruzione e quante vittime occorrono ancora affinché la politica dei vari Stati occidentali pongano fine al sostegno di questo regime criminale? Ricordiamo dove si colloca l'Azerbaijan negli indici di democrazia e libertà civili? Questi parlamentari non si sentono in colpa per il loro indiretto coinvolgimento in tutto questo? Non è mai troppo tardi per pentirsi. Ma se la giustizia terrestre non sempre è giusta, per i credenti, nulla è nascosto all'occhio onniveggente dell'Onnipotente. Ci auguriamo che, a parte una grande disinformazione messa anche in atto dallo stesso governo di Baku, non ci siano anche altre ragioni dietro a questa “simpatia” per l’Azerbaijan di certi esponenti politici. Viene in mente Luca Volontè, esponente dell’UdC, condannato, nel 2021, in primo grado a 4 anni di carcere per corruzione per una tangente di vari milioni di euro ricevuta dall’azero Suleymanov per indirizzare, come Presidente del Consiglio d’Europa, il voto del Gruppo PPE a favore del governo azero in una questione riguardante i prigionieri politici. Il suo coinvolgimento nello scandalo di corruzione è stato rivelato nel rapporto "Diplomazia del Caviale - Come l'Azerbaijan ha messo a tacere il Consiglio d'Europa", pubblicato nel 2012. Quattro le udienze tenutesi fra la fine del 2018 e l'inizio del 2019. Nel 2022 è stato assolto dall’accusa di riciclaggio ed è stata revocata l’interdizione dai pubblici uffici ma, vista la giustizia spesso non giusta e politicizzata, qualche dubbio resta. Sarebbe il caso di verificare sempre l’origine di certe simpatie.

E quando si sente ribadire in modo pressoché unanime, a proposito della guerra Russia-Ucraina, che non si può non essere al fianco di un Paese invaso, di un popolo aggredito e non si può non inviare armamenti, ci chiediamo perché ciò non avviene anche per l’Armenia. Anche la piccola Repubblica caucasica è uno Stato sovrano invaso e aggredito dall’Azerbaijan, ma dell’Armenia non si parla, non fa notizia. Nessuna sanzione per Baku, nessun aiuto umanitario per l’Armenia, nessuna maratona televisiva, nessun invio di armi. Eppure l’Armenia è anche membro del Consiglio d’Europa. Eppure l’Armenia, al contrario dell’Ucraina, per storia, tradizione, cultura si può definire Europa. Eppure l’Azerbaijan non può nemmeno essere definito uno Stato democratico. È al 141esimo posto fra i 167 Paesi democratici. La Russia, tanto per dire, è al 121esimo. E se per gli Stati le alleanze si creano e gli occhi si chiudono per interessi economici, spesso i singoli politici e giornalisti sacrificano valori e principi di giustizia per il vile denaro.

Il presidente azero Aliyev tutto questo lo sa bene e sceglie sempre il momento opportuno per sferrare le aggressioni, come questo ultimo attacco del 13 settembre, che arriva, non a caso dopo l’accordo firmato lo scorso luglio con la Commissione Europea e dopo la visita in Azerbaijan della presidente Ursula von der Leyen. La stretta di mano tra Aliyev e la Von der Leyen ha siglato un accordo per un aumento del 30% delle esportazioni di gas dai giacimenti azeri all’Europa per sostituire la fornitura russa. Ma non solo: Bruxelles e Baku stanno per accordarsi sul finanziamento per raddoppiare il gasdotto transadriatico. Questo accordo tra l’Ue e Baku è stato fortemente criticato dalle più importanti organizzazioni umanitarie internazionali che denunciano violazioni di diritti umani e politici da parte dell’Azerbaijan. Può essere che il primo Paese cristiano del mondo, con una storia millenaria e un popolo martoriato, possa essere barattato per qualche manciata di denaro e una fornitura di gas?

bottom of page